“Veritas”, terzo libro   del duo Monaldi e Sorti

Rita Monaldi e Francesco Sorti, dieci libri all’attivo, pubblicati in 26 lingue e 60 Paesi, e ora anche in Italia. Due milioni di copie vendute ma quasi mai profeti in patria. Adesso è finalmente nelle librerie italiane il loro terzo romanzo, Veritas, ambientato a Vienna nel 1711, e si parla, guarda un po’, di Islam e scontro di civiltà. Dopo anni di boicottaggio “accademico” in Italia, finalmente la casa editrice Baldini & Castoldi rompe il tabù, pubblicando i primi tre romanzi, “Secretum”, “Imprimatur” e “Veritas”, con quest’ultimo che esce proprio in questi giorni.

Romanzi di cosiddetta “faction”, un mix di “facts” e “fiction”, cioè di storia vera e finzione. Al termine di ogni libro si trova anche un’appendice di note storiche. Alla Fiera di Francoforte di qualche anno fa era anche stato presentato un documentario del regista romano Ennio Coccia che s’intitolava “Monaldi & Sorti: quando un romanzo riscrive la Storia”.

E, in effetti, in Veritas hanno scoperto con l’aiuto di expertise mediche e di un referto autoptico che nel 1711 fu usata un’arma batteriologica per scopi politico-militari. E, prima ancora, come si legge in Imprimatur, avevano rinvenuto tracce di grossi finanziamenti segreti di Papa Odescalchi ai protestanti. In Secretum, aiutati da perizie grafologiche, hanno sostenuto che Felipe di Spagna (e ancor prima suo padre Juan Carlos) non avrebbe diritto a regnare, perché la sua dinastia, i Borbone di Spagna, è salita al trono nel 1700 grazie a un testamento falso. Infine hanno scoperto negli archivi di Parigi una corrispondenza segreta, durata ben trent’anni, tra il Re Sole e una insospettabile principessa romana, sua antica amante. Per capire il “secretun” del loro successo, Monaldi e Sorti li abbiamo intervistati, insieme, per i lettori de “L’Opinione”.

Anche voi vivete a Vienna ed è forse per questo che, per chi ancora non ha letto nulla di voi, Veritas è il modo migliore per cominciare a conoscervi. Siete d’accordo?  

Certamente. Veritas è il clou della trilogia di romanzi storici che abbiamo scritto attorno agli ultimi anni di vita dell’abate Atto Melani (Pistoia 1626-Parigi 1714), cantante castrato e agente segreto del Re Sole. Andrebbe letto per primo. E non solo perché Veritas si ambienta nella città d’Oltralpe che ci ha accolti quando 14 anni fa, in crisi col sistema-Paese italiano, lasciammo Roma. Quando abbiamo terminato di scrivere Veritas, ci siamo resi conto che è il romanzo in cui i nostri personaggi rivelano più profondamente se stessi, e anche noi autori. I due titoli precedenti, Imprimatur e Secretum, andrebbero in realtà considerati come dei prequel. Quando nostra figlia, a 13 anni di età, ci disse che voleva cominciare a leggere i nostri libri, l’abbiamo fatta iniziare da Veritas e la stessa cosa abbiamo consigliato ad amici e conoscenti. Tutti ci hanno sempre confermato che è la scelta giusta.

Che percorso avete seguito per fare le vostre scoperte? E perché nessuno storico di professione ci è arrivato prima di voi?

Non si deve pensare ad una nostra particolare bravura. Gli archivi e i fondi antichi sono pieni di documenti, ma non vengono frequentati a sufficienza. Un noto storico francese, Daniel Dessert, da tempo rimprovera ai colleghi di copiare troppo spesso dai loro predecessori, anziché cercare fonti originali. Forse manca il coraggio di scrivere vicende scomode, e quindi neppure le si cerca. Noi, come autori di fiction, possiamo restare fuori dal mainstream. Non abbiamo bisogno di compiacere gli ambienti accademici, non dobbiamo fare carriera, rispondiamo solo al nostro pubblico e possiamo dedicarci anche a vicende fuori dall’ordinario. In Veritas, ad esempio, abbiamo dato spazio a un singolarissimo personaggio storico, Isaac Ammon detto Palatino. Era una sorta di mago-veggente caldeo che nel 1706 fece una serie di pronostici politici, pubblicati nelle memorie di un condottiero belga, il conte De Merode-Westerloo. Nel corso dei secoli queste “profezie” sull’avvenire dell’Occidente si sono rivelate straordinariamente azzeccate. Come poteva un oscuro esoterista orientale prevedere in dettaglio il futuro d’Italia e d’Europa? Nessuno storico si è mai chiesto se si trattasse di un falso. Siamo stati noi i primi a verificare l’autenticità delle previsioni di Palatino, rintracciando il manoscritto conservato nella Biblioteca reale belga.

In Veritas colpisce, oltre all’intrigo politico-internazionale, la ricchezza di temi: leggende ottomane, impressionanti episodi di guerra, la ricostruzione vivace e fedele della società europea del Barocco, dal popolo ai nobili, e ovviamente il grande scontro di civiltà tra Islam e Occidente. Quanto a lungo avete ricercato negli archivi e biblioteche austriache?

Un anno intero, per restituire con fedeltà e passione – come direbbe Karl Kraus – “il gesto dei discorsi e il suono delle azioni” di una società che stava per essere spazzata via per sempre dalla guerra con la sua vita, i suoi ritmi, la sua bellezza, la sua libertà, e soprattutto la sua umanità, oggi inimmaginabili. Non a caso scriveva Mozart: “Già solo essere a Vienna è un godimento sufficiente”. Al centro della narrazione c’è una comitiva di Bettelstudenten, studenti-mendicanti (tipici frequentatori delle università nel XVIII secolo), ai quali ci si affiliava con un’esilarante cerimonia iniziatica. Più che studiare, bazzicavano allegramente bische, club di scacchi, bocciofile, taverne danzanti e Hetzhäuser, le arene per le corride tra animali, ed erano esperti in arti assai poco studentesche come l’uso dell’inchiostro simpatico o dei giubbotti antiproiettile. Ma protagonista è anche l’Italia: nella Vienna barocca l’italiano era lingua di corte, alcuni Kaiser parlavano pure il dialetto toscano. Italiani erano gli architetti, pittori e decoratori che hanno plasmato la Vienna barocca. E italiani furono pure il più antico quotidiano di Vienna (il Corriere Ordinario) e gli inventori del caminetto: fino al XIV secolo nella fredda Austria per fare uscire il fumo del focolare ci si accontentava di un buco nel soffitto. Quando i nostri compatrioti hanno importato a Vienna la canna fumaria, il Kaiser ha concesso loro la licenza esclusiva. Che è durata per due secoli. Solo il caffè e il cornetto non sono una creazione italiana: sono stati inventati a Vienna, ma da turchi e armeni.

Pare di capire che la Vienna barocca fosse un piccolo paradiso…

Se non per le anime, sicuramente per i corpi. Si lavorava poco, le feste religiose erano miriadi. C’erano pochi delitti e i poveri ricevevano un chilo di carne gratis a settimana. Il welfare imposto dal Kaiser anzi aveva aspetti da comunismo reale. Ai ricchi erano vietati profumi, bottoni dorati o mobili lussuosi, e perfino troppe candele ai funerali! La culinaria prevaleva perfino sulla religione. Pur di aggirare il divieto della carne il venerdì, finivano in padella i grassi castori del Danubio, equiparati a pesci. Passato il venerdì, finivano sullo spiedo persino gli orsi. Si facevano arrivare molluschi da Venezia e pesce dal mare del Nord, ed è un mistero come tutto, con i trasporti di allora, arrivasse sempre in tavola fresco.

In Veritas Atto Melani, ormai 88enne, muore. La saga però è di sette titoli. Come andrà avanti?

Con un escamotage letterario che viene rivelato nell’ultima pagina di Veritas, e che ovviamente non possiamo anticipare per non rovinare la sorpresa ai lettori. La saga di sette titoli, infatti, si compone in realtà di due parti: una trilogia, conclusasi appunto con Veritas, e una tetralogia, ossia una serie di 4 romanzi in cui si ritroverà Atto Melani giovanissimo, accompagnato da un Narratore diverso. Il primo titolo della tetralogia sarà Mysterium e uscirà in ottobre. Poi verrà Dissimulatio e infine gli ultimi due titoli, ancora in fase di scrittura, Unicum e Opus. I sette titoli compongono una sentenza latina e significa “Si stampino pure tutti i segreti del mondo, la verità resterà un mistero. Unica impresa, la dissimulazione”. Con la seconda parte della frase vogliamo indicare lo scopo della nostra scrittura: mostrare l’inconoscibilità terrena della verità dissimulandone la spiegazione nelle nostre opere.  

L’Italia sarà sempre l’ultimo Paese in cui escono i vostri libri?

Tutt’altro. In estate uscirà in Italia in anteprima mondiale MalaparteMorte come Me, il nostro primo romanzo che si svolge nel XX secolo. Il protagonista è Curzio Malaparte, lo scrittore italiano dalla vita più romanzesca, e il teatro dell’azione è Capri, con un vero caso di cronaca: la morte misteriosa di una giovane poetessa inglese.

@buffadimitri

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:29