Pagina 6 - Opinione del 18-8-2012

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occa ad altri Pigs. O Piigs a seconda
dei casi. Ed ora è il turno del Portogal-
lo. Stesso film, stesso copione, stessi mantra:
«Avete vissuto al di sopra delle vostre pos-
sibilità». Il bello è che c’è chi ci crede pure,
anche se poi in vita sua, si è sempre fatto
un mazzo grosso tanto. Anche se si è alzato
alle sei di mattina, non ha mai perso un
giorno di lavoro, e ha nutrito la banca di
interessi usurai per pagarle il doppio del
valore della propria casa mediante mutuo
ipotecario. Ma non basta. Il mantra si deve
ripetere tante, troppe volte, in modo da po-
ter essere creduto. Ed ecco che dopo le let-
terine della Bce modello Trichet dell’agosto
2011, iniziano per rispo-
sta, le lettere di intenti da
parte dei governanti-fan-
toccio degli stati membri.
Indi poscia, le politiche
dette di austerity, lo
smantellamento del wel-
fare, la chiusura delle
strutture sanitarie con lo
slogan del «privato è me-
glio», anche se i malati
terminali che non posso-
no pagare finiscono dritti
a casa loro. E tanto peg-
gio per loro. Prelevo da
sito comedonchisciotte la
seguente analisi su che punto è la notte in
Portogallo. Film
déjà vu et déjà vécu
. Ad
uno ad uno gli stati-nazione vengono ab-
battuti come birilli per poter avere, da parte
degli eurocrati oligarchi, il pretesto di esten-
dere la governancemondialista. «Le valute
nazionali non ci sono più. I debiti però ci
T
sono sempre, e il vincolo della bilancia dei
pagamenti pure. I paesi che l’euro ha co-
stretto al deficit si sono indebitati, hanno
collocato all’estero titoli, e quindi i mercati
hanno un potere di ricatto molto forte: in-
vece di vendere valuta nazionale (che non
c’è più), vendono i titoli nazionali in loro
possesso. Il crollo del corso dei titoli (o l’im-
pennata degli spread) mette in difficoltà i
mercati e in generale l’economia locale, e
quindi i capitalisti del Nord, venduti i titoli,
possono comprare in cambio tante belle
aziende private o pubbliche a prezzi strac-
ciati. Va da sé che i sagaci governanti lo-
cali, opportunamente insufflati dai capi-
talisti
del
Nord,
provvedono a promuo-
vere grandi politiche di
liberalizzazione e di
compressione dei diritti,
onde rendere più facile
l’acquisto delle imprese
nazionali da parte degli
investitori esteri, e ren-
derne anche più profit-
tevole l’esercizio. Nelle
crisi tradizionali lo stock
di riserve valutarie pri-
ma o poi finiva, ma og-
gi, prima che un intero
paese venga venduto, ce
ne vuole, e la crisi può durare praticamente
ad libitum. Questo è il gioco che Monti fa
in Italia, com’è evidente e come abbiamo
detto più volte, ma non è il solo». Guar-
date cosa succede in Portogallo...
SAURA PLESIO
sauraplesio.blogspot.it
ose che ci tocca vedere nel 2012, ov-
vero lo stato che controlla, tramite i
suoi emissari, il mercato del vino. Il con-
trollo da parte dello stato dell’offerta di
beni prodotti dai privati per «conseguire
l’equilibrio di mercato» svela una menta-
lità da piano quinquennale, una intollera-
bile limitazione al principio della liberta
di impresa sancito dall’art. 41 della Costi-
tuzione. In pratica, si decide di abbassare
le rese produttive previste dal disciplinare
di produzione dei vini, per controllare l’of-
ferta. Cioè per esempio, 90 Qli ad ettaro
previsti li si riduce a 60 Qli per quella par-
ticolare vendemmia. Lo stesso, come av-
venuto in Chianti Clas-
sico 2009, avviene con il
blocage, ovvero il divie-
to a commercializzare
entro un certo periodo
di tempo una certa qua-
nità della produzione,
tenendola in cantina.
Un’altra misura molto
popolare riguarda il
blocco degli impianti di
vigneto, o meglio, l’im-
possibilità di nuove iscri-
zioni all’albo di una cer-
ta Do a tempo
indefinito, sempre per
non meglio definiti motivi di stabilizzazio-
ne dei mercati. In sostanza, nel primo caso
se qualcuno ha dei problemi commerciali,
ed ha la maggioranza dei voti nei consorzi
di tutela, chiede che vengano ridotte le pro-
duzioni di tutti i produttori, anche quelli
che non sono membri del Consorzio, se
C
quest’ultimo è abbastanza grosso da poter
rivendicare la rappresentanza erga omnes.
Quindi anche di chi, guarda caso, potrebbe
invece non aver problemi commerciali, o
addirittura avere la colpa di vendere trop-
po bene i suoi vini. Nel secondo caso in-
vece si tratta del classico dentro-fuori: chi
è dentro il ciclo produttivo, con vigneti
iscritti agli albi della Do, decide sempre
su proposta dei consorzi, che chi ne è fuo-
ri deve restare fuori. In sostanza significa
che sullo stesso territorio geograficamente
delimitato della Do, esistono vigneti esat-
tamente comparabili, che seguono le stesse
indicazioni prescritte per essere Do, ma
non lo sono semplice-
mente perchè il club ha
chiuso i battenti. Chi è
dentro teme di vedere
abbassare i prezzi a
causa di un aumento
dell’offerta che risulte-
rebbe dalla concorrenza
di chi adesso è fuori.
Non è dato di sapere
quali siano esattamente
i criteri che, in palese
violazione dell’art. 41
della Costituzione ita-
liana che definisce la li-
bertà di impresa, fanno
che un gruppo di produttori possa esclu-
dere o ostacolare l’ingresso nel ciclo pro-
duttivo da parte di altri. È la maggioran-
za che decide, e la maggioranza non può
sbagliare, vero?
GIANPAOLO PAGLIA
lavalledelsiele.com
L’agricoltura e il limite
del dirigismo economico
Il controllo da parte
dello stato dei beni
prodotti da privati
svela una mentalità
da piano quinquennale
e una mera violazione
del principio
della libertà di impresa
L’eurocrazia fa crollare
gli stati a colpi di bilancia
Le valute nazionali
non ci sono più. I debiti
però ci sono sempre
e il vincolo contabile
dei pagamenti pure.
I paesi che l’euro
ha costretto al deficit
rischiano il collasso
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L’OPINIONE delle Libertà
SABATO 18 AGOSTO 2012
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