Con la recensione de “La bella addormentata nel bosco” di Ottorino Respighi, andata in scena venerdì scorso al Teatro Lirico di Cagliari, parte oggi “Note su Note”, la nuova rubrica dedicata alla lirica curata da Giuseppe Pennisi.
Note su Note
Con i conti in ordine, una gestione oculata, accordi di collaborazione con alcuni dei maggiori teatri e festival americani e ben nove turni di abbonamenti, il Teatro Lirico di Cagliari ha ripreso la prassi d’inaugurare la stagione con opere nuove o dimenticate. La stagione 2016 venne inaugurata da una delle opere di Ottorino Respighi assente dai palcoscenici italiani da decenni: “La campana sommersa”, la cui produzione sarà in marzo alla New York City Opera, nella Grande Mela. Lo scorso 3 febbraio, la stagione 2017 è stata inaugurata con la riscoperta di un altro lavoro di Respighi, “La bella addormentata nel bosco”, che non si ascolta dal 1967, quando una versione fortemente rimaneggiata venne eseguita, in forma di concerto, a Torino. Respighi amava moltissimo quest’opera.
Nell’allestimento di Cagliari (che merita davvero di essere ripreso da altri teatri italiani e stranieri, la regia è affidata a Leo Muscato, le scene a Giada Abiendi, i costumi a Vera Pierantoni Giua, le luci ad Alessandro Verazzi e le coreografie a Luigia Frattaroli. La direzione musicale è affidata alla bacchetta di Donato Renzetti, Maestro del coro è Gaetano Mastroiaco. In un’ora e mezzo sono in scena ben 16 personaggi (alcun affidati allo stesso interprete), oltre a cori, ballerini e mimi.
I sei quadri scorrono velocemente. È anche un lavoro particolare: un’opera fiabesca, un genere, tranne poche eccezioni, sparito in Italia a fine Ottocento con l’avvento del melodramma e ripreso alcune volte nella prima metà del Novecento. È stato composto per una compagnia di marionette allora molto famosa in Italia e all’estero: i “Piccoli di Podrecca”. Venne rappresentato nella sede dei “Piccoli”, il teatro Odescalchi a Roma, nel 1922. Il successo fu enorme e con i “Piccoli”, “La bella addormentata nel bosco”, fece il giro del mondo. Dieci anni dopo, Respighi approntò una nuova versione che venne messa in scena dopo la morte dell’autore a Torino. In questa versione, il libretto resta sostanzialmente identico, ma l’organico orchestrale è più ampio. È quella in scena a Cagliari. Una terza versione venne completata dalla vedova del compositore, Elsa Respighi, ed eseguita in versione di concerto alla Rai nel 1967.
Il libretto segue la favola di Charles Perrault ma ha un finale a sorpresa: non siamo più nel Settecento, ma nel Novecento. La Bella dorme ancora. Un gruppo di ricchi americani giunge nel bosco per un pic-nic; il bel giovanotto, oggetto delle attenzioni di una miliardaria, risveglia la fanciulla con un tenero bacio mentre la partitura scivola in un foxtrot. La scrittura musicale e vocale è una delicata parodia degli stilemi operistici allora in voga, dal melodramma al verismo con omaggi a Wagner, Massenet, Debussy, Strauss.
Muscato e Renzetti hanno lavorato insieme per mettere in scena uno spettacolo affascinante: con una scena sostanzialmente unica ed un gioco acuto di proiezioni creano con cura i vari ambienti, nonché un delizioso caleidoscopio di colori. Cantanti attori giovani e spigliati. Ha meritato ovazioni Shoushik Barsoumian (la fata azzura, un soprano di coloratura, vera protagonista dell’opera), Vincenzo Taormina (Il Re) un buon baritono-basso, e Antonio Gandía, un promettente tenore con un ottimo registro di centro ed un volume in crescita. Pubblico entusiasta.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:27