tichettare Mitt Romney come il John
Kerry dei repubblicani non è una tro-
vata originale, ci hanno già pensato in tan-
ti. Entrambi moderati, entrambi con alle
spalle una carriera politica costruita nel
Massachusetts, entrambi multimilionari
ed entrambi chiamati in momenti diversi
a sfidare un presidente in carica abbastan-
za debole da essere battibile, con il com-
pito di portargli via voti al centro. Come
paragone non è dei migliori perché Kerry
la sua elezione la perse. La lista delle simi-
litudini in questi giorni tende ad allungarsi.
Secondo alcuni Romney, come Kerry
nel 2004, è uscito dalla fase delle conven-
tion con meno credibili-
tà nel ruolo di comman-
der in chief. Non aver
citato le truppe e la
guerra in Afghanistan
nel suo
acceptance spe-
ech
è parso ad alcuni
uno scivolone in un mo-
mento in cui Obama
può rivendicare l’ucci-
sione di Bin Laden, sot-
tolineare che l’accoppia-
ta Romney-Ryan è
digiuna di esperienza in
politica estera e nella ge-
stione di situazioni che
fanno parte della vita quotidiana di un co-
mandante in capo. Lo stato della gara non
è identico a quello di otto anni fa, ma le
similitudini non mancano. In entrambi i
casi l’equilibrio del mese di agosto è stato
rotto nella seconda settimana di settembre
da un chiaro balzo in avanti del presidente
E
in carica. Le somiglianze però potrebbero
fermarsi qui: la distanza che si è aperta tra
i candidati è al momento meno ampia di
quella del 2004 e soprattutto è improba-
bile che la politica estera abbia lo stesso
peso che ebbe nel 2004. Ma se è vero che
le notizie che vengono dalla Libia, hanno
spostato l’attenzione fuori dai confini, è
anche vero che stavolta è la linea di Oba-
ma ad essere messa in discussione. E allora
resta da vedere se il
bounce
post conven-
tion di Obama possa avere effetti oltre la
prossima settimana o se sia invece desti-
nato a sgonfiarsi con l’avvicinarsi del pri-
mo dibattito, fissato per il 3 ottobre. Karl
Rove parla di una parti-
ta aperta in Ohio e regi-
stra miglioramenti di
Romney in Florida,
North Carolina, New
Mexico e New Jersey.
Sul fronte nazionale
la situazione non è delle
più stabili anche se
Romney non è in testa
in nessun sondaggio da
ormai una settimana.
C’è però chi, come Ra-
smussen, parla senza
mezzi termini di “boun-
ce finito” riportando gli
sfidanti su livelli pre-convention (Obama
+1, con Romney addirittura in vantaggio
48
a 47 se si contano gli indecisi) e chi, co-
me Gallup, pare aver messo il pilota auto-
matico nella direzione opposta (ieri siamo
arrivati a Obama +7).
awhiteavenue.blogspot.it
l comprensibile entusiasmo per la sentenza
della Corte di Giustizia Europea che di fat-
to autorizza anche in Italia le semine delle
varietà geneticamente modificate iscritte al
catalogo comune europeo, non dovrebbe far
perdere di vista che in ogni caso l’Ue è e ri-
mane l’area in cui gli Ogm trovano sul loro
cammino i maggiori e più disparati ostacoli,
a cominciare da una legislazione che ne rende
la diffusione pressocché impossibile. Dato
che stiamo parlando di quello che ancora og-
gi è il mercato più ricco del pianeta, le con-
seguenze globali sono notevoli, anche se spes-
so dimenticate. Ce le ricorda puntualmente
Drew Kershen su Biofortified, in un articolo
dove illustra efficacemente
quelli che a suo avviso so-
no i meccanismi attraver-
so i quali le fobie anti-
scientifiche
europee
inaspriscono pesantemen-
te le crisi alimentari glo-
bali: «L’Unione europea e
i suoi stati membri hanno
approvato la commercia-
lizzazione di una sola va-
rietà geneticamente mo-
dificata. Diversi paesi
vietano anche questa col-
tura utilizzando giustifi-
cazioni scientificamente
fasulle per giustificare la loro fobia tecnolo-
gica. Di conseguenza, gli agricoltori europei
non sono autorizzati a utilizzare i semi mi-
gliori disponibili per le loro produzioni».
Questo fa sì che l’Europa deliberatamente
sceglie di non produrre una parte considere-
vole del proprio fabbisogno di cibo e di pro-
I
dotti per l’alimentazione animale, pur essendo
nelle condizioni di farlo, e qui veniamo alla
prima conseguenza dato che in questa situa-
zione l’Europa non soffre la fame: «L’Europa
compensa le sue rese ridotte importando cibo
proveniente da altri paesi. Ma gli importatori
europei, che riflettono la stessa fobia tecno-
logica, spesso richiedono che il cibo impor-
tato sia prodotto senza semi geneticamente
modificati. Così gli agricoltori di altri paesi
perdono un maggiore rendimento e, a secon-
da se un premio viene pagato o meno dagli
importatori europei, il reddito supplementare
derivante dalla coltivazione delle varietà mo-
dificate». In parole povere, e sono quelle che
usa efficacemente Ker-
shen, l’Europa esporta
negli altri paesi il deficit
alimentare che si è au-
toinflitta, cosa che può
diventare particolarmen-
te pesante nelle nazioni
in via di sviluppo: «La
fobia tecnologica euro-
pea è più profonda a li-
vello politico. L’Europa
finanzia programmi di
formazione in materia di
colture geneticamente
modificate che sollecita-
no l’adozione del model-
lo regolamentare europeo. Implicito in que-
sti programmi è che le nazioni in via di
sviluppo perderanno l’accesso ai mercati
europei di alimenti a meno che non si ade-
guino alle disposizioni europee».
GIORDANO MASINI
lavalledelsiele.com
Una piccola conquista
per un’Europa antiOgm
L’Unione resta l’area
in cui gli organismi
geneticamente
modificati incontrano
più ostacoli, soprattutto
per una legislazione
che ostacola fortemente
la loro diffusione
Romney rishia la fine
che fece Kerry nel 2004
Resta da vedere
se il bounce di Obama
post convention avrà
effetti oltre la prossima
settimana o se sarà
destinato a sgonfiarsi
con l’avvicinarsi
dei dibattiti televisivi
L’OPINIONE delle Libertà
VENERDÌ 14 SETTEMBRE 2012
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