Una data storica (Video)

mercoledì 5 giugno 2024


La liberalizzazione degli affitti commerciali promossa
da L’Opinione con la richiesta di legge di iniziativa popolare

Non è stato un evento qualsiasi, uno dei tanti che costellano la vita di ogni individuo, ma che difficilmente lasciano traccia nei ricordi. In verità, quello che la Corte di Cassazione ha registrato sarà ricordato tra gli accadimenti che hanno dato il là a rivolgimenti molto più profondi e importanti, destinati quindi a lasciare il segno.

E si dirà un giorno che c’è stato un prima e un dopo, soprattutto che quel “prima” in questo caso lo ha segnato L’Opinione delle Libertà, una testata autorevole che è anche il giornale politico più antico in Italia, che si è fatto promotore, per la prima volta nel nostro Paese, di una iniziativa autenticamente liberale, per la liberalizzazione degli affitti commerciali.

In particolare, ha presentato la richiesta per avviare l’iter per la raccolta delle firme necessarie per proporre al Parlamento di abrogare finalmente la legge dell’equo canone, che da ben 46 anni ingessa un mercato, come quello degli immobili a uso diverso da abitazione, ossia commerciali, artigianali, professionali, alberghieri, che è vitale in una società aperta e libera, che ha scelto l’economia di mercato.

L’iniziativa esprime senza dubbio una coerente applicazione delle teorie economiche e degli insegnamenti dei grandi pensatori della Scuola austriaca, che hanno anche mostrato come fosse deleterio affidare allo Stato la responsabilità della vita economica e sociale delle persone e che occorre altresì guardare non agli effetti immediati ma a quelli a lungo termine di qualsiasi azione politica, che nella maggior parte dei casi si è risolta in rimedi che sono serviti unicamente a peggiorare il problema, anziché risolverlo.

Oggi più che mai è pertanto necessario e indilazionabile provvedere alla richiesta di rimozione della richiamata legge del 1978, che ha rappresentato il frutto di un interventismo ancorato a posizioni ideologicamente molto nette – avverse a proprietà e contratto – e sul piano politico-governativo a un consociativismo incerto, moderato e compromissorio, sostanzialmente adagiato su tesi socialiste, oltre che su teorie economiche piuttosto ingenue e certamente irrealistiche. Sulla base di ciò, siffatta interferenza della mano pubblica, con il pretesto di introdurre “l’equità” nel rapporto negoziale e di proteggere i conduttori, ha finito per danneggiarli, bloccando le locazioni e paralizzando l’edilizia, eliminando la concorrenza e sbarrando la strada a proprietari, investitori e costruttori che meglio sanno incontrare i gusti e le preferenze dei conduttori-consumatori.

Si restituirebbe così a ogni parte di scegliere liberamente l’assetto che meglio risponde ai suoi interessi, che in controluce mette in evidenza la libertà di aderire o meno alle condizioni della sua controparte e di perfezionare il contratto seguendo unicamente i modi del mercato, con patti e condizioni fissati volontariamente. In questa situazione, lo scambio è fatto in termini che porta beneficio a tutti quanti vi prendano parte. Il che equivale pure a dire che quanto emerge nel mercato grazie alle libere intese sottoscritte dai contraenti legittimi non è mai ingiusto.

Si restituirebbe altresì proprio al mercato il ruolo che gli compete, ossia di processo determinato dalle tante interazioni tra individui che operano per raggiungere i propri fini, cooperando nella divisione del lavoro e ai dati rilevanti trasmessi dal sistema dei prezzi al suo interno, il quale è lo specchio della totalità dei rapporti di scambio avvenuti nelle interazioni tra chi acquista e chi vende.

Tanto con la consapevolezza che, come ha ammonito Luigi Einaudi: “Chi non voglia trasformare la società intera in una immensa caserma o in un reclusorio deve riconoscere che il mercato, il quale raggiunge automaticamente il risultato di indirizzare la produzione e di soddisfare alla domanda effettiva dei consumatori, è un meccanismo che non può essere alla leggera fracassato per vedere, come fanno i bambini con i giocattoli, come è fatto dentro. Esso merita invece di essere studiato attentamente per essere a poco a poco perfezionato”.


di Sandro Scoppa