Page 4 - Opinione del 14-9-2012

di
SERGIO MENICUCCI
omenica pomeriggio niente
immagini dei gol di serie A
in anteprima sulla storica tra-
smissione Rai
90
° minuto
.
E niente spazi e immagini da-
gli stadi, dagli spalti, degli stri-
scioni, dei tifosi per l’altra tra-
smissione di successo
Quelli che
il calcio
,
inventata da Marino
Bartoletti.
Una debacle per l’azienda di
viale Mazzini dall’asta sui diritti
televisivi per la trasmissione in
esclusiva delle prime immagini
del campionato della massima di-
visione.
La Rai è stata battuta da Sky
che utilizzerà il canale in chiaro
Cielo
visibile sul digitale terrestre
e sul
bouquet
satellitare della
pay
tv
dell’australiano Rupert Mur-
dock che controlla un impero di
media che si estende dagli Usa(
Fox
,
The Wall Street Journal
)
all’Inghilterra (
The Times
,
The
Sun
,
British Sky
)
all’India (
Har-
per Collins
),
dall’Italia (Sky Ita-
lia) all’Australia dove sono suoi
150
giornali.
Un fine settimana da incubo
per i nuovi vertici di viale Maz-
zini (Anna Maria Tarantola ar-
rivata dalla Banca d’Italia e Su-
bitosi da Wim) costretti a
chiedere scusa alla pluricampio-
nessa di scherma e oro a Londra
D
Valentina Vezzali non invitata al-
la conferenza stampa post Miss
Italia pur essendo presente a
Montecatini ospite “senza getto-
ne” e a subire i rimbrotti di Su-
perpippo Baudo rientrato con
Il
viaggio
su Raitre secondo il qua-
le dietro il mancato spostamento
della puntata programmata per
la serata delle miss ci sarebbero
manovre per farlo fuori”.
Nessun retroscena per la
sconfitta sui diritti tv per il pros-
simo triennio 2012-15. Il pac-
chetto è stato venduto dalla Lega
calcio per circa 3,2 milioni l’an-
no che aggiunti ai proventi di
tutti gli altri diritti raggiunge così
l’obiettivo del presidente Mauri-
zio Beretta del miliardo di euro
l’anno da distribuire alle varie
società.
La Rai si consola con il pac-
chetto “6B” che gli consente di
partire con
90
° minuto
alle
18.15,
quando però i tifosi han-
no già visto le immagini, tre
quarti dopo la fine delle partite,
in un’altra rete, quella guidata
da Andrea Scrosati che sta cre-
scendo di
share
in appena un an-
no e mezzo di trasmissioni.
Mediaset, con la sua politica
al risparmio imposta dal vicepre-
sidente Piersilvio Berlusconi, ha
rilevato i diritti non in esclusiva
dalle ore 23.30.
La Rai sarà costretta poi a su-
bire la concorrenza nel primo
pomeriggio di domenica dal ri-
torno dell’ex conduttrice Rai per
10
anni Simona Ventura volto
dal 2011 della Sky generalista
che oltre a
X Factor
proporrà un
programma simile a quello sto-
rico dell’azienda pubblica con-
dotto l’anno scorso dall’ex miss
Italia Corbello.
Il declassamento di
90
° minu-
to
,
anche se il direttore Eugenio
De Paoli ha tentato di minimiz-
zare la sconfitta, amareggia spor-
tivi, giornalisti e studiosi di tele-
visione. Il programma, con il
titolo
Novantesimo Minuto
,
fu
lanciato il 27 settembre 1970 da
Maurizio Barendson e Paolo Va-
lenti con la collaborazione di Re-
mo Pascucci mentre alla Radio a
Tutto il calcio minuto per minuto
furoreggiavano Enrico Ameri,
Sandro Ciotti coordinati da Gu-
glielmo Moretti, Bartolucci, Gil-
berto Evangelisti.
I giornalisti della trasmissione
sono diventati “mitici”, hanno
inventato un linguaggio televisi-
vo. Il merito è stato quello di
aver fatto conoscere il calcio al
grande pubblico, diventando un
appuntamento fisso per milioni
di teleascoltatori, rendendo il
programma un fatto di costume.
La sconfitta di 90° minuto è
un pezzo di storia Rai che se ne
va.
II
POLITICA
II
LaRai perde il calcio in chiaro
Partirà in ritardo90°minuto
Facebook impazza
tra i pmdi Palermo
Il Pdl non ha idee,ma in giro non c’è di meglio
a politica liquida o “liquidata”?
Nel caso del movimento di Gril-
lo, sono vere entrambe le accezioni.
Il comico, infatti, sta nella rete, pe-
scando a strascico nella immensa ri-
serva di voti degli scontenti, degli
astinenti/astenuti” e dei politica-
mente incazzati, che hanno votato
in passato i partiti presenti in Par-
lamento. Naviga il comico nella flui-
dità delle emozioni, che vanno e
vengono sul suo e negli altri “blog”,
distruggendo con le sue intemerate
tutto il patrimonio biologico/intel-
lettuale che si è depositato nei con-
tenitori partici della Prima e Secon-
da repubblica. Idem fa Di Pietro. Il
giovane” Renzi opera alla stessa
maniera, arando i campi aridi di
una sinistra che, smarrito l’antiber-
lusconismo unificante, ha perduto
ogni riferimento cardinale sul suo
divenire. Già: e il Pdl? Ernesto Galli
della Loggia, sul
Corsera
del 12 set-
tembre scorso, si chiede se sia vivo
e su quali “gambe” politiche si muo-
va. Ma la risposta è ovvia, da en-
trambe le parti. Nessuno azzarda,
né dall’uno né dall’altro campo, di
smarcarsi” dagli azionisti di rife-
rimento (Berlusconi e Bersani, ov-
vero B.B., in sigla), per timore di
perdere tutte le residue chance di
rielezione “a legge elettorale inva-
riata”. Ovvero, “viva il Porcellum”
(
dove, ricordiamo, le liste sono con-
fezionate -a livello nazionale- dalle
segreterie dei partiti, Udc, Sel e Idv
compresi) se fa sopravvivere tutti
noi.
Tutti si chiedono: e Berlusconi
dov’è? Secondo alcuni, sarebbe in-
L
tento quotidianamente a sfogliare
la margherita dolente dei sondaggi,
per capire se scendere in pista con
una qualche novità politica, o aspet-
tare che nell’acido del suo impene-
trabile silenzio si sciolgano le am-
bizioni di Monti e Renzi. Il primo
reo confesso” del fallito rilancio
della ripresa economica italiana. Il
secondo grande rottamatore dei fer-
rivecchi che si sono accumulati negli
anni nei depositi parlamentari del
Pd. La cosa divertente è che chiun-
que, per vincere, deve allearsi con
qualcuno dei propri “simili”. Il pro-
blema, però, è esattamente questo:
chi sono quelli che si assomigliano?
Nel caso del Pdl, come la mettiamo
con l’ex alleato Lega Nord (Fini è
definitivamente fuori gioco), che so-
stiene la follia dell’euro delle Regio-
ni, quando sono proprio queste ul-
time a far sballare i conti pubblici
dell’Italia? O l’Udc di Casini, che si
è già venduta l’anima a Monti pre-
mier dopo il 2013, pur di non ritro-
varselo alla presidenza della Repub-
blica, alla quale il già delfino di For-
lani aspira più di ogni altra cosa?
Ma, dall’altra parte, in casa Pd, che
c’è di così appetibile? Vendola, forse,
che gli farebbe perdere una monta-
gna di voti, rispetto ai simpatizzanti
bianco/rosa”, che vedono come il
diavolo in persona i matrimoni tra
persone dello stesso sesso?
Ancora: Di Pietro si potrebbe
mai, un giorno, sposare con Bersani
e Renzi, per non parlare poi della
presentabilità di vecchi cacicchi del
calibro di D’Alema, Veltroni, Bindi,
che approfittano della sponda del
Quirinale per esorcizzare l’ex sim-
bolo di Mani pulite? E quando, tutti
costoro, prenderanno atto delle fol-
goranti dichiarazioni del Ministro
di Giustizia, Claudio Martelli, al-
l’epoca del governo Craxi, che ha
denunciato in Commissione parla-
mentare Scalfaro, Mancino, Conso
e il Capo della polizia Parisi, come
il gruppo coeso di potere che decise
di “trattare” con la mafia, attenuan-
do i rigori del carcere duro per i
boss? Chiedo: non sembra evidente
a tutti che siamo nell’imminenza di
clamorose discese in campo (vedi la
presentazione di liste civiche per la
moralizzazione del paese), come
quella del sostituto procuratore In-
groia, rafforzato dalla eclatante ri-
chiesta di
impeachment
avanzata da
Taormina. O di un Matteo Renzi a
briglie sciolte, che chieda consensi
per realizzare il suo programma del-
la Leopolda?
Sapete chi vincerà le elezioni?
Colui che proporrà agli elettori un
referendum abrogativo della legge
di ratifica del
fiscal compact
,
che ri-
forma i precedenti trattati europei
in materia. Ovvero, che proponga
in alternativa il rifiuto della modifica
costituzionale susseguente, per l’in-
troduzione dell’obbligo del pareggio
di bilancio. Poi, occorrerà davvero
affrontare in campagna elettorale
il nodo della
spending review
.
Qual-
cuno deve pur dire al Paese che i ri-
sparmi seri si ottengono facendo pa-
gare alle Regioni e agli Enti locali
inefficienti e spreconi un prezzo po-
litico salatissimo, obbligandoli per
legge a chiedere ai loro cittadini di
colmare, con l’aumento delle tasse
locali, il deficit di bilancio dovuto
allo scostamento registrato, rispetto
ai costi-standard per servizio pub-
blico fissati a livello a nazionale. E,
poi: vogliamo, o no, restare nell’eu-
ro? E, in caso negativo, con che cosa
lo sostituiamo?
MAURIZIO BONANNI
altro giorno leggi l’Ansa e
vieni a sapere che il dottor
Cesare Vincenti, presidente della
sezione Gip del tribunale di Pa-
lermo, ha emesso una circolare
con la quale ha invitato i giudici
della sezione «a usare in modo
opportuno Facebook e ad evitare
contatti con organi di stampa».
Sempre a leggere l’agenzia, se-
condo Vincenti, «appare assolu-
tamente inopportuno interloqui-
re su Facebook o altri
social
network
su tematiche non di ca-
rattere privato o comunque ri-
conducibili a questioni di ufficio.
Invito pertanto tutti – conclude
il dottor Vincenti – a modelli di
comportamento improntati al
massimo riserbo».
Sembrerebbe quasi che ci sia
qualche gip che si diletti a fre-
quentare i
social network
,
non
solo a fini privati (libero di farlo,
ci mancherebbe pure…), ma an-
che per tematiche che potrebbero
essere “comunque riconducibili
a questioni di ufficio».
Ma vi sembra normale? I col-
leghi del
Fatto Quotidiano
sicu-
ramente indagheranno su quanto
indicato dal Presidente Vincen-
ti.
Intanto a noi viene in mente
quando si dice la casualità – il
procuratore Messineo che, dopo
il servizio pubblicato da Panora-
ma sulla presunta trattativa sta-
L’
to-mafia ebbe a dire che le noti-
zie pubblicate di certo non po-
tevano essere uscite «dalla Pro-
cura di Palermo che difficilmente
avrebbe usato un settimanale co-
me
Panorama
,
pur legittimamen-
te, ma mai molto tenero con la
stessa». Insomma, Facebook o
testate amiche”, qualunque
strumento va bene per non te-
nersi stretto il cosiddetto riser-
bo.
È come se Berlusconi fosse in-
terrogato, neppure come impu-
tato e quindi senza avvocati, da
alcuni magistrati e poi alcune
battute’ intercorse in quell’in-
terrogatorio venissero riportate,
quasi nell’immediato, dalle testa-
te amiche di certo non del Cava-
liere.
Eppure è successo anche que-
sto… Chi mai, ohibò, avrà for-
nito agli amici quei particolari
pur non importanti ai fini pro-
cessuali?
Ma a noi, semplici cittadini
sicuramente non in grado di
eguagliare Marco Travaglio e so-
ci nell’interpretazione del pen-
siero di certi pm, ci sarebbe suf-
ficiente sapere (dopo più di
vent’anni di indagini) una sola
cosa, quella che, nella nostra mo-
destia, riteniamo la più impor-
tante: chi è stato ad uccidere il
giudice Borsellino?
GIANLUCA PERRICONE
L’OPINIONE delle Libertà
VENERDÌ 14 SETTEMBRE 2012
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