di
LUCA PAUTASSO
mmaginate una città grande quanto Bolo-
gna, Firenze o addirittura Genova, i cui
abitanti rischino da un giorno all’altro di tro-
varsi senza lavoro e senza più alcun reddito:
è esattamente il rischio che sta correndo l’Ita-
lia in questo ultimo scorcio di 2012.
Nel secondo semestre di quest’anno, in-
fatti, il nostro paese rischia di perdere
202.000
posti di lavoro. Oltre 200mila fa-
miglie in mezzo a una strada. È quanto ri-
porta l’ultima stima elaborata dalla Cgia di
Mestre incrociando i dati occupazionali dif-
fusi dall’Istat e quelli pubblicati dall’associa-
zione Prometeia, specializzata nelle previsioni
sull’economia italiana ed internazionale.
E tra i posti di lavoro in via di estinzione,
fa sapere la Cgia, ben 172.000 sono in forza
tra le piccole e medie imprese.
«
Premesso che negli ultimi quattro anni
la variazione dei posti di lavoro riferiti alla
seconda parte dell’anno è sempre stata ne-
gativa – dichiara Giuseppe Bortolussi, segre-
tario della Cgia – la stima riferita al 2012 è
comunque peggiore solo al dato di consun-
tivo riferito al 2009. Purtroppo – prosegue
Bortolussi – in queste ore non si sta consu-
mando solo la drammatica situazione dei la-
voratori dell’Alcoa o dei minatori del Car-
bosulcis, ma anche quella di decine e decine
di migliaia di addetti delle pmi che rischiano
di rimanere senza lavoro».
Ma il rischio di un tracollo delle piccole
e medie imprese nazionali, fanno sapere dalla
Cgia, è ancora più pericoloso della chiusura
delle grandi aziende, e può concretamente di
rivelarsi in un male senza possibilità di rime-
I
dio alcuno: «Le ristrutturazioni industriali
avvenute negli anni ’70, ’80 e nei primi anni
’90
presentavano un denominatore comune.
Chi veniva espulso dalle grandi imprese spes-
so rientrava nel mercato del lavoro perché
assunto in una pmi» spiega infatti Giuseppe
Bortolussi. «Oggi anche queste ultime sono
in difficoltà e non ce la fanno più a creare
nuovi posti di lavoro».
Che fare? Prima di tutto, il governo deve
accelerare il più possibile nella risoluzione
delle carenze endemiche che caratterizzano
il sistema-Italia: fisco soffocante, difficoltà di
accesso al credito, senza dimenticare i fami-
gerati ritardi accumulati dallo stato nei pa-
gamenti alle aziende che hanno lavorato per
la pubblica amministrazione. Un debito che
ha raggiunto quota 70miliardi di euro, 90
secondo le stime meno ottimistiche.
Ed è proprio all’esecutivo che la Cgia lan-
cia il suo appello: «Per ridare slancio alle pic-
cole realtà imprenditoriali che continuano
ad essere l’asse portante della nostra econo-
mia diventa determinante recepire in tempi
brevissimi la Direttiva europea contro il ri-
tardo dei pagamenti, per garantire una cer-
tezza economica a chi, attualmente, viene pa-
gato mediamente dopo 120/180 giorni
dall’emissione della fattura. Bisogna trovare
il modo per agevolarne l’accesso al credito,
altrimenti l’assenza di liquidità rischia di but-
tarle fuori mercato. Infine, bisogna alleggerire
il carico fiscale premiando anche i lavoratori
dipendenti, altrimenti sarà estremamente dif-
ficile far ripartire i consumi interni».
Altrimenti gli scenari apocalittici che pro-
spettano le previsioni di oggi diventeranno
inesorabilmente la realtà di domani.
II
POLITICA
II
200
mila posti a rischio
entro la fine dell’anno
Renzi fa l’americano
ma parla da“ciellino”
La patrimonialemascherata che soffoca le famiglie
d è di nuovo tempo di Imu, la
nuova imposta sulla casa do-
po la prima rata versata a giugno.
Lunedì prossimo, 17 settembre
scadono i termini per pagare la
seconda da parte di chi abbia scel-
to la formula in tre rate. Sono in
realtà in pochi, soltanto un con-
tribuente su venti, per tutti gli al-
tri se ne riparlerà a dicembre.
Non ci saranno questa volta gli
assalti ai Caaf, i centri di assisten-
za fiscale come avvenne tre mesi
fa al debutto dell’Imu, questo per-
ché il 95% dei contribuenti hanno
scelto di pagare in due rate, a giu-
gno e a dicembre. La scadenza di
lunedì prossimo riguarda quindi
soltanto il 5 % che ha scelto le tre
rate; la prima a giugno, la secon-
da ora e l’ultima a dicembre, co-
me tutti gli altri. Non si dovreb-
bero neppure incontrare problemi
per il versamento. Il modulo da
compilare è sempre lo stesso,
l’F24 semplificato disponibile su
Internet, in banca e negli uffici
postali e anche l’importo è quello
che ognuno ha già dovuto calco-
lare a giugno pari al 33% dell’ali-
quota nazionale. Le cose si com-
plicheranno invece a dicembre
quando andrà aggiunto alla rata
finale anche il conguaglio dovuto
alla aliquota aggiuntiva che ogni
singolo comune avrà deciso di ap-
plicare. La maggior parte dei co-
muni l’hanno già deliberata. A To-
rino per esempio si salirà al
5,8
xmille ad Alessandria per le
note vicissitudini di bilancio, al 6
per mille. Ma ogni comune può
E
ancora modificarla fino al 31 ot-
tobre data ultima per l’approva-
zione del bilancio 2012. L’impor-
to definitivo dell’Imu in sostanza
potremo calcolarlo con certezza
soltanto all’inizio di novembre.
La casa non è più dolce secondo
il motto classicamente italiano,
ma comincia ad essere maledetta.
Dopo una vita di lavoro, a volte
anche a metà per i più fortunati,
qualcuno poteva dire finalmente
ho un bene e questo non me lo
tocca più nessuno e lo posso la-
sciare eventualmente ai miei figli.
Questo bene parla di me perché
l’ho costruito piano piano con i
miei sacrifici è un bene che in
qualche modo mi rappresenta, è
un mio patrimonio che mi sono
costruito tutta la vita. e che quin-
di mi dà serenità. Ma cominciamo
a fare un po’ di conti. Quanto mi
è costata? Se l’ho pagata tot mi è
costata il doppio per le tasse già
versate allo stato. Forse potrebbe
bastare si potrebbe pensare o
dobbiamo ancora caricare la casa
ulteriormente di altre spese? È
questo il punto. Supplemento
Imu, mutuo, aggiornamento della
rendita catastale: i beni mobili
possono sfuggire quelli immobili
no e così se una volta nei momen-
ti di crisi tutti si aggrappavano al
mattone ora non più. Nella casa
le famiglie hanno investito il 60%
della loro ricchezza e quella ric-
chezza viene colpita senza pietà.
L’Imu costa in media 405 euro a
famiglia. A Milano si arriva a 806
euro. A Bologna addirittura a 879
euro. Al costo diretto bisogna poi
aggiungere quello indiretto. Di
tassa in tassa infatti il bene si de-
prezza. Nel 2012 gli immobili ita-
liani hanno perso il 10 % del loro
valore e gli esperti annunciano
che nel 2013 perderanno almeno
un altro 7%. Mettere i soldi nella
casa è sempre stato considerato
un investimento sicuro ora non
più. Alcune famiglie non hanno
più soldi per pagare il mutuo. Il
30%
del reddito di ogni famiglia
viene assorbito dall’ipoteca.
Nell’ultimo anno i tassi sui mutui
sono cresciuti di 103 punti base
senza contare l’aumento di tutto
ciò che è collegato alla casa: luce
+21%, gas +11%, rifiuti +11%. I
ragazzi sono ancora a casa dei ge-
nitori non potendo andare sotto
i ponti. Una volta tutti gli italiani
sognavano una casa, ora non più.
E mentre gli italiani vedono il va-
lore dei beni immobili sciogliersi,
nei palazzi discutono, parlano,
tassano come al solito, tanto che
importa per chi abita nel palazzo
la casa non è mai un problema.
Chi l’ha avuta in eredità a Mon-
tecarlo come Fini, chi pagata a
sua insaputa come Scajola, chi è
con affitti irrisori come D’Alema.
Da Tremonti a Calderoli, da
D’Antoni alla Polverini, alla com-
pagna del sindaco di Milano Pi-
sapia, non c’è potente che non ab-
bia avuto qualche mattone in
favore. Gli italiani si strozzano
per l’Imu e a loro guarda caso ca-
pitano sempre dimore con annessi
privilegi. Al di là dei numeri che
abbiamo sciorinato, vi sono delle
storie di vita, c’è una sofferenza.
Un milione e seicento mila sono
le case ipotecate in Italia, e quan-
do c’è un ammalato grave come
il nostro paese, non si può conti-
nuare a fare salassi e a togliergli
il sangue, lo si fa morire. L’Imu è
la tassa più odiata dagli italiani
visto che l’85% è proprietario di
case. Oggi avere la casa significa
essere schiavo di questa, solo spe-
se e tasse. La situazione è vera-
mente drammatica, le famiglie
stanno malissimo e le abbiamo
ancora caricati con questa tassa,
che contribuisce a far andare il lo-
ro bilancio in rosso. Inoltre c’è da
preoccuparsi non solo per l’Imu
che si paga in maniera diretta. Il
problema vero è che ci sarà una
ulteriore ricaduta dovuta a questa
tassa. Chi fa commercio, chi fa ar-
tigianato, chi fa impresa pagando
l’Imu sarà costretto ad aumentare
le tariffe e i prezzi, per evitare la
chiusura della propria attività. Al-
lora siccome la manovra è attorno
ai 21 miliardi di euro, è stato cal-
colato che questo inciderà oltre a
quei 405 euro, già dichiarati so-
pra, anche per ulteriori 207 euro
che sono le ricadute che prezzi e
le tariffe avranno sulle famiglie
ed inoltre si parla di raddoppiare
la tassa a dicembre. L’Imu sulla
prima casa è immorale perché il
frutto di sacrifici di chi magari
non va in vacanza per trent’anni
e mette via due soldi per lasciare
qualcosa ai figli. Sulla prima casa
e i negozi è una rapina di stato.
Inoltre non dimentichiamo che
nelle zone terremotate chi ha an-
cora la casa ed il negozio inagibile
dovrà pagare. E questo è una ver-
gogna è una follia.
VITO PIEPOLI
Lunedì prossimo,
scadono i termini
per pagare la seconda
rata dell’imposta
Nella casa gli italiani
hanno investito il 60%
della loro ricchezza. Ora
viene colpita senza pietà
na cosa è certa. Il leader del Pd girerà
con cravatta e maniche di camicia ar-
rotolate fino al gomito. Dopo la campagna
per il tesseramento di Pier Luigi Bersani,
anche Matteo Renzi sceglie un look senza
giacca per lanciare quella che descrive come
«
una candidatura per la guida dell’Italia».
Non si tratta solo di sfidare il segretario
per il controllo del partito, dunque. Il sin-
daco di Firenze imposta la propria come
una sfida trasversale, che punta più a con-
quistare l’opinione pubblica che non a mo-
dificare gli assetti del Palazzo. A Verona ha
voluto un palco all’americana, privo di qua-
lunque simbolo di partito, per un esordio
impastato di un eloquio estraneo al patri-
monio genetico del paese: richiami alla po-
litica come amore per il paese in cui si vive,
l’insistenza sul valore della famiglia e sulla
sfida educativa che attende la sua genera-
zione, il richiamo al capitale umano. Tutte
parole chiave nel lessico della composita
galassia di Comunione e Liberazione, forse
non a caso sospettata di aver dato una ma-
no a Renzi nel 2009, nelle primarie fioren-
tine che sancirono l’alba della traiettoria
politica che lo ha portato ieri a Verona. Che
Renzi voglia allargare la platea potenziale
che potrebbe sostenerlo, non è un mistero.
La sua è una scommessa che fa leva sia sul-
lo scontento che serpeggia all’interno del
partito nei confronti della dirigenza, sia sul-
la voglia complessiva di novità da parte
dell’intero elettorato. «Non ho paura di
prendere voti di chi ha è di centrodestra»,
ha ammesso esplicitamente il rottamatore.
Dovendo specificare che la sua è una spe-
ranza riferita alle elezioni politiche, non di
U
certo alle primarie. Un distinguo a mezza
bocca, per evitare che la direzione nazionale
dei Democratici elabori un regolamento re-
strittivo al punto da farle sembrare una sor-
ta di congresso degli iscritti. Una dirigenza
che ha subito la consueta staffilata: «Ven-
ticinque anni fa eravamo senza telefonini
–
ha spiegato Renzi - c’era l’Unione sovie-
tica, anche i loghi dei partiti erano diversi
da quelli di oggi, mentre i leader no, sono
gli stessi che c’erano allora». Critica sui
contenuti anche Nichi Vendola, l’altro com-
petitor nella battaglia delle primarie: «Il
suo è un modello politico e culturale con
il quale la sinistra non vincerà mai». E per
far tacere sul nascere le critiche che lo ac-
cusano di essere privo di contenuti, ha an-
nunciato una “Civil Partnership” per le cop-
pie omosessuali nei primi 100 giorni di
governo, oltre al passaggio «in 5 anni dal
126
° posto in classifica della giustizia civile,
come il Gabon, ai primi 30», e a quello sul-
le scuole primarie, per il quale immagina
di uniformare il paese «al modello Reggio
Emilia. L’unico scivolone nella goffa difesa
dello slogan scelto per il suo viaggio per
l’Italia. “Adesso” aveva già contraddistinto
la sfortunata campagna che oppose Dario
Franceschini a Bersani per la guida del par-
tito. Una battaglia talmente irrilevante che
il sindaco l’ha liquidata con una battuta:
«
Non ce n’eravamo neppure accorti». Non
certo un bel complimento per il rampante
staff che ne cura la campagna. Primo fra
tutti il responsabile della comunicazione,
Giorgio Gori. Il suo defilamento potrebbe
non essere un caso.
PIETRO SALVATORI
L’OPINIONE delle Libertà
VENERDÌ 14 SETTEMBRE 2012
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