II
ESTERI
II
Senti che puzza, stanno arrivando i Repubblicani!
di
STEFANO MAGNI
enti che puzza, scappano an-
che i cani, stanno arrivando
i Repubblicani!” In un periodo di
rinato razzismo anti-napoletano, an-
che nell’insospettabile mondo dei
giornalisti, passa inosservata un’altra
forma di pregiudizio, questa volta
tutto politico, contro gli “americani
più americani”: i conservatori. Tor-
nano le accuse classiche ai “cafoni”
del Sud, ai razzisti, ai fondamenta-
listi cristiani, tutti inseriti in un unico
calderone e tacciati di essere, nien-
temeno che, antropologicamente in-
feriori ai progressisti. Sono sicura-
mente le elezioni presidenziali a
spingere questa ondata di pregiudizi.
Ma è una distorsione di fatti e pa-
role, opere e omissioni che sta ali-
mentandola e gonfiandola a dismi-
sura. Se le gaffe di Mitt Romney
non ci sono più, perché nei dibattiti
televisivi ha imparato a non dare
adito ad alcun equivoco, ora i media
statunitensi, seguiti a ruota dai col-
leghi italiani, stanno andando a pe-
scare casi locali, singoli candidati al
Senato, episodi di cronaca. “Incubo
Ku Klux Klan in Louisiana, danno
fuoco a 20enne con t-shirt pro-Oba-
ma”, urlano le agenzie stampa. Ca-
spita! Proprio poche ore dopo l’ul-
timo dibattito fra i candidati il Ku
Klux Klan riprende il suo terrorismo
contro una ragazza che, non solo è
di colore, ma è anche fan del primo
presidente afro-americano? I media
ci vanno a nozze per un giorno in-
tero. Poi si scopre che non è vero
niente. Ieri è giunta la prima smen-
“
S
tita da parte dell’Fbi. Nel parco del-
la cittadini di Winnsboro, la ragazza
in questione, Sharmeka Moffitt, è
stata trovata in fin di vita, con ustio-
ni di terzo e quarto grado su gran
parte del corpo e l’auto imbrattata
con la sigla KKK. Aveva chiamato
lei la polizia, col suo cellulare. Ma
l’Fbi ha indagato ed ha escluso l’ag-
gressione razzista. Secondo i risultati
dell’indagine risulta che la Moffitt
si sia data fuoco da sola e che la fir-
ma del gruppo razzista l’abbia di-
segnata lei. Ora è ricoverata in gravi
condizioni e non si conosce ancora
il motivo della sua azione. La vicen-
da è ancora confusa nelle nebbie
delle indagini. I quotidiani hanno
diffuso la smentita. Ma, per 24 ore,
su tutti i social network, sono state
divulgate solo certezze: tonnellate
di fango sulla destra americana, sui
Repubblicani e su Romney. Che non
c’entra nulla coi fanatici razzisti del
KKK, ma è sempre di “destra”.
Il razzismo non basta? No. C’è
anche il sessismo. Da ieri sta dila-
gando l’ira funesta contro Richard
Mourdock, candidato dell’Indiana
per il Senato. L’Indiana, in questa
campagna elettorale non è mai stato
al centro dell’attenzione, la popola-
zione è a maggioranza conservatrice,
tutti e tre i candidati, il repubblicano
Mourdock, il libertario Andrew
Horning e il democratico Joe Don-
nelly, sono contrari all’aborto. In
teoria non ci sarebbe dibattito. Ma
nel faccia-a-faccia televisivo fra
Donnelly, Horning e Mourdock, il
terzo dichiara che il concepimento,
anche se frutto di uno stupro, è sem-
pre “volontà di Dio”. È abbastanza
comprensibile, da un punto di vista
religioso, che chi si oppone all’abor-
to si opponga all’interruzione di gra-
vidanza in ogni caso: se una donna
subisce uno stupro, perché termina-
re la vita di un nascituro che non
ha colpa? Mourdock, in ogni caso,
ha fermamente condannato la vio-
lenza sessuale. Ma anche in questo
caso, è stata subito citata la prima
parte (e solo la prima) del suo di-
scorso. Ed è rimbalzata, con un cre-
scendo di orrore, in tutto il mondo.
Il commento più diffuso nei social
media è solo uno: “Un candidato
repubblicano giustifica (sic!) lo stu-
pro”. E giù di insulti. Mourdock fa
doppiamente notizia, perché porta
una doppia “colpa”: non solo è un
candidato repubblicano, ma è anche
sostenuto dai Tea Party. Che la vul-
gata vuole reazionari, razzisti, ar-
mati. Mourdock, nelle elezioni pri-
marie dell’Indiana, aveva sconfitto
il veterano repubblicano Richard
Lugar grazie a un’intensa campagna
porta-a-porta condotta soprattutto
dal think tank Freedom Works (li-
berale classico, non certo reaziona-
rio). «State cercando di insinuare
che lo stupro sia voluto da Dio? No,
non penso nulla di tutto questo – si
spiegava ieri il candidato del Tea
Party – Chiunque pensi una cosa
del genere è malato e confuso. Non
è neppure lontanamente simile a
quel che ho detto io». Ma il Demo-
cratico Donnelly (anch’egli contrario
all’aborto, è bene ribadirlo) gioca
sull’equivoco: «Il mio Dio, o qua-
lunque Dio, non vuole che accada».
Lo stupro, ovviamente. Non il con-
cepimento. Però… passato il mes-
saggio sbagliato, non rientrerà più:
i Repubblicani vogliono santificare
lo stupro. Amen.
Un altro loro candidato al Se-
nato, Todd Akin, del Missouri,
porta questa stessa croce da più
di un mese. Anche lui, in una ri-
sposta (alquanto confusa) data in
un dibattito locale si era espresso
contro l’aborto, anche in caso di
stupro. Pure in quel caso si era
giocato sull’equivoco: lo si è fatto
passare per un candidato favore-
vole alla violenza sessuale. Le
femministe sono tuttora offese
con lui. I Repubblicani lo hanno
invitato a ritirarsi. Akin, convinto
di non aver detto nulla di crimi-
nale, non ci ha pensato nemmeno.
Ma tuttora è portato ad esempio
di “maschilismo” repubblicano.
Se non ci sono a disposizione
frasi ed equivoci realmente acca-
duti, si possono sempre inventare.
Ed è quello che sta puntualmente
avvenendo, da una settimana a
questa parte, con Ann Romney,
candidata first lady. «Perché mai
una donna dovrebbe essere pagata
come un uomo? – avrebbe detto a
proposito della parità dei salari cal-
deggiata da Obama – Gli uomini
sono nel mondo del lavoro da mol-
to più tempo e meritano di essere
pagati di più. Diamine! Io lavoro
da mamma e non sono pagata. So-
no mantenuta da mio marito, così
come tutta la mia famiglia e così
dovrebbero fare le donne…». L’ha
detto veramente? Assolutamente
no. Se l’è inventato il sito umori-
stico Free Wood Post. Che non ha
neppure pensato di divulgare un
falso: era satira bella e buona, sen-
za pretese. Ma nel mondo dei so-
cial network, rapido a diffondere,
lento a elaborare, le frasi di Ann
sono state prese per vere, spalmate
su milioni di pagine Facebook e
Twitter e commentate da iraconde
femministe di tutto il mondo.
“
Quando il dibattito è perso, la
calunnia diventa l’arma dei perden-
ti” è la frase che sta, invece, facendo
circolare il Tea Party sui social net-
work. Da meditare. I Democratici,
evidentemente, non sono più sicuri
di vincere. I sondaggi danno ancora
una volta Romney in ascesa, sia a
livello nazionale che negli stati in
bilico. E allora? “Calunniate, calun-
niate: qualcosa resterà”.
Un attentato del Ku
Klux Klan che non c’è,
la causa pro-life che
diventa“pro-stupro”
Media e social network
estrapolano e distorcono.
Ann Romney sotto tiro
(
per frasi mai dette)
Colombia: pace con le Farc, forse è la volta buona
iovedì 18 ottobre è avvenuto
un fatto politicamente molto
importante, forse storico. Ai due
lati di un tavolo si sono sedute due
delegazioni, una del Governo co-
lombiano, l’altra delle Forze Ar-
mate Rivoluzionarie Colombiane
(
Farc), cinque per parte, con due
garanti, Cuba e Norvegia, e due
“
accompagnatori”, Venezuela e
Cile. È la prima tappa di un lungo
processo che dovrebbe portare alla
pace in una guerra sanguinosa che
dura da cinquanta anni. Duecento
o trecentomila morti, 4 o 5 milioni
di sfollati a causa dei combatti-
menti, decine di migliaia di seque-
strati sono le conseguenze di uno
scontro feroce e sanguinario tra
esercito regolare, irregolari di
estrema destra delle Auc, i narco-
trafficanti, le varie guerriglie, lo
scomparso M19, le Farc e l’Eser-
cito di Liberazione Nazionale
(
Eln), tutti di ispirazione marxista
e castrista. Negli ultimi anni l’ener-
gica azione di Uribe e Santos è riu-
G
scita, con il “plano Colombia”, fi-
nanziato con miliardi di dollari de-
gli Usa, a porre sotto il controllo
della legge il 90% del territorio
emarginando le forze guerrigliere
di sinistra in zone isolate nelle fo-
reste più fitte e lontane. Uribe era
riuscito nel 2005 a far disarmare
i potenti gruppi dell’estrema destra
denominati Auc, anche se tuttora
alcuni piccoli gruppi continuano
nelle loro attività. I colombiani
hanno un pessimo ricordo delle ul-
time trattative per la pace tra Go-
verno e Farc a San Vicente del Ca-
guan. Il Governo smilitarizzò
un’area di quarantamila chilometri
quadrati per accogliere la richiesta
delle Farc.
Dal 1999 al 2002 vi furono
trattative, alla fine il governo, di
fronte alle reiterate violazioni della
tregua da parte delle Farc, rioccu-
pò l’area e pose fine alle trattative.
Le Farc avevano utilizzato l’ampio
territorio per riorganizzarsi e me-
glio armarsi e organizzare la pro-
duzione e il commercio della co-
caina da cui traggono le maggiori
risorse con cui finanziarsi. Da quel
2002
le notizie sono state di guer-
ra senza respiro, con perdite eccel-
lenti nel campo guerrigliero. Nel
2008
un bombardamento aereo in
territorio ecuadoriano colpisce
Raul Reyes, responsabile interna-
zionale delle Farc, altro colpo duro
è la morte nel settembre del 2010
dello stratega militare più impor-
tante e popolare delle Farc, Mono
Joioy, infine, nel novembre, addi-
rittura il capo delle Farc, Cano, ca-
de in un combattimento con l’eser-
cito e gli effettivi delle guerriglie
si sono ridotti drasticamente di nu-
mero: le Farc da 18mila a 8mila,
l’Eln da 7mila a 3mila unità. È in
questo contesto che ai primi di set-
tembre viene annunciato che il 26
di agosto è stato firmato l’“Accor-
do preliminare per la fine del con-
flitto e la costruzione di una pace
duratura” tra Governo colombia-
no e Farc. Il primo incontro tra le
due delegazioni è stato a Oslo, poi
le trattative continueranno nella
capitale cubana, il 15 di novembre,
sulla base di cinque punti.
Che sono: sviluppo rurale, par-
tecipazione politica, smobilitazione
narcotraffico, vittime. I contatti tra
il presidente Santos e le Farc du-
ravano da un anno e da mesi vi
erano incontri segreti per decidere
tutte le modalità della trattativa.
Appare subito la diversità con le
passate esperienze e la complessità
e difficoltà della trattativa. Santos,
consapevole di giocarsi la prossi-
ma elezione, è chiaro e si muove
con cautela. Dice e ribadisce sem-
pre con forza che l’esercito conti-
nuerà a dare la caccia alle Farc.
Santos non è Badoglio, sono con-
tinue le notizie degli scontri che
sono settimanalmente riportate dai
mezzi di informazione, con vittime
e feriti da ambo le parti. Nemme-
no un centimetro di suolo colom-
biano verrà ceduto per favorire la
pace. Santos, che ha vinto le ele-
zioni presidenziali del 2010 pre-
sentandosi come l’erede di Uribe,
si è convinto che la soluzione del
conflitto civile non può essere mi-
litare, ma politica. Certamente la
cosa provoca la reazione di Uribe
che lo attacca pubblicamente di-
cendo che “con i narcoterroristi
delle Farc non può esserci alcuna
trattativa”.
Le difficoltà dei negoziati si
presentano subito: le Farc chiedo-
no garanzie per i membri della lo-
ro delegazione che, dalle foreste
della Colombia, dovranno rag-
giungere Cuba e da lì la Norvegia.
Non solo in Colombia ci sono
centinaia di precedenti penali, ma
molti Paesi, dagli USA alla Spagna,
hanno spiccato mandati di cattura
internazionali. L’Interpol sospende
i mandati, ma per esempio per Tri-
nidad, uno dei cinque della dele-
gazione dei guerriglieri, recluso ne-
gli USA, le difficoltà sembrano
insuperabili. Il sottosegretario di
Stato per “l’hemisfero occidental”,
ovvero il Sudamerica, Roberta Ja-
cobson dichiara subito che il Di-
partimento è disponibile, ma negli
Usa la giustizia non dipende dal
governo e Trinidad deve scontare
molti anni di galera.
Il Governo e le Farc sembrano
consapevoli delle difficoltà in cam-
po. Santos, con franchezza, ha det-
to che «la pace comporterà ingo-
iare dei rospi». Le Farc, da parte
loro, sono arrivate alla convinzio-
ne che la lotta armata consenta or-
mai solo di sopravvivere, non di
conquistare il potere e in condi-
zioni sempre più difficili. Il 15 di
novembre le trattative entreranno
nel concreto dei punti concordati.
Sembra dominare un cauto otti-
mismo. Vedremo. L’Eln ha fatto
sapere di seguire il tutto con gran-
de attenzione.
ROBERTO LOVARI
K
Miliziani delle Farc
L’OPINIONE delle Libertà
GIOVEDÌ 25 OTTOBRE 2012
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