Non è mai troppo tardi secondo Anna Fraioli

Anna Fraioli, una splendida cinquantenne, è una donna solare, energica ed eclettica. Due lauree, una in Giurisprudenza, l’altra in Arti e scienze dello spettacolo e un’insaziabile voglia di sapere, Anna vive da sempre una fascinazione quasi magnetica per l’arte. Da bambina ha iniziato con la musica – pianoforte e canto – più tardi si è avvicinata al teatro in maniera quasi casuale, accompagnando un’amica ad un laboratorio teatrale. L’amica lasciò, lei rimase. Ha iniziato lei stessa con dei laboratori, virando verso la dimensione autoriale e registica nel 2010. Autrice di quasi 15 spettacoli – buona parte dei quali già portati in scena con successo – da giovedì 26 a domenica 29 sarà al Teatro Ambra alla Garbatella con “Non è mai troppo tardi”. Siamo andati a trovarla presso “La bottega dell’attore” per conoscerla e sapere qualcosa in più dello spettacolo.

Ci parla di “Non è mai troppo tardi”?

Partiamo dal genere, una commedia, anche se al suo interno ci sono momenti di riflessione forti, a tratti drammatici. C’è tanta roba nella sua struttura. Si parte da una storia semplice, che si avviluppa attraverso una serie di intrecci. Una ragazza sta per sposare un uomo molto importante, un politico affascinante. Lei è giovane e crede di vivere un sogno, venendo da una famiglia umile, lui più maturo. L’ambientazione è in una villa dove, a due giorni dalle nozze, stanno arrivando i pochi ospiti invitati alla cerimonia, che si preannuncia riservata. L’atmosfera si fa sempre più tesa, qualcosa non va. Lui non la sta sposando per amore, ha bisogno di un’unione di facciata. Un personaggio di rottura crea una situazione di estraniamento e poi, con un colpo di scena, tutto ricomincia. Lei sta di nuovo per sposarsi, ma il promesso è un altro… Un lieto fine che racchiude in sé un messaggio profondo: siamo noi a scegliere, in qualsiasi momento, per la nostra vita. Ogni istante rappresenta una splendida occasione per virare verso la felicità, una scelta tuttavia più difficile rispetto al mantenimento dello status quo. Il tutto è raccontato con ironia, leggerezza, in maniera anche un po’ favolistica (evidente il richiamo ad “Alice nel paese delle meraviglie” sulla locandina, ndr).

Nella sua scrittura è fedele ad un genere?

Prediligo la commedia, anche se ho scritto anche cose drammatiche, che però per ora non ho portato in scena. L’unica pièce drammatica realizzata – e da me stessa interpretata – è stata “Il lungo sonno”, storia di una donna vittima di reiterate violenze che alla fine uccide il marito.

Nella vita cosa fa oltre il teatro, e cosa rappresenta per lei il teatro?

Lavoro all’Università. Ma il teatro è un momento e uno spazio importante, lo spazio della creazione. Ma per saper fare teatro devi sapere tutto, dallo yoga alla bioenergetica, si tratta di un esercizio continuo, fisico e mentale. Il teatro è una lettura del contemporaneo. Per fare teatro devi conoscere la vita, devi aver sofferto, devi aver vissuto. È uno spazio ineliminabile, uno dei pochi posti in cui si è in carne ed ossa, dove ci si incontra, ci si relaziona con pubblico e attori, dando vita ad un flusso energetico irripetibile.

Chi e quanti sono sono gli attori?

In questo spettacolo 14. Sono quelli dei miei laboratori – ho 4 gruppi, dal lunedì al giovedì, sono molto seri e affiatati, hanno dai 22 ai 67 anni. Sono persone fantastiche, noi siamo una realtà amatoriale, lavorano tutti e fanno i salti mortali per esserci. Hanno “fame di sapere”, e di migliorarsi. Vederli in scena restituisce tutta la fatica dei mesi di preparazione.

Progetti futuri?

Tanti. Intanto, a fine marzo saremo al Teatro L’Aura con una commedia di intrecci “Quando si dice il caso”, davvero esilarante. E poi mi piacerebbe riportare in scena “Prima della pioggia”, uno spettacolo con continui cambi di registro e una forte alternanza tra il comico e il drammatico.

(*) Per info e biglietti: Teatro Ambra Garbatella

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:26