di
MAURIZIO BONANNI
“
ciusati” (libera trascrizione da
“
choosy”): ovvero, quelli logorati
dalle scelte che non ci sono. Facile
a dirsi: “prendila come viene, pren-
dila come va..”! Il problema è che,
loro, i “ciusati”, il treno di un la-
voretto qualunque lo prenderebbe-
ro volentieri, ma quello proprio
non passa.. Santa Elsa delle Gag -
esilaranti fino alle... lacrime - non
si è accorta, ancora una volta, che
il mondo fuori è cosa dura, e pre-
dica come Frate Indovino: abbiate
fede, dio euro vi salverà! Siamo se-
ri: questa è la post-generazione dei
“
Mille euro al mese”! Nel senso
che milioni di giovani disoccupati
e “ciusati”, che il lavoro, effettiva-
mente, non lo cercano più, se li so-
gnano semplicemente quei mille eu-
ro al mese! Perché? Semplice: ai
loro parenti-tutor (che li manten-
gono grazie alla pensione del non-
no, al sussidio di mobilità di papà
o mamma, etc...) i soldi del bilancio
familiare non bastano più, per fi-
nanziare le spese di trasferta dei lo-
ro giovani, necessarie ad affrontare
decine di inutili colloqui ogni anno,
ai quali si deve sottoporre un can-
didato alla ricerca di un posto di
lavoro “qualsiasi”. Per le famiglie,
quindi, è preferibile tenersi figli e
nipoti a casa (dando loro solo qual-
che euro al giorno, per caffè e grat-
ta-e-vinci), mettendo più proteine
I
nel carrello della spesa, nella spe-
ranza di un futuro migliore. Il go-
verno dovrebbe fare meno inviti al-
la calma e creare strumenti di
politica economica pubblica, attra-
verso il recupero di molte decine di
miliardi di sprechi e costi inutili nel-
la Pubblica Amministrazione. Ser-
vono idee? Eccone qua alcune,
pronte all’istante, a titolo gratuito.
Che ne direste di digitalizzare gli
archivi correnti pubblici, creando
milioni di fascicoli digitali per cit-
tadini e imprese? A quante centi-
naia di migliaia di cooperative, for-
mate da giovani, si darebbe, così,
lavoro per anni? E, una volta messe
in linea tutte le banche dati della
pubblica amministrazione, perché
non consentire - a chiunque ne ab-
bia titolo e sia in possesso di abili-
tazioni certificate - di lavorare su
quei fascicoli da un qualsiasi com-
puter, in qualsiasi luogo del terri-
torio nazionale? Quanti altri mi-
lioni di posti di lavoro si
creerebbero (singoli e cooperativi),
per confezionare provvedimenti
standard e di complessità superiore,
i cui costi e produttività oggi nes-
suno è in grado di controllare ma
che, domani, registrati in un giaci-
mento di dati e di flussi, non sfug-
girebbero mai più alla verifica di
qualità e di tempestività del “pro-
dotto”? Ne dico un’altra. Invece di
invitare i prof. a fare qualche oretta
in più di lezione, magari distribuen-
do loro, come incentivo, milioni di
inutili
“
tablet”
,
perché non copiare
in digitale documenti, testi, suoni,
immagini, esercitazioni, prove
d’esame dei migliori corsi del mon-
do? Caro governo, perché non in-
vesti appena qualche miliarduccio
di euro in crediti allo studio, che
consentano di acquistare on-line -
presso le migliori Università del
mondo - il meglio della formazione
e della cultura scientifica esistente?
Ti ricordi,
en passant
,
che un dvd
può contenere intere biblioteche e
che i testi digitali non costano, pra-
ticamente, nulla? Per uno studente
“
normale”, il fatto di pagarsi, sem-
pre via rete, lezioni individuali e
collettive con docenti (non solo ita-
lici) quotati, stimati e preparati,
scelti da una lista unica nazionale,
non rappresenterebbe, forse, il me-
todo più sicuro e incontrovertibile
per il riconoscimento del “merito”
degli insegnanti stessi? Il ragiona-
mento si tiene da sé: se, io studente,
ti pago con i soldi miei, allora pre-
tendo da te il massimo di qualità e
di competenza. Perché da quello
che mi insegnerai e apprenderò di-
penderà “veramente” il mio futuro.
Questo significa che, con la forma-
zione generalizzata
a-la-carte
,
ognu-
no sarà libero di scegliere il proprio
percorso individuale di studio, che
gli garantirà quanto meno un
“
mercato”, al quale offrire le com-
petenze acquisite.
II
POLITICA
II
Le“gaffe”di Elsa Fornero
e il nodo dell’educazione
Tra una“panella”
e una“crocchè...
Un“appello ai dispersi”per immaginare il futuro
di
PIER PAOLO SEGNERI
erte volte penso che Marco
Pannella venga dal futuro.
Perché sa prevedere, riesce a “na-
sare” gli eventi prima che accada-
no, capisce prima degli altri dove
andrà la storia. Ma ho capito qual
è il suo segreto: è un coltivatore
di memoria. Marco non è il solo
“
animale politico” ad avere questa
caratteristica, certo, lo so, potrei
fare altri nomi, ma è forse l’unico
a tramandarla oralmente. Lo
ascolto anche per questo motivo.
A mio parere, infatti, uno dei dan-
ni che maggiormente si possono
rilevare, in questi nostri tempi, è
C
la mancanza quasi totale di me-
moria storica da parte di chi si im-
pegna nella vita politica attiva. Di
conseguenza, oggi, uno dei mali
peggiori è l’assenza di una prospet-
tiva per il domani. Senza memoria
non vi è futuro. È così. Assopendo
o cancellando la memoria, in que-
sti anni di dominio partitocratico,
si è eliminato anche l’avvenire. E
questo rischia di accadere ancora
malgrado si parli molto, e da più
parti, dell’esigenza - come ha ben
scritto Giuliano Amato - di “tor-
nare al futuro”. Perché l’esigenza
di un ritorno al futuro è davvero
urgente, impellente e necessaria,
se vogliamo finalmente uscire da
questa crisi di politica, di libertà e
di democrazia. Ma regna ovunque
l’illusione che lo si possa fare sen-
za l’ausilio e il sostegno della me-
moria. Errore fatale. Spesso, si ha
come l’impressione che tutto abbia
avuto inizio dal momento in cui
ciascuno ha cominciato ad occu-
parsi o ad interessarsi di politica.
Matteo Renzi esclama: “Adesso!”.
Allora, mi domando: “E prima?”.
Niente, il nulla oppure si fa riferi-
mento alla storia politica soltanto
per ricordare ciò che viene consi-
derato vecchio, superato, stantio.
Con il passato abbiamo gettato via
anche la memoria. Siamo al trion-
fo del nulla partitocratico. In altre
parole, è come se prima di noi non
esistesse una memoria. E chi può
darci un futuro? Si ha l’impressio-
ne che la storia, almeno per alcuni
esponenti politici, cominci dal mo-
mento in cui è cominciata la pro-
pria esperienza politica. È un fatto
curioso e drammatico, anzi: tragi-
co. Ovviamente, non si può vivere
ed agire con la testa rivolta all’in-
dietro, tutti immersi nel passato,
sarebbe un atteggiamento sterile e
sbagliato, ma oggi succede l’esatto
contrario, cioè accade che si ignori
tutto ciò che è avvenuto prima di
noi, prima del nostro arrivo. Lan-
cio, dunque, un appello ai dispersi.
Ai dispersi della memoria, ai col-
tivatori di memoria, perché sono
gli unici a poter vedere e costruire
il futuro senza perdersi nel nulla
del presente. In politica, i pionieri
sono soprattutto coloro che, aven-
do memoria e conoscendo la sto-
ria, guardano al futuro. Perché sol-
tanto attraverso la memoria si può
intuire l’avvenire e costruire il do-
mani. Senza, però, restare intrap-
polati nel passato. E la memoria è
spesso tradizione orale, saggezza
che si tramanda di padre in figlio,
trasformazione dell’esistente. Senza
conoscere non si può scegliere in
modo consapevole, senza la forza
antica della memoria non si può
immaginare il nuovo possibile,
senza memoria non si può cam-
biare ma soltanto ripetere gli stessi
errori. Senza memoria non può es-
serci nemmeno fantasia perché la
creatività è figlia della memoria.
Mi sono sempre piaciuti i pionieri.
La biografia dei pionieri, nel corso
della storia, mi ha sempre attratto
e incuriosito. Perché il futuro è
possibile grazie ai pionieri, a quelli
di oggi come pure grazie a quelli
di un tempo, ed è affascinante co-
noscerne le gesta, riconoscere i lo-
ro meriti, capirne le urgenze o le
motivazioni che gli hanno spinti.
Nell’aprile del 1949, per esempio,
sul secondo numero del periodico
Il Mondo
,
diretto da Mario Pan-
nunzio, Mario Ferrara scrisse un
articolo di fondo che lasciò il se-
gno per molti anni a seguire e di
cui, oggi, si rischia di perdere la
memoria. Eppure, quell’articolo
sembra aver conservato, nei de-
cenni, una sua impressionante at-
tualità. Certo, va riletto tenendo
conto di tutte le diversità che il
mutare dei tempi suggerisce e mo-
stra, ma l’intuizione di fondo man-
tiene una forte contemporaneità e
arriva salda fino ai nostri giorni.
Infatti, proprio con quell’editoria-
le, prese avvio la prospettiva po-
litica che condusse, nel dicembre
1955,
alla nascita dell’allora de-
nominato Partito Radicale dei Li-
berali e Democratici. L’articolo in
questione, non a caso, si intitolava:
“
Appello ai dispersi”. La proposta
lanciata da Mario Ferrara, il non-
no dell’oggi notissimo Giuliano,
era quella di attrarre e riunire in-
sieme le forze che avessero in co-
mune l’antica e modernissima ispi-
razione risorgimentale, in tutte le
sue varianti. Ma non guardava in-
dietro, volgeva lo sguardo verso il
futuro. Guardava forse a noi. Un
tale progetto politico, immaginato
fin dal primo numero del giornale
Il Mondo, nasceva per una intui-
zione di Mario Pannunzio, Nicco-
lò Carandini, Ernesto Rossi, Mario
Paggi, Panfilo Gentile e dello stes-
so Ferrara coinvolgendo anche un
gruppo consistente di altre menti
illuminate o, forse, di sognatori
provenienti dalla cosiddetta sini-
stra liberale e molto legati alla cul-
tura politica della destra storica di
Cavour, Silvio Spaventa, Quintino
Sella e Marco Minghetti. Insom-
ma, pionieri sono stati i fondatori
del Partito Radicale nel 1955 e
pionieri sono stati i tanti prota-
gonisti del Risorgimento italiano.
Pionieri sono stati Marco Pannel-
la e Luigi De Marchi. Pionieri so-
no stati sempre i Radicali. Pionie-
ri dei diritti civili ed umani in
Italia e nel mondo. Pionieri della
libertà, con la religione della li-
bertà di Benedetto Croce. Che co-
sa mi aspetto, allora, dall’XI Con-
gresso di Radicali Italiani? Che
si dia forza alla memoria storica
per essere davvero i pionieri di
oggi e aprire, in questo modo,
porte e finestre al futuro. Magari
per lanciare, proprio da lì, il no-
stro “Appello ai dispersi”.
e indiscrezioni e i sospetti gi-
ravano da un po’ tempo, ma
l’affondo l’ha dato l’altra sera Nel-
lo Musumeci candidato del Pdl,
La Destra, Pid e Adc a governatore
della Sicilia: «Abbiamo segnali
concreti che l’Mpa faccia votare
per Crocetta». Una dichiarazione
che ha innescato, tra immediate
smentite (il segretario degli auto-
nomisti Giovanni Pistorio l’ha bol-
lata come un gossip in mancanza
di altri argomenti) e voci sempre
più insistenti, l’ultima polemica di
questa strana campagna elettorale.
I deputati dell’Mpa, quindi, secon-
do quanto affermato da Musume-
ci e su cui converge anche Giovan-
na Marano, candidata alla
presidenza della Regione di Sel,
Idv e Fed, starebbero dirottando i
voti verso Rosario Crocetta disim-
pegnandosi nei confronti di Gian-
franco Miccichè, candidato di
Grande Sud, Mpa e Fli. Sono solo
insinuazioni? Certo, vari episodi e
dichiarazioni fanno pensare esat-
tamente il contrario, cioè che al-
cuni deputati dell’Mpa non si stan-
no sicuramente sbracciando per
far votare Miccichè. D’altronde,
anche il “compagno” finiano Fa-
bio Granata nei giorni scorsi aveva
espresso perplessità sulla candida-
tura del leader di Grande Sud, fa-
cendo intendere il suo orientamen-
to verso Crocetta. Il voto
disgiunto, cioè la possibilità del-
L
l’elettore di scegliere un candidato
alla presidenza della Regione e poi
mettere una croce sulla lista di
un’altra coalizione, non sarebbe
trascurato neanche dall’elettorato
dell’Udc. Si ha la forte sensazione,
infatti, che parte del popolo dello
Scudocrociato siciliano, tradizio-
nalmente e per sua natura mode-
rato, potrebbe essere più favore-
vole a votare Musumeci che
Crocetta. E tra un appello e l’altro,
nel tentativo ultimo di convincere
i tanti siciliani incerti e delusi, c’è
chi la butta sulla satira. Ed ecco
che sul sito del Pdl Palermo è com-
parsa una pagina con l’immagine
di una crocchetta di patate.“Croc-
chè”, cioè la crasi dei nomi Cro-
cetta e Miccichè, “il candidato uni-
co di Lombardo”, si legge
nell’ironico manifesto. “È buona
da mangiare, ma le affidereste mai
il governo della Regione?”, recita
lo slogan. A stretto giro di posta è
arrivata la replica di Grande Sud
che, restando nella tradizione cu-
linaria palermitana, propone “Pa-
nello” (panella,
ndr
), «
il candidato
dal gusto padano», giocando con
la sintesi dei nomi Padania e Mu-
sumeci. E tra una panella e una
crocchè c’è il Movimento Cinque
Stelle di Beppe Grillo: la vera gran-
de incognita di queste elezioni re-
gionali che potrebbe riservare non
poche sorprese.
ROSAMARIA GUNNELLA
L’OPINIONE delle Libertà
GIOVEDÌ 25 OTTOBRE 2012
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