Le avanguardie russe:   due giorni al cinema

In occasione del centenario della Rivoluzione russa, esce in sala per due giorni (oggi e domani) “Revolution - la nuova arte per un nuovo mondo”, documentario inglese sui principali esponenti dell’universo creativo del periodo sovietico che va dal 1917 agli inizi degli anni Trenta. Rivolgiamo alcune domande a Eleonora Zamparutti, direttrice di Arte.it, che per questa distribuzione italiana è partner della “Nexo Digital” nell’ambito della stagione della grande arte al cinema.

Ci presenta quest’opera?

È un docufilm realizzato da Margy Kinmonth, una pluripremiata autrice della Bbc e tra l’altro registra di un documentario sull’Ermitage di San Pietroburgo che è stato nominato ai Bafta (l’annuale premio britannico alle migliori produzioni cinematografiche, ndr). “Revolution” racconta l’arte russa all’inizio del Novecento quando, con spirito utopico e assolutamente idealistico, gli artisti espressero - con nomi del calibro di Vasilij Kandinskij, Kazimir Malevič e Marc Chagall - un gran numero di correnti e avanguardie. Con contributi di artisti contemporanei, esperti d’arte (tra i quali il direttore dell’Ermitage e la direttrice della Galleria Tret’jakov, ndr) e testimonianze dei diretti discendenti dei personaggi che della Rivoluzione russa sono stati i protagonisti, il documentario traccia questo periodo particolarmente felice, che poi si interrompe nel 1932, con l’arrivo di Stalin.

Si tratta di un’uscita-evento?

Sì, l’occasione è molto breve, verrà proiettato al cinema soltanto per due giorni. Ma è un film che normalmente non avrebbe finestre di fruizione nella tradizionale distribuzione cinematografica; in questo modo gli appassionati d’arte avranno quindi modo di poterlo vedere.

Considerato che la regista ha avuto accesso alle collezioni di importanti istituzioni russe, sarà un modo per gustare su grande schermo dei capolavori, per di più resi con accurata definizione e colori.

Assolutamente. L’aspetto straordinario di questo film è che non è focalizzato esclusivamente sull’arte figurativa di quel periodo e sulle varie correnti: suprematismo, cubo-futurismo, astrattismo, ma racconta come la tensione artistica abbia investito tutte le discipline, dalla poesia al cinema, passando per il teatro e la danza. Questo è molto importante, perché la Russia del primo Novecento è stata punta di diamante dell’avanguardia, non solo europea, ma dell’intero mondo: quello che si vide in Russia in quel momento si travasò poi negli altri Paesi.

A livello popolare, quell’estetica si diffuse anche grazie alle raffigurazioni nella propaganda utilizzata per manifesti, locandine, volantini.

Certo, anche la grafica utilizzata da Aleksander Rodchenko per i suoi manifesti racconta molto della propaganda politica del periodo. All’epoca, gli artisti si fecero portatori dei valori della rivoluzione, credevano che effettivamente avrebbe cambiato il mondo e ne sarebbe nata una nuova arte, e così contribuirono con grande spirito a questo processo d’innovazione cui la Storia diede poi brutalmente un colpo secco.

Con l’avvento del periodo staliniano cosa successe al mondo dell’arte?

Fondamentalmente, l’arrivo di Stalin impose l’abbandono di qualsiasi forma di arte astratta e un duro e crudo ritorno al Realismo. Ovviamente, questo fu un duro colpo per molti autori, come Malevič, che credeva nel Suprematismo, cioè nella supremazia del sentimento plastico, che doveva astenersi da qualsiasi forma di rappresentazione della Natura. Il suo famoso “quadrato nero”, che idealmente avrebbe dovuto essere appeso alle pareti in sostituzione delle icone religiose russe, è il simbolo di una volontà di cambiamento, di una possibilità oltre la religione. Però egli fu perseguitato, le sue opere vennero sequestrate, ed è portatore di una storia tragica in un momento storico dove scomparve la libertà di espressione.

Qual è l’attività del portale Arte.it?

È un sito Internet di attualità sull’arte e sui beni culturali, al cui interno - per quest’occasione - si trovano una recensione del film e uno speciale, con vari approfondimenti sugli artisti principali raccontati nel film.

Una ricorrenza, quest’anno, che interessa numerose iniziative culturali nelle principali metropoli mondiali.

Sì, è importante ricordare anche che questo film esce proprio nel centenario dalla Rivoluzione russa del 1917, e ci sono diverse istituzioni museali che dedicano a quest’evento mostre ed esposizioni. Il 15 maggio si inaugurerà a Milano, al Museo delle culture (Mudec), una bellissima mostra su Kandinskij, con 52 tele e lavori mai presentati fino ad ora in Italia; a Londra, alla Royal Academy of Arts, ce n’è un’altra, splendida, sulle grandi avanguardie russe (1917-1932); il 12 marzo a New York se ne è appena chiusa una che esponeva oltre 260 opere provenienti dalla collezione permanente del Moma.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:23