II
ESTERI
II
Libertà d’espressione sotto tiro
Ea difenderla non c’è nessuno
di
STEFANO MAGNI
a libertà di espressione è anco-
ra una volta sotto attacco.
Non solo dalle minacce dei fonda-
mentalisti islamici, ma anche dei
governi europei e statunitense, che
dovrebbero essere in prima linea
a difenderla.
L’ondata di odio contro gli Stati
Uniti non si è affatto placata, con-
siderando che anche ieri manife-
stazioni violente sono scoppiate
anche a Islamabad (Pakistan) e a
Kabul (Afghanistan) contro le sedi
diplomatiche americane. All’odio
anti-Usa si è aggiunto, mercoledì,
anche quello anti-Francia. Charlie
Hebdo, il quotidiano satirico già
preso di mira dai fondamentalisti
(
la sua redazione era stata deva-
stata da bombe incendiarie solo
l’anno scorso) ha di nuovo pubbli-
cato vignette su MaomettoIl risul-
tato? Per precauzione, la Francia
ha deciso di chiudere ambasciate,
consolati, centri culturali e scuole
in 20 Paesi del mondo. A Beirut, i
carri armati dell’esercito regolare
libanese proteggono la sede diplo-
matica. A Parigi, memori della ri-
volta delle Banlieu del 2005, per
evitare disordini e violenze, le au-
torità hanno vietato una manife-
stazione di fronte alla Grande Mo-
schea. Mercoledì sera, i terroristi
di Al Qaeda nel Maghreb Islamico,
hanno minacciato di uccidere gli
L
ostaggi francesi ancora nelle loro
mani. E, sempre nel giorno della
pubblicazione delle nuove vignette,
un negozio alimentare kosher a
Sarcelles (un sobborgo parigino) è
stato attaccato con bombe molo-
tov proprio nell’ora di pranzo.
Ebrei sempre nel mirino, dunque,
anche quando non c’entrano. Uni-
ca reazione legale è una denuncia
per “istigazione all’odio religioso”
sporta da un’associazione siriana
in Francia contro lo Charlie Heb-
do.
La risposta delle autorità occi-
dentali è molto ambigua di fronte
a questa recrudescenza di antico
odio religioso. Il governo francese
si è schierato “senza se e senza
ma” dalla parte della libertà di
espressione, diritto fondamentale
sin dai tempi della Rivoluzione.
Mentre, dagli scranni del Parla-
mento Europeo, Daniel Cohn-Ben-
dit, capogruppo dei Verdi ed ex
contestatore negli anni ’70, defini-
sce «idioti» (sic!) il direttore e i re-
dattori del giornale satirico e af-
ferma che: «Se sono masochisti,
dovrebbero essere contenti», del
pandemonio scatenato. Quindi?
Censura? Cohn-Bendit non vuol
vietare le vignette, ma afferma che
«
Vi sono limiti alle provocazioni».
Sulla stessa linea c’è anche l’am-
ministrazione Obama, che si è su-
bito affrettata a definire «incen-
diaria» la pubblicazione delle
nuove vignette. In questi commen-
ti, in ogni caso, traspare una totale
inconsapevolezza sulla sproporzio-
ne fra la presunta causa (un video,
una vignetta) e l’effetto (pogrom
anti-occidentali in tutto il mondo
islamico). L’odio anti-occidentale
cova sotto la cenere sempre. E ba-
sta un minuscolo pretesto per far
divampare un incendio. Chiedere
di rimuovere la causa, ponendo “li-
miti” alle “provocazioni”, non po-
trebbe risolvere il problema. Per-
ché qualsiasi cosa, fatta in
qualunque parte del mondo, può
esser presa a pretesto. A perderci
è solo la nostra libertà di espres-
sione, un diritto fondamentale, ri-
conosciuto da secoli in tutte le no-
stre costituzioni. Rischiamo di
perderla, nel nome di un’irrealiz-
zabile “sicurezza”.
Cato Institute: Usa sempre più statalisti
K
Il think tank libertario Cato Institute ha pubblicato il suo in-
dice della libertà economica nel mondo. Brutte notizie per gli Usa,
che erano al secondo posto nel 2000 ed oggi sono al diciottesimo
In Egitto torna
il reato d’opinione
È normale che un video
o un giornale satirico
provochino uno scontro
di civiltà? Le parole di
Obama e Cohn-Bendit
dimostrano che ormai
accettiamo la logica
degli intolleranti
Se l’Iran fa film antisemiti
nessuno brucia le ambasciate
he cosa resta della Primavera
Araba? Almeno in Egitto ben
poco, nel bel mezzo della bufera
islamica contro video e vignette dal
contenuto “blasfemo”. Bishoy Ka-
mel, insegnante egiziano di religione
cristiana copta è stato arrestato e
condannato a 6 anni di carcere per
aver pubblicato su Facebook vi-
gnette satiriche e per “oltraggi” al
presidente Mohammed Morsi. L’ar-
resto risale al 30 luglio scorso, ma
la sentenza, spiccata dal tribunale
del Cairo, è di mercoledì. Secondo
fonti vicine alla famiglia dell’inse-
gnante, il cristiano avrebbe subito
anche un pestaggio in carcere. E nel
giorno della sentenza, ha rischiato
di essere linciato da una folla di
fondamentalisti islamici. La senten-
za è la più dura che si ricordi, per
un reato di opinione, dal 1952 ad
oggi. L’ex regime autoritario di Ho-
C
sni Mubarak, in confronto, si era
dimostrato relativamente più cle-
mente, quando aveva incarcerato
per 1 anno il blogger KareemAmer,
per lo stesso reato di “oltraggio al
presidente”. Sempre in questi gior-
ni, un altro egiziano, Albert Saber,
è stato arrestato solo perché ha
condiviso sulla sua bacheca di Fa-
cebook l’ormai celeberrimo trailer
del film“L’innocenza dei musulma-
ni”. E bisogna anche attendere l’esi-
to della nuova “caccia al blasfe-
mo”: il procuratore ha spiccato
mandati di cattura per nove perso-
ne legate alla realizzazione del film
“
blasfemo”, fra cui il copto Na-
koula Basseley Nakoula (regista) e
il presunto produttore Maurice Sa-
dek. Oltre al pastore Terry Jones,
che l’anno scorso aveva annunciato
la sua intenzione di bruciare una
copia del Corano ed oggi è accusa-
to anche di aver partecipato alla
produzione del video “sacrilego”.
Ovviamente, non tutti i musul-
mani che hanno appena partecipa-
to alla Primavera Araba, si sentono
partecipi di questa onda d’odio.
Anzi, molti sentono che i loro prin-
cipi siano stati palesemente traditi
ed esprimono la loro rabbia o il lo-
ro sconcerto sui social network e
sui loro blog, cercando di contrap-
porsi alla vera e propria “Jihad on-
line” dei fondamentalisti. Finché i
loro governi lo permetteranno.
(
ste. ma.)
Iran è il più grande finanzia-
tore di film anti semiti, non di
satira, ma sullo stile propagandisti-
co di pellicole come “Suess l’ebreo”
risalente al non rimpianto regime
nazista, di cui peraltro la maggio-
ranza dei Paesi arabi, all’epoca, fu
alleata entusiasta. Addirittura ogni
anno si svolge a Teheran il festival
delle vignette “anti sioniste”, in re-
altà anti semite, e qualche volta an-
che qualche vignettista italiano di
destra o di sinistra ebbe il coraggio
di parteciparvi. Ovviamente nessun
fanatico ebreo ha mai assaltato am-
basciate arabe o ucciso consoli.
Ora l’Iran ha appena prodotto
una pellicola che si chiama “Il cac-
ciatore del sabato” (“Saturday hun-
ter”), girandola direttamente in in-
glese, cioè prodotto diretto
all’esportazione. Ne parlava ieri in
un dettagliato articolo Lettera43.
Il lungometraggio è stato finan-
ziato dalla società di produzione
iraniana Jebraeil, il regista è Parviz
Sheikh Tadi, cineasta di regime che
in un comunicato stampa ha defi-
nito il suo lavoro «il primo film che
rivela alcuni aspetti inediti del sio-
nismo». Nel cast compare un’attrice
libanese di una certa notorietà, Da-
rine Hamze, e il film ha avuto gran-
de risalto in tutte le maggiori ras-
segne nazionali iraniane: dal
Festival del cinema di Teheran, dove
fu presentato in anteprima nel
2010,
al Festival di cinema per
L’
bambini di Hamadan. La trama è
la seguente: un’ora e mezzo di le-
zione di un nonno rabbino a suo
nipote, nella quale il bambino assi-
ste alle lezioni di vita del crudele
nonno. Una caricatura degna dei
peggiori stereotipi antisemiti: l’an-
ziano che taglieggia i contadini ara-
bi, sgozza a sangue freddo un iner-
me vecchio e guida un massacro di
donne e bambini.
Il rabbino poi costringe il picco-
lo a sparare. «Non aver paura», di-
ce Rabbi Hanan, «se Dio non vo-
lesse ti fermerebbe. Spara, spara.
Non aver paura».
Benjamin risponde che «la To-
rah dice che uccidere è proibito»,
ma il nonno lo rimprovera: «Stu-
pido! Solo uccidere ebrei è proibi-
to», lo ammonisce, incitandolo poi
con l’ordine: «Ammazzali, ammaz-
zali! Prima che ti uccidano!».
Il ragazzino è combattuto anche
perché fa amicizia con un coetaneo
musulmano, ma verso la fine del
film si consuma un massacro e il
piccolo protagonista, vestito ormai
dei tradizionali panni degli ebrei or-
todossi, non ha pietà per nessuno
e spara a sangue freddo su chiun-
que gli capiti a tiro, non escluso il
suo amico che gli chiede pietà.
Nella scena conclusiva, il vec-
chio Rabbi Hanan consegna ideal-
mente la sua eredità spirituale di
odio e violenza al nipote invitando-
lo a non fermarsi di fronte a nulla.
Nei titoli di coda, infine, passano
una serie di immagini reali di bam-
bini ebrei e soldati israeliani che
pregano.
Ecco, questo orrore adesso viene
trasmesso nei cinema e nelle sale
parrocchiali islamico-sciite di Tehe-
ran. Non ha alcun intento satirico
e non sta provocando alcuna rea-
zione violenta da parte di comunità
ebraiche contro le ambasciate ira-
niane. In compenso nemmeno gli
europei che arriverebbero, su sug-
gerimento di Erdogan, ad approva-
re una surreale legge di censura
contro qualsiasi cosa che riguardi
l’Islam e il profeta, fanno finta di
non essersi accorti che pellicole co-
me questa sono pane quotidiano
nei Paesi arabi e anche in quelli
semplicemente islamici come l’Iran.
DIMITRI BUFFA
L’OPINIONE delle Libertà
VENERDÌ 21 SETTEMBRE 2012
5