martedì 16 gennaio 2024
In un campo di calcio turco è bastato un polso fasciato, con impressi dei “numeri significativi”, mostrato da un calciatore durante una partita, per sollevare odio e proteste in tutto il Paese e non solo. Il giocatore di calcio israeliano che milita con la squadra turca Antalyaspor, Sagiv Jehezkel, 28 anni, è stato espulso dalla sua equipe per aver mostrato sul polso fasciato, la scritta “100 days, 7.10”; riferimenti, questi, ai giorni passati dall’attacco di Hamas sul suolo israeliano. Il fatto è avvenuto il 14 gennaio, quando Jehezkel ha segnato un gol contro il Trabzonspor in una disputa nella Süper Lig turca; l’esultanza è stata incorniciata nel mostrare la benda “incriminata” con impresso l’eloquente richiamo, corredata anche dalla stella di David. Un conflitto, quello tra Israele ed il movimento palestinese Hamas, che sta dilagando anche in ambiti non di guerra, ma sportivi. Così Jehezkel, che ha collezionato anche otto presenze nella nazionale israeliana, dopo questa “esternazione” è stato messo agli arresti dalla polizia turca, a seguito di una veloce indagine che ha dimostrato, secondo gli inquirenti, di avere deliberatamente cercato un “incitamento pubblico all’odio”, capo di accusa specifico.
Secondo l’agenzia di stampa ufficiale Anadolu e alcuni media turchi, l’arresto del calciatore è stato eseguito in serata, subito dopo la partita. Inoltre i giornalisti del canale Ntv, ufficialmente non sotto il controllo del regime, hanno avuto accesso alla stazione di polizia di Antalya, dove il calciatore era trattenuto, e dove hanno potuto leggere la deposizione di Jehezkel. Il giocatore ha affermato, davanti agli agenti, l’intenzione non provocatoria del gesto, escludendo la volontà di mancare rispetto alla sensibilità dei turchi. Ha anche affermato di essere contrario alla guerra, ricordando gli ostaggi israeliani sequestrati a Gaza e concludendo che il suo sogno è quello che la guerra termini. Ma il Governo turco, pressato da Israele, ieri ha rilasciato Jehezkel, dopo un giorno di custodia in una caserma della polizia. L’indagine aperta, probabilmente più per una presa di posizione di politica internazionale che per la pericolosità del gesto, ha comunque avviato una procedura di espulsione dal territorio turco, e il club ha subito comunicato di averlo escluso dalla squadra. Immediatamente Israele, secondo quanto riferito dal suo Ministero dell’Interno, tramite un aereo privato ha prelevato, nel tardo pomeriggio di lunedì, Sagiv Jehezkel e la sua famiglia, riportandoli a Tel Aviv. Nella stessa giornata, intorno a mezzanotte, anche un altro calciatore Eden Karzev, 23 anni, ha suscitato le ire delle autorità, ma soprattutto fatto esplodere le furie sui social network, non solo in Turchia ma in buona parte dell’area mediorientale, per avere postato su Instagram un’immagine del numero “cento”, con due nastri gialli, accompagnati dall’hashtag, in inglese, “portateli a casa”, insieme a una piccola immagine della stella di David.
Lo staff dirigenziale del club del Basaksehir, notoriamente apprezzato da Recep Tayyip Erdoğan, ha annunciato un’indagine disciplinare nei confronti del suo centrocampista. Il comunicato diffuso nella giornata di lunedì specifica che “Eden Karzev ha violato le regole del club pubblicando messaggi che offendono l’emotività del nostro Paese”. La realtà è che da quando è iniziata la guerra tra Israele e Hamas, Erdoğan, che è uno dei più effettivi fedeli sostenitori della causa palestinese, ha in ogni occasione delineato Israele come uno “Stato terrorista”, ritenendo Hamas un “gruppo di liberatori”. Ricordo che Hamas è considerato dall’Unione europea, dagli Stati Uniti e da molti altri Paesi un gruppo terrorista. Su questa abissale divergenza – e non solo- si impastano i negoziati per l’ingresso della Turchia nell’Unione europea!
di Fabio Marco Fabbri