e esportazioni italiane di prodotti ali-
      
      
        mentari, nei primi sette mesi dell’anno,
      
      
        sono cresciute del 7,8%. È quanto è emerso
      
      
        nel corso del convegno “Percorsi innovativi
      
      
        per la crescita internazionale-un confronto
      
      
        sulle dinamiche del settore food e sui nuovi
      
      
        modelli competitivi”, promosso da Intesa
      
      
        Sanpaolo con la collaborazione di Gruppo
      
      
        Food, in corso a Milano. «Il posizionamento
      
      
        competitivo dei prodotti alimentari italiani
      
      
        sui mercati internazionali è ottimo - ha sot-
      
      
        tolineato Gregorio De Felice, chief econo-
      
      
        mist di Intesa Sanpaolo - e costituisce una
      
      
        risorsa importante per sostenere il settore
      
      
        nei prosimi anni. Il settore dell’alimentare
      
      
        e delle bevande - ha ag-
      
      
        giunto - ha mostrato ne-
      
      
        gli ultimi anni una mi-
      
      
        gliore capacità di tenuta
      
      
        delle quote sui mercati
      
      
        mondiali rispetto al com-
      
      
        plesso manifatturiero». In
      
      
        particolare, nei prodotti
      
      
        di fascia qualitativa alta,
      
      
        che rappresentano ben il
      
      
        46%
      
      
        del nostro export,
      
      
        la quota italiana sui mer-
      
      
        cati mondiali ha raggiun-
      
      
        to nel 2010 il 5,2%, a
      
      
        partire dal 4,7% del
      
      
        2000.
      
      
        Per quanto riguar-
      
      
        da i primi sette mesi 2012 «le esportazioni
      
      
        italiane del settore alimentare, bevande e ta-
      
      
        bacco - ha osservato De Felice - è cresciuto
      
      
        del 7,8% con risultati particolarmente po-
      
      
        sitivi nei mercati non Ue (+13,7%)». Inter-
      
      
        venendo al convegno, il direttore generale
      
      
        dei Intesa Sanpaolo, Gaetano Miccichè, ha
      
      
        
          L
        
      
      
        sottolineato come, nel nostro paese, esistano
      
      
        «
      
      
        alcune aree di eccellenza, riconosciute a li-
      
      
        vello internazionale, e il settore agroalimen-
      
      
        tare è sicuramente tra quelli che danno mag-
      
      
        gior lustro alla creatività italiana nel mondo,
      
      
        grazie alla costante ricerca della qualità e
      
      
        alla capacità di innovazione da parte dei
      
      
        suoi player». Tra i partecipanti al convegno,
      
      
        numerosi imprenditori del settore come
      
      
        Gianpiero Calzolari di Granarolo, Giuseppe
      
      
        Lavazza e Giovanni Rana. Ai lavori è inter-
      
      
        venuto anche il direttore generale di Logotel,
      
      
        Nicola Favini che ha sottolineato come le
      
      
        imprese vivano oggi «in un contesto in co-
      
      
        stante evoluzione, sempre più liquido e in
      
      
        un mercato di ipercom-
      
      
        petizione e pertanto la
      
      
        via dell’internazionaliz-
      
      
        zazione è una necessità
      
      
        dichiarata». «Ma come
      
      
        le imprese del settore
      
      
        
          food drink
        
      
      
        possono in-
      
      
        traprendere e rafforzare
      
      
        un percorso sostenibile
      
      
        per essere consistenti
      
      
        nei mercati di tutto il
      
      
        mondo? Una volta defi-
      
      
        nito l’investimento sul
      
      
        cosa, cioè sull’offerta da
      
      
        internazionalizzare - ha
      
      
        osservato - la vera sfida
      
      
        è essere pronti a progettare il perché e il
      
      
        come, cioè creare il senso dell’azione. Pro-
      
      
        gettare il perché - ha concluso - significa
      
      
        allenarsi a costruire il senso e il valore
      
      
        sull’unicità dell’impresa».
      
      
        
          GIORGIO CALABRESI
        
      
      
      
        l problema di fondo del caso Fiat sta nella
      
      
        situazione economica di un paese che è
      
      
        fanalino di coda nella crescita e sul podio
      
      
        più alto del mondo occidentale per tassa-
      
      
        zione  delle  famiglie e delle imprese, per
      
      
        non parlare dei primati di crollo della pro-
      
      
        duttività e di scarsa attrattività degli inve-
      
      
        stimenti esteri. Un paese che quindi non
      
      
        consuma e così produce quel poco che serve
      
      
        per il mercato interno andandosi a cercare
      
      
        con fatica clienti nel mondo intero.
      
      
        Dopo la casa, l’auto è per impegno fi-
      
      
        nanziario il secondo investimento di una
      
      
        famiglia e così per la Fiat sono guai grossi,
      
      
        con un mercato italiano che crolla all’in-
      
      
        terno di un mercato eu-
      
      
        ropeo che scende. Ha
      
      
        quattro stabilimenti e ne
      
      
        basterebbero due per sa-
      
      
        turare la richiesta di auto
      
      
        Fiat dell’intero mercato
      
      
        continentale. La partita
      
      
        in gioco è quindi grossa,
      
      
        c’è l’esistenza di due fab-
      
      
        briche che balla, la vita e
      
      
        il posto di lavoro di
      
      
        15
      
      
        mila dipendenti diretti
      
      
        più altrettanti nell’indot-
      
      
        to, la stessa sopravviven-
      
      
        za della produzione di
      
      
        auto in Italia. È una si-
      
      
        tuazione figlia di colpe antiche e di respon-
      
      
        sabilità più recenti. Non ultima la cosid-
      
      
        detta Fabbrica Italia, un piano che è
      
      
        apparso presto sovradimensionato, con i
      
      
        suoi 20 miliardi di investimenti: in realtà
      
      
        “
      
      
        soltanto” 7 destinati all’auto e all’Italia
      
      
        (
      
      
        il resto nel mondo e in altri settori), una
      
      
        
          I
        
      
      
        confusione comunicativa voluta da Mar-
      
      
        chionne e che ora gli si ritorce contro. Sta
      
      
        di fatto che nel frattempo Fiat ha cambiato
      
      
        pelle, il mercato è ben lontano da quel che
      
      
        si sperava. Gli investimenti ci sono stati a
      
      
        Pomigliano con la Panda e a Grugliasco
      
      
        con la Maserati (in tutto quasi 2 miliardi)
      
      
        e certo non è possibile  ora investire su nuo-
      
      
        vi prodotti che resterebbero sui piazzali.
      
      
        Come accade in Europa a Peugeot, Renault,
      
      
        Opel, laddove già si ragiona su licenzia-
      
      
        menti e chiusure. Si va dunque all’incontro
      
      
        di Palazzo Chigi perché la Fiat scopra le
      
      
        sue carte sul futuro delle fabbriche, dei la-
      
      
        voratori, della stessa produzione in Italia.
      
      
        E’ bene che si faccia
      
      
        chiarezza, partendo da
      
      
        un’operazione trasparen-
      
      
        za e verità prima di tutto
      
      
        da parte di Fiat. Sono da
      
      
        escludere incentivi, han-
      
      
        no sempre drogato il
      
      
        mercato e fatto danni.
      
      
        Si dovrà ragionare in
      
      
        primo luogo sulla pro-
      
      
        tezione sociale dei lavo-
      
      
        ratori, che Marchionne
      
      
        sostiene di non voler li-
      
      
        cenziare; si dovrà ragio-
      
      
        nare di Mirafiori, dove
      
      
        si progetta un Suv desti-
      
      
        nato al fiorente mercato americano; si do-
      
      
        vrà ragionare di altri progetti per tenere
      
      
        in piedi la Fiat. Ma si potrebbe anche par-
      
      
        lare di come ridare un po’di carburante
      
      
        alla ripresa del settore e su questo non c’è
      
      
        si vede volare un Passera…
      
      
      
        I problemi della Fiat
      
      
        sono il ritratto del paese
      
      
        L’Italia non consuma
      
      
        e produce quel poco
      
      
        che serve per il mercato
      
      
        interno andandosi
      
      
        a cercare con fatica
      
      
        clienti nel mondo intero.
      
      
        Una situazione figlia
      
      
        di colpe antiche
      
      
        C’è un’Italia che vende:
      
      
        l’industria alimentare
      
      
        Le esportazioni italiane
      
      
        di prodotti alimentari,
      
      
        nei primi sette mesi
      
      
        dell’anno, sono cresciute
      
      
        del 7,8%. Il settore
      
      
        è tra quelli che danno
      
      
        maggior lustro
      
      
        alla nostra creatività
      
      
        Nel post-Jobs il marchio conta più dell’utente
      
      
        he strada prendere. Il confron-
      
      
        to tra utenti Apple e Samsung
      
      
        raggiunge un nuovo livello e il ri-
      
      
        schio è di restare a piedi. Negli ul-
      
      
        timi tempi almeno in un’occasione
      
      
        a tutti i proprietari di smartphone,
      
      
        dell’uno o dell’altro marchio, è ca-
      
      
        pitato di imbattersi in discussioni
      
      
        più o meno infinite sulla qualità
      
      
        del proprio prodotto: il lancio del
      
      
        nuovo iPhone 5 ripropone la sfida.
      
      
        E per la prima volta sono i fedelis-
      
      
        simi di Apple a rimetterci.
      
      
        Il centro della questione è
      
      
        
          iOS6
        
      
      
        ,
      
      
        il nuovo sistema operativo, e la sua
      
      
        novità più interessante: il sistema
      
      
        Gps di navigazione satellitare. L’ul-
      
      
        tima generazione di iPhone non
      
      
        utilizzerà Google maps, sostituito
      
      
        da un’applicazione ad hoc fatta in
      
      
        casa. Apple utilizza Google da
      
      
        quando introdusse il primo
      
      
        
          iOS
        
      
      
        nel
      
      
        2007,
      
      
        ma con l’uscita del numero
      
      
        6
      
      
        ha deciso di camminare con le
      
      
        proprie gambe.
      
      
        La vera battaglia tra i due
      
      
        
          de-
        
      
      
        
          vice
        
      
      
        si combatte sotto il cofano e
      
      
        le differenze stilistiche di carrozze-
      
      
        ria contano solo per gli appassio-
      
      
        nati del genere. Grandezza dello
      
      
        schermo e qualità dell’illuminazio-
      
      
        ne certo sono importanti, così co-
      
      
        me la durata della batteria. Ma per
      
      
        gli addetti ai lavori ciò che conta
      
      
        è il cuore e la qualità del suo bat-
      
      
        tito.
      
      
        Un altro errore comune è pen-
      
      
        sare che uno dei protagonisti della
      
      
        faccenda sia la Samsung. Anche
      
      
        questa resta ai margini e quanto
      
      
        accade nelle aule giudiziarie non è
      
      
        altro che la conseguenza indiretta
      
      
        
          C
        
      
      
        del vero scontro. È tutta una que-
      
      
        stione di software.
      
      
        
          Android
        
      
      
        vs
      
      
        
          iOS
        
      
      
        .
      
      
        Distruggere
      
      
        
          Android
        
      
      
        è stata l’ul-
      
      
        tima “Fatwa” lanciata da Steve
      
      
        Jobs. Qualche anno prima della
      
      
        sua morte avrebbe dichiarato: «De-
      
      
        dicherò il resto della mia vita a
      
      
        combattere Google». Ecco l’evolu-
      
      
        zione di quelle parole. Il lato oscu-
      
      
        ro di Steve. Infatti, se spesso si par-
      
      
        la delle idee rivoluzionarie del
      
      
        genio di Cupertino, un po’ meno
      
      
        si prendono in considerazione le
      
      
        sue politiche commerciali e le lotte
      
      
        sotterranee del brand.
      
      
        Ecco, dunque, la filosofia che
      
      
        c’è alla base del nuovo sistema di
      
      
        navigazione. La prima cosa che sal-
      
      
        ta agli occhi quando si avvia l’ap-
      
      
        plicazione è la mappa stessa. Ri-
      
      
        spetto all’app di Google l’interfac-
      
      
        cia è più pulita, meno bordi. Via il
      
      
        superfluo: minimal in classico stile
      
      
        Jobs. A causa di questi cambiamen-
      
      
        ti, l’utente si troverà inizialmente
      
      
        un po’ spaesato e impiegherà un
      
      
        certo tempo ad abituarsi. Poco ma-
      
      
        le. Parlando di ricerca, Maps offre
      
      
        suggerimenti al momento della di-
      
      
        gitazione, ma non mancano i
      
      
        
          bug
        
      
      
        .
      
      
        Cerchi Colosseo e ti appare in cima
      
      
        alla lista, se però si digita una de-
      
      
        stinazione meno celebre il risultato
      
      
        non è scontato. Ciò dipende pro-
      
      
        babilmente dal database Apple in
      
      
        fase di implementazione.
      
      
        Molte delle caratteristiche clas-
      
      
        siche di Google Maps vengono ri-
      
      
        proposte senza troppe modifiche.
      
      
        I segnalibri consentono l’accesso
      
      
        alle ultime ricerche, ai contatti e ai
      
      
        luoghi visitati con più frequenza.
      
      
        C’è uno spazio dedicato alla per-
      
      
        sonalizzazione della navigazione
      
      
        con le opzioni consuete.
      
      
        La vera pecca dell’applicazione
      
      
        riguarda il traffico. Durante la na-
      
      
        vigazione il sistema ci informa e vi-
      
      
        sualizza gli avvisi dei cantieri aperti
      
      
        lungo l’itinerario fissato, degli in-
      
      
        cidenti e dello stato dei servizi pub-
      
      
        blici locali. Il colosso di Cupertino
      
      
        sostiene che le informazioni sono
      
      
        in tempo reale, ma a una prima
      
      
        prova le segnalazioni risultano po-
      
      
        co affidabili.
      
      
        Ovviamente Apple sta cercando
      
      
        di risolvere i problemi esistenti, ma
      
      
        la verità è che quando si acquista
      
      
        un dispositivo
      
      
        
          iOS 6
        
      
      
        si ottengono
      
      
        delle prestazioni peggiori rispetto
      
      
        alla versione precedente. C’è chi
      
      
        cerca di difendere il difendibile, af-
      
      
        fermando che in ogni momento di
      
      
        transizione si manifestano delle
      
      
        mancanze, che poi vengono affron-
      
      
        tate e via via risolte. Il problema è
      
      
        che, in questo caso, la Apple ha in-
      
      
        trodotto le nuove mappe, comprese
      
      
        di difetti, senza alcuna cura per i
      
      
        suoi clienti e dando la massima
      
      
        priorità agli strategismi aziendali.
      
      
        Questo è il grande cambia-
      
      
        mento nell’era post-iPod. Nei fo-
      
      
        rum diffusi sulla rete si moltipli-
      
      
        cano gli utenti che rimpiangono
      
      
        Steve Jobs. Il commento più fre-
      
      
        quente è: «Se ci fosse ancora lui
      
      
        a guidare l’azienda, le cose an-
      
      
        drebbero diversamente». Peccato,
      
      
        aggiungiamo noi, che quanto sta
      
      
        accadendo oggi non è altro che
      
      
        l’applicazione della sua eredità.
      
      
        
          MICHELE DI LOLLO
        
      
      
        
          L’OPINIONE delle Libertà
        
      
      
        VENERDÌ 21 SETTEMBRE 2012
      
      
        
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