II
            
            
              POLITICA
            
            
              II
            
            
              100onorevoli di lungo corso:
            
            
              ecco i veterani diMontecitorio
            
            
              di
            
            
              
                GIUSEPPE MELE
              
            
            
              tefano Pedica (chi era costui?)
            
            
              ha chiesto l’apartheid per i 100
            
            
              parlamentari da decenni al vertice
            
            
              della rappresentanza. Pedica del-
            
            
              l’IdV, eletto per magnanima deci-
            
            
              sione dell’ex magistrato capopopo-
            
            
              lo Antonio Di Pietro, sembra ed è
            
            
              un democristiano, già Ccd, cossi-
            
            
              ghiano, ulivista, mastelliano, butti-
            
            
              glionesco. A suo paragone Antonio
            
            
              Razzi e Domenico Scilipoti sono
            
            
              aristocratici. L’espressione, la favel-
            
            
              la, il gesto, lo sguardo, la triste imi-
            
            
              tazione del capo del momento ne
            
            
              indicano il vuoto assoluto. Siamo
            
            
              alla rappresentazione massima della
            
            
              partitica per mera occupazione del
            
            
              tempo.
            
            
              Tutti dovrebbero essere disposti
            
            
              a pagare ai tanti perduchiani e fa-
            
            
              miglia vacanze briatoresche pur di
            
            
              evitare danni peggiori. Purtoppo il
            
            
              Zentrum italico è soprattutto fatto
            
            
              da gente così che deve sistemarsi
            
            
              ad ogni costo e anche molto bene.
            
            
              Non è da prendere in considerazio-
            
            
              ne la cattedra da cui viene la pre-
            
            
              dica, né è corretto fare di tutt’un’er-
            
            
              ba un fascio. Si può stare in
            
            
              parlamento se nei decenni si man-
            
            
              tiene un sincero consenso. Starci da
            
            
              20 anni vuol dire superare la prova
            
            
              di diversi sistemi elettorali. Significa
            
            
              appartenere fortemente ad un siste-
            
            
              ma cooptante quale sono quelli di
            
            
              tutti i sistemi partitici di questo
            
            
              mondo. Turco e Finocchiaro da 25
            
            
              anni, Mannino da 24, D’Alema da
            
            
              23, Bossi da 21, Maroni, La Russa,
            
            
              Cicchitto, Giovanardi, Gasparri,
            
            
              Calderoli, Castelli, Marini da 20,
            
            
              Melandri, Bindi, Berlusconi, Bacci-
            
            
              ni, Veltroni, Giulietti, Stefani, But-
            
            
              tiglione, Tremonti da 18 hanno
            
            
              consenso. Matteoli da 29 anni, i
            
            
              leccesi Poli Bortone da 22, Patarino
            
            
              da 20, Costa da 18, Landolfi, il mi-
            
            
              lanese De Corato, il cattolico Maz-
            
            
              zocchi, il comasco Butti da 18 han-
            
            
              no dalla loro l’elettorato missino.
            
            
              Sul voto  siciliano si basano Nania
            
            
              da 25 anni, l’aennino Battaglia, Pre-
            
            
              stigiacomo e La Loggia  da 18,
            
            
              Schifani da 16.
            
            
              Inutile ironizzare sul Gattopar-
            
            
              do che resta amara realtà: D’Alì ha
            
            
              ereditato il posto del nonno Giulio,
            
            
              già senatore del Regno. Anche il
            
            
              ministro Patroni Griffi d’altronde
            
            
              è, come Totò, principe di Costanti-
            
            
              nopoli, per discendenza materna.
            
            
              Se quasi tutti i direttori di giornali
            
            
              sono figli di papà, perché non do-
            
            
              vrebbero i politici? Finché vivrà
            
            
              
                S
              
            
            
              Fassino, la moglie Serafini rimpin-
            
            
              guerà i 20 anni di legislatura. Non
            
            
              è colpa dei coniugi, ma dell’eletto-
            
            
              rato Pd, che se glielo dicono i capi,
            
            
              vota anche per i Treu da 16 o i
            
            
              Morando da 18 anni, malgrado
            
            
              questi abbiano posizioni antitetiche
            
            
              ai postpiccisti.
            
            
              Anche i quasi 20 anni di Rutelli,
            
            
              deputato di quattro bandiere, sono
            
            
              dipesi dall’ingenuità del voto di si-
            
            
              nistra. I 28 anni, ministeri inclusi,
            
            
              del siciliano Vizzini, passati tra Psdi,
            
            
              Psi, Pdl, nuovo Psi ed infine Udc
            
            
              dall’ingenuità di destra. Casini, de-
            
            
              putato da 29 anni, senza Forlani,
            
            
              Berlusconi ed i siciliani la prossima
            
            
              volta potrebbe fare fatica; dovrà ri-
            
            
              correre al sostegno di Mieli e dei
            
            
              poteri forti. Anche Fini rischia di
            
            
              porre fine ai suoi 29 anni di pre-
            
            
              senza parlamentare come i seguaci
            
            
              Napoli e Menia ai loro 18. L’ex lea-
            
            
              der Msi si tira ancora dietro un 2%
            
            
              che gli potrebbe far evitare la fine
            
            
              di Segni. Fine che vede vicina il de-
            
            
              cano Pisanu, non sazio in 38 anni
            
            
              di ministerialità Dc, Fi e Pdl, in cui
            
            
              non ha neanche imparato una cor-
            
            
              retta dizione italiana. L’elettorato
            
            
              di destra non ha contestato al No-
            
            
              stro gli affaire P2 e Calciopoli, dif-
            
            
              ficile ora che gli perdoni i complotti
            
            
              anti Berlusconi svelati da Wikileaks.
            
            
              Valentini del Pdl merita i suoi 18
            
            
              anni anonimi per avere un giorno
            
            
              difeso la caccia. Valducci in 18 anni
            
            
              e Leoni in 16 sono stati premiati
            
            
              come fondatori di Forza Italia e Le-
            
            
              ga, dopo di che stop, nulla di per-
            
            
              venuto. Anche Colucci, in 33 anni,
            
            
              eletto dai socialisti prima e dai ber-
            
            
              lusconiani dopo, ha brillato per sti-
            
            
              ma al vertice, nell’assoluta insipien-
            
            
              za degli elettori di cosa abbia fatto,
            
            
              ma è restato al suo posto. I 16 anni
            
            
              di Dell’Utri dipendono dalla magi-
            
            
              stratura che ne ha fatto simbolo
            
            
              della persecuzione politica. Quelli
            
            
              di Dini dalle stranezze dei governi
            
            
              del Presidente. Follini invece li deve
            
            
              al premio per i tradimenti. Mario
            
            
              Tassone, in 34 anni, da Dc ha go-
            
            
              vernato con Craxi e Fanfani, ha mi-
            
            
              litato nei cattolici di destra, poi ha
            
            
              seguito l’evoluzione montiana
            
            
              dell’Udc. In trent’anni e più solo
            
            
              un’opinione, il plauso alla Scento-
            
            
              logy di Cruise.
            
            
              Come ha fatto in 25 anni il cu-
            
            
              neese Delfino a fare il sottosegre-
            
            
              tario sia con D’Alema che con Ber-
            
            
              lusconi? Il simpatico Calderisi,
            
            
              l’esperto di riforme elettorali, per
            
            
              non avere un voto sulla carta, ha
            
            
              fatto un quarto di secolo di legisla-
            
            
              tura, metà da radicale metà da ber-
            
            
              lusconiano. Bonino, tignosa e sti-
            
            
              mata dalle persone autorevoli, i
            
            
              suoi 21 anni li ha basati sulle follie
            
            
              pannelliate, su un incarico europeo
            
            
              made in Berlusconi, uno di governo
            
            
              made in Prodi e su una coalizione
            
            
              che l’ha eletta che si chiama (tene-
            
            
              tevi forte) Pd-Idv. Miracoli da vo-
            
            
              lontà alfieriana che permette alla
            
            
              Nostra di dettare legge a colleghi
            
            
              con tanti voti veri. Si sa, quando si
            
            
              ha la ragione dalla propria, non c’è
            
            
              democrazia che tenga. Il siciliano
            
            
              Urso era un miracolato con il Msi,
            
            
              per miracolo ha fatto il ministro, ci
            
            
              ha lasciato una fondazione per il
            
            
              design, ha cercato di far cadere il
            
            
              governo di destra ed ora è tornato
            
            
              da Alemanno che lo miracolerà di
            
            
              nuovo: voilà, 18 anni.
            
            
              Qualche volta poi si va avanti
            
            
              anche senza amore. Si pensi a Gior-
            
            
              gio La Malfa che deve i suoi 38 an-
            
            
              ni a papà Ugo ed al trucco di usare
            
            
              voti di destra per poi passare con i
            
            
              dalemiani. Il Parlamento è regno di
            
            
              burocrazie, procedure, attività ano-
            
            
              nime da peones. Anche Vito con 20
            
            
              anni, Martino con 18 Baldini con
            
            
              17 o Pera con 16 rischiano di nau-
            
            
              fragare in questo mare magnum.
            
            
              L’elenco dei cento veterani confer-
            
            
              ma che è demagogico parlare di
            
            
              “nominati”. Chi c’era con il pro-
            
            
              porzionale è rimasto anche dopo.
            
            
              Il listone però evidenzia due cose:
            
            
              il numero complessivo degli eletti
            
            
              è troppo grande, da ridurre da mille
            
            
              a qualche centinaio. Poi, è inam-
            
            
              missibile mantenere il seggio dopo
            
            
              avere cambiato partito. Che è poi
            
            
              il tradimento dell’unico rapporto
            
            
              vero tra eletto e voto.
            
            
              Si può stare
            
            
              in Parlamento
            
            
              se nei decenni
            
            
              si mantiene un sincero
            
            
              consenso. Starci da 20
            
            
              anni vuol dire superare
            
            
              la prova di diversi sistemi
            
            
              elettorali. Significa
            
            
              appartenere fortemente
            
            
              ad un sistema cooptante
            
            
              quale sono quelli di tutti
            
            
              i sistemi partitici
            
            
              di questo mondo.
            
            
              L’elenco dei cento
            
            
              veterani conferma
            
            
              che è demagogico
            
            
              parlare di “nominati”.
            
            
              Chi c’era con
            
            
              il proporzionale
            
            
              è rimasto anche
            
            
              dopo. Il listone
            
            
              però evidenzia
            
            
              due cose: il numero
            
            
              complessivo degli eletti
            
            
              è troppo grande,
            
            
              da ridurre da mille
            
            
              a qualche centinaio.
            
            
              Poi, è inammissibile
            
            
              mantenere il seggio
            
            
              dopo avere cambiato
            
            
              partito. Che è poi
            
            
              il tradimento dell’unico
            
            
              rapporto vero
            
            
              tra eletto ed elettore
            
            
              
                L’OPINIONE delle Libertà
              
            
            
              SABATO 18 AGOSTO 2012
            
            
              
                4