Direttore ARTURO DIACONALE
        
        
          Fondato nel 1847 - Anno XVIII  N.32 - Euro 1,00
        
        
          DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1 - DCB - Roma / Tariffa ROC Poste Italiane Spa Spedizione in Abb. postale
        
        
          Venerdì 8 Febbraio 2013
        
        
          delle Libertà
        
        
          
            SuVendola il clamorosoautogol diMonti eBersani
          
        
        
          on è un nuovo Ulivo. È un
        
        
          nuovo Ulivetto. Dove al po-
        
        
          sto dei Diliberto, Pecoraro Scanio,
        
        
          Turigliatto e Bertinotti c’è solo
        
        
          Vendola. Ma il risultato è lo stes-
        
        
          so. Qualunque coalizione di go-
        
        
          verno possa essere formata dal-
        
        
          l’Ulivetto avrà, comunque, la
        
        
          stessa sorte capitata all’Ulivo di
        
        
          Romano Prodi: l’esplosione in
        
        
          mille pezzi.
        
        
          Il messaggio che le recenti po-
        
        
          lemiche tra Monti e Bersani sulla
        
        
          accettabilità o meno di Sinistra e
        
        
          Libertà in una coalizione di go-
        
        
          verno formata dai centristi e dal
        
        
          Pd rivolgono inconsapevolmente
        
        
          verso il corpo elettorale è fin
        
        
          
            N
          
        
        
          troppo chiaro. L’ipotesi di una al-
        
        
          leanza che parta da Casini ed ar-
        
        
          rivi fino a Vendola non solo è del
        
        
          tutto realistica ma se anche po-
        
        
          tesse in qualche modo concretiz-
        
        
          zarsi produrrebbe solo sconquassi
        
        
          ed ingovernabilità. Non a caso
        
        
          Monti invita Bersani e sbarazzarsi
        
        
          prima possibile del suo inaccet-
        
        
          tabile alleato. Perché si rende con-
        
        
          to che l’unico modo di assicurare
        
        
          la sopravvivenza di un governo
        
        
          caratterizzato dalla presenza
        
        
          dell’Ulivetto sarebbe quello di
        
        
          non prendere alcuna iniziativa di
        
        
          stampo riformista. Al primo sen-
        
        
          tore di una qualche riforma non
        
        
          fittizia ma reale la coalizione go-
        
        
          vernativa salterebbe per aria. Ed
        
        
          agli occhi di quell’Europa del
        
        
          Nord a cui il Professore tiene tan-
        
        
          to, il responsabile del botto de-
        
        
          stinato a provocare l’ingoverna-
        
        
          bilità del paese sarebbe lo stesso
        
        
          Professore.
        
        
          Ciò che Monti non ha calco-
        
        
          lato, però, è che la sua richiesta
        
        
          a Bersani di affrettarsi a rompere
        
        
          il legame con Sel mette in grave
        
        
          difficoltà il Partito Democratico
        
        
          ed il suo segretario. Come può
        
        
          chi ha vinto le primarie del pro-
        
        
          prio partito grazie all’alleanza
        
        
          con Vendola e che ha puntato sul-
        
        
          lo stesso Vendola per tenere a fre-
        
        
          no la pressione del “nemico a si-
        
        
          nistra” rappresentato da Antonio
        
        
          Ingroia, liberarsi del governatore
        
        
          pugliese senza irritare e deludere
        
        
          una parte del proprio elettorato
        
        
          e regalarlo alla concorrenza dei
        
        
          giustizialisti e di Beppe Grillo?
        
        
          Può anche essere che in cuor
        
        
          suo Bersani arda dalla voglia di
        
        
          scaricare Vendola. Ma se non
        
        
          vuole perdere le elezioni durante
        
        
          lo sprint finale non può fare a
        
        
          meno che difendere a spada tratta
        
        
          il povero Nichi ed annunciare ai
        
        
          quattro venti che non si piegherà
        
        
          mai alla inaccettabile pretesa del
        
        
          Professore. Il risultato di questa
        
        
          recita a soggetto è duplice.
        
        
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            Quella giustizia-lumaca che danneggia i cittadini
          
        
        
          ominciamo dalla notizia che
        
        
          sembra essere sfuggita all’at-
        
        
          tenzione dei giornali. La notizia –
        
        
          ne avrà certamente riferito la stam-
        
        
          pa locale, ma per la “nazionale”
        
        
          non ha avuto rilievo – viene da
        
        
          Trieste. Leggiamo: «Non avevano
        
        
          le mascherine, nessuno li aveva in-
        
        
          formati dei rischi del loro lavoro.
        
        
          Il dramma dell’esposizione al-
        
        
          l’amianto deve registrare un nuovo
        
        
          capitolo giudiziario: la procura del-
        
        
          la Repubblica di Trieste ha concluso
        
        
          le indagini su otto decessi per me-
        
        
          sotelioma pleurico di lavoratori del-
        
        
          la Grandi Motori di Trieste. Quat-
        
        
          tro ex dirigenti dello storico
        
        
          stabilimento del capoluogo giuliano
        
        
          
            C
          
        
        
          sono stati indagati per omicidio col-
        
        
          poso e cooperazione colposa».
        
        
          Cos’è accaduto? Le esposizioni
        
        
          ad amianto degli otto lavoratori de-
        
        
          ceduti, riguardano – pensate! – gli
        
        
          anni che vanno dal 1971 al 2000.
        
        
          Un arco di tempo in cui la Grandi
        
        
          Motori ha cambiato tre volte pro-
        
        
          prietà. Gli avvisi di garanzia riguar-
        
        
          dano il direttore generale della
        
        
          Grandi Motori negli anni 1970 al
        
        
          1977, il presidente e l’amministra-
        
        
          tore delegato dal 1977 al 1984. Al-
        
        
          tre notifiche sono poi andate al di-
        
        
          rettore generale e amministratore
        
        
          delegato di Fincantieri-Divisione
        
        
          Grandi Motori dal 1984 al 1992,
        
        
          e a un componente del consiglio di
        
        
          amministrazione di Fincantieri dal
        
        
          1984 al 1994. La procura contesta
        
        
          di non aver posto in essere misure
        
        
          per la sostituzione dell’amianto, di
        
        
          non aver dotato gli ambienti di la-
        
        
          voro di impianti fissi e mobili per
        
        
          l’aspirazione, di non aver posto
        
        
          l’amianto in ambienti separati.
        
        
          L’inchiesta non è comunque fi-
        
        
          nita. Ora si indaga sulla causa di
        
        
          altri sei decessi simili. Tre sono re-
        
        
          centi, gli altri sono stati riaperti dal
        
        
          giudice per le indagini preliminari
        
        
          alla luce dell’inchiesta della procura,
        
        
          inizialmente erano state archiviate.
        
        
          Non si azzarda alcun pronostico su
        
        
          come questa vicenda finirà. Per vi-
        
        
          cende che risalgono a oltre qua-
        
        
          rant’anni fa, siamo alla conclusione
        
        
          delle indagini; e ce ne vorrà di tem-
        
        
          po per i processi, ammesso che si
        
        
          facciano.
        
        
          Si tratta comunque di una vi-
        
        
          cenda paradigmatica. Per la que-
        
        
          stione in sé e per quello che vi è sot-
        
        
          teso. In Italia ci sono oltre 34mila
        
        
          siti con potenziale contaminazione
        
        
          da amianto e circa 32 milioni di
        
        
          tonnellate di cemento-amianto an-
        
        
          cora da bonificare.
        
        
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          di
        
        
          
            VALTER VECELLIO
          
        
        
          Per le morti di otto
        
        
          lavoratori esposti
        
        
          all’amianto a Trieste,
        
        
          le indagini sono state
        
        
          chiuse solo 42 anni
        
        
          (quarantadue!)
        
        
          dal primo caso
        
        
          e solo 13 anni (tredici!)
        
        
          dall’ultimo. E non si
        
        
          può parlare di amnistia?
        
        
          di
        
        
          
            ARTURO DIACONALE
          
        
        
          Se i sondaggi venissero
        
        
          più o meno confermati,
        
        
          il Pd potrebbe
        
        
          fare maggioranza
        
        
          non con i centristi
        
        
          ma con la sinistra
        
        
          estrema di Ingroia.
        
        
          Magari con l’appoggio
        
        
          esterno (o esplicito)
        
        
          del Movimento 5 Stelle
        
        
          
            FassinaeVendolaall’attaccodiMonti
          
        
        
          K
        
        
          
            «Così ci fa perdere le elezioni.
          
        
        
          
            Se il giochino è quello di annacquarci
          
        
        
          
            glielo faremo saltare». Nichi Vendola non
          
        
        
          
            ci sta. E la sua reazione ai piani post-
          
        
        
          
            elettorali di Pier Luigi Bersani e Monti è
          
        
        
          
            durissima. Il leader di Sel è infuriato con
          
        
        
          
            le ultime uscite berlinesi del segretario
          
        
        
          
            Pd e con le richieste, sempre più pres-
          
        
        
          
            santi, del premier uscente. Il timore è che
          
        
        
          
            l’entrata del centrosinistra nel raggio
          
        
        
          
            d’azione del professore «idrovora», come
          
        
        
          
            lo chiama, finisca per minare il puntello
          
        
        
          
            di sinistra della coalizione. Con il risul-
          
        
        
          
            tato di avvantaggiare Antonio Ingroia e la
          
        
        
          
            sua Rivoluzione Civile e di togliere ap-
          
        
        
          
            peal alla proposta di Sel, già tacciata di
          
        
        
          
            contiguità con i centristi: «Sarebbe un
          
        
        
          
            suicidio per il centrosinistra, non solo
          
        
        
          
            per noi». In suo soccorso, nel momento
          
        
        
          
            di difficoltà, arriva Stefano Fassina. Nella
          
        
        
          
            videochat con i lettori del Corriere.it, il
          
        
        
          
            responsabile economico del Pd, va al
          
        
        
          
            cuore del problema debito di bilancio. E
          
        
        
          
            senza mezzi termini attacca il premier
          
        
        
          
            uscente: «È noto che non raggiunge-
          
        
        
          
            remo il pareggio di Bilancio. Il governo
          
        
        
          
            Monti, anzi, lascia un debito pubblico su-
          
        
        
          
            periore a quello lasciato da Berlusconi».