II
POLITICA
II
di
GIUSEPPE TALARICO
n una sua recente intervista rila-
sciata al settimanale
Tempi
, il
premier Mario Monti ha osservato
che le intercettazioni telefoniche,
strumento di indagine peraltro di
grande utilità ai fini della acquisi-
zione delle notizie di reato, in pas-
sato ha dato vita ad abusi e stor-
ture intollerabili e inaccettabili. Il
presidente Monti, come è evidente,
si riferiva al fatto che recentemente,
nell’ambito della indagine sulla pre-
sunta trattativa tra stato e mafia, è
stato addirittura intercettato il pre-
sidente della repubblica Napolita-
no, mentre parlava al telefono con
l’ex ministro Nicola Mancino, in-
dagato, sempre nella stessa inchie-
sta, dalla procura palermitana.
Inoltre il premier Monti, nella stes-
sa intervista, è evidente che evocava
e si riferiva ad una sequenza di
abusi, a causa dei quali spesso è ac-
caduto in passato che il contenuto
delle intercettazioni, pubblicate sui
media in violazione del segreto
istruttorio, coinvolgeva persone
estranee al procedimento penale, il
cui diritto alla privacy è stato im-
punemente ed ingiustamente vio-
lato e profanato.
Sia l’associazione nazionale dei
magistrati sia il procuratore ag-
giunto di Palermo, Antonio Ingroia,
animato da una smania di prota-
gonismo che non conosce alcun li-
mite istituzionale, hanno commen-
tato le parole del premier sul tema
delle intercettazioni, giudicandole
gravi e ingiuste. Inoltre, facendo ri-
ferimento al ricorso con cui l’av-
vocatura di stato ha sollevato il
conflitto di attribuzione tra la pre-
sidenza della repubblica e la pro-
cura di Palermo, in merito alle in-
tercettazioni indirete riguardanti il
presidente Napolitano, l’Anm ha
sottolineato che non vi è stato nes-
suno abuso nell’uso delle intercet-
tazioni da parte della Procura Si-
ciliana. A questo proposito occorre
ricordare che cosa è realmente ac-
I
caduto. Il presidente Napolitano,
che in più occasioni ha chiesto che
sia accertata la verità e che siano
diradate le zone oscure in riferi-
mento alla presunta trattativa tra
stato e mafia, che si presume sia
avvenuta tra il 1992 ed il 1993 e
nel periodo i cuoi la prima repub-
blica era agonizzante ed in procinto
di dissolversi, è stato intercettato
telefonicamente mentre conversava
con Nicola Mancino. La procura
di Palermo, pur avendo ricevuto
una richiesta in tal senso, si è rifiu-
tata di distruggere i nastri, che con-
tengono la registrazione delle con-
versazioni telefoniche del presidente
Napolitano, chiedendo, pur essen-
do state considerate penalmente ir-
rilevanti, che siano oggetto del di-
battimento dinanzi al Gip, sicché
ne verrebbe divulgato pubblica-
mente il contenuto. L’avvocatura
dello stato, a tutela del ruolo del
capo dello stato che, in base all’ar-
ticolo 90 della Carta Costituziona-
le, è politicamente irresponsabile
nell’esercizio delle sue funzioni ed
il contenuto dei suoi atti deve ri-
manere inconoscibile se non è pe-
nalmente rilevante, ha sollevato il
conflitto di attribuzione il 16 luglio.
Il prossimo 19 settembre è prevista
la sentenza della Corte Costituzio-
nale, che potrebbe accogliere il ri-
corso avanzato dalla avvocatura
dello stato oppure respingerlo.
A questo proposito alcuni giu-
risti hanno notato giustamente, che
sul piano della pura dottrina costi-
tuzionale è opportuno ricordare
che le sentenze emesse dalla Con-
sulta possono essere di due tipi: ad-
dittive oppure interpretative. Tut-
tavia, al di là di quale esito avrà
questa vicenda giuridica, che rischia
di riproporre in forme inedite il
conflitto tra le istituzioni dello stato
democratico, rimane l’esigenza, da
tutte le forze politiche riconosciuta,
di disciplinare in modo efficace e
rigoroso la delicata materia delle
intercettazioni telefoniche. Nessuno
dubita dell’utilità di questo prezio-
so e indispensabile strumento di in-
dagine. In ogni caso la nuova nor-
mativa, che si spera sia approvata
nella parte finale dell’attuale legi-
slatura, dovrebbe garantire il ri-
spetto della vita privata di persone
estranee al procedimento penale,
assicurare il diritto di cronaca, e
rendere possibile l’acquisizione de-
gli elementi giudicati penalmente
rilevanti, ai fini della conclusione
di una inchiesta penale. In partico-
lare, in una intervista molto equi-
librata rilasciata domenica scorsa
al
Corriere della Sera
, Pier Luigi Vi-
gna, da vero galantuomo, in pas-
sato procuratore nazionale antima-
fia, ha riconosciuto che le
intercettazioni telefoniche hanno
spesso provocato abusi e gravi stor-
ture. Inoltre ha sostenuto Vigna
che, a proposito della smania di
protagonismo di alcuni magistrati
incoraggiati dalla stampa giustizia-
lista, è fondamentale riaffermare la
divisione dei ruoli tra la politica e
la magistratura, perché quest’ulti-
ma non sia sospettata di agire per
fini diversi da quelli imposti dalla
sua funzione istituzionale.
Per Vigna le intercettazioni pe-
nalmente irrilevanti, dopo che sia-
no stati dal giudice delle indagini
preliminari informati gli indagati
ed i loro avvocati, dovrebbero es-
sere coperte dal segreto e distrutte.
Giustamente il capogruppo alla
Camera Fabrizio Cicchitto ha det-
to che, alla ripresa dei lavori par-
lamentari a settembre, si dovrà di-
scutere di una legge efficace ed
incisiva sulle intercettazioni, sulla
responsabilità civile dei magistrati
e su quella riguardante la lotta alla
corruzione.
Spesso i contenuti
pubblicati dai media
coinvolgono persone
estranee al procedimento
giudiziario, il cui diritto
alla riservatezza
viene impunemente
e ingiustamente violato
Il procuratore aggiunto
di Palermo,Antonio
Ingroia, con una smania
di protagonismo
che non conosce limiti
istituzionali, ha giudicato
gravi le parole
del primo ministro
segue dalla prima
La “cosa bianca”
(...) che potrebbero scaturire dalla conqui-
sta dei neo-democristiani di Riccardi, Bo-
nanni e Casini di una posizione primaria
all’interno della futura “grande coalizio-
ne”.L’obbiettivo dell’operazione, dunque,
sarebbe quello di ridare ai cattolici la cen-
tralità nella vita politica italiana. Per ri-
prendere, come ha detto Bonanni, il cam-
mino interrotto fatto di concertazione e
(va aggiunto) di statalismo assistenzialista
in un sistema sbrindellato di autonomie
locali clientelari e dissipatrici.
Ma se i cattolici non liberali puntano a
riaggregarsi per tornare a guidare il paese
secondo gli schemi antichi che responsabili
della crisi attuale, perché mai i liberali di
destra, di sinistra e quelli che, come dice
Pascal Salin, “sono altrove” non dovreb-
bero fare altrettanto per costruire un polo
capace di bilanciare nella futura “grande
coalizione” il peso dei neo-democristiani?
Nessuno propone l’impossibile formazione
di un nuovo partito formato dai liberali
del Pd, del Pdl e delle nuove e vecchie as-
sociazioni antistataliste. Bisogna essere
realisti. E, quindi, prevedere che ognuno
rimanga dove si trova, senza smanie seces-
sioniste di sorta. Ma, se si vuole evitare
che il paese muoia democristiano senza
frenare in qualche modo questa deriva, sa-
rebbe bene che i liberali di ogni colore e
collocazione concordassero fin da ora le
cinque riforme d’ispirazione liberale da
realizzare nella prossima legislatura qua-
lunque sia il quadro politico espresso dalla
verifica elettorale. Si tratta, in pratica, di
opporre al polo cattolico un’area liberale
culturale impegnata non a trasformarsi in
partito ma a realizzare le riforme indispen-
sabili per il paese. Cioè la riforma istitu-
zionale, quella fiscale, quella del lavoro,
quella delle autonomie e quella della giu-
stizia.
Impossibile? Niente affatto. Comunque
vale la pena di provarci. Perché Riccardi,
Bonanni e Casini si e Martino, Nicola Ros-
si e Morando no?
ARTURO DIACONALE
Fisco e ripresa
(...) Eppure l’evidente disincentivo ai con-
sumi ed alla attività economica in generale
che si realizza con queste continue cam-
pagne contro l’untore/evasore, novello ne-
mico del popolo da indentificare e da ab-
battere, sembra sfuggire ai cervelloni al
comando dalla traballante tinozza italiana.
Cervelloni che promettono crescita e svi-
luppo ma che, nel contempo, sembrano fa-
re di tutto per terrorizzare chiunque abbia
l’ardire di avventurarsi nelle sabbie mobili
di una attività produttiva privata. Con tut-
to il rispetto, egregio professor Monti, non
credo che con tali cedimenti alla sinistra
demagogia tassaiola dello stakanovismo
fiscale si possano stimolare le migliori ri-
sorse del Paese sul piano della ripresa. Ci
vorrebbe ben altro.
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L’allarme di Monti sull’abuso di intercettazioni
L’OPINIONE delle Libertà
MARTEDÌ 21 AGOSTO 2012
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