II
      
      
        POLITICA
      
      
        II
      
      
        
          segue dalla prima
        
      
      
        
          Monta a cavallo!
        
      
      
        (...)
      
      
        È necessario ripulire il partito di una no-
      
      
        menklatura che non ha solo la colpa di aver
      
      
        abusato oltre ogni limite dei privilegi della
      
      
        propria casta di miracolati e di privilegiati
      
      
        della politica. Ma che si è resa soprattutto
      
      
        responsabile dell’azione dolosa di aver sepa-
      
      
        rato trasformato il partito in un bunker chiu-
      
      
        so, blindato, inaccessibile rispetto alla proprio
      
      
        contesto sociale. Il Pdl, non solo quello del
      
      
        Lazio, non è più un soggetto politico di elet-
      
      
        tori e di eletti. È composto di soli eletti. Anzi,
      
      
        poiché gli eletti sono designati, è composto
      
      
        esclusivamente da quei pochi capi-bastone
      
      
        che cooptano i designati a loro più devoti.
      
      
        Non c’è un nome di quelli comparsi in questi
      
      
        giorni sui giornali ed additati al pubblico lu-
      
      
        dibrio (magari anche senza ragione alcuna e
      
      
        solo per il gusto della gogna) che non sia ri-
      
      
        feribile al proprio protettore politico. Non
      
      
        c’è uno solo di questi nomi che possa essere
      
      
        riferito ad un qualche gruppo sociale o ad
      
      
        un qualche interesse, istanza o valore di una
      
      
        qualche area culturale. Il Pdl sconta oggi il
      
      
        suo isolamento dalla società in cui vive. E lo
      
      
        sconta in maniera così pesante e dirompente
      
      
        proprio perché non è nato dalle alchimie di
      
      
        qualche capo-bastone ma dai fermenti reali
      
      
        e potenti di una realtà sociale sagacemente
      
      
        interpretati a suo tempo dal leader Silvio Ber-
      
      
        lusconi. Chi pensa che basti l’accordo tra i
      
      
        capi-bastone e la Polverini a risolvere il pro-
      
      
        blema, sbaglia. E di grosso. Ci vuole il Ca-
      
      
        valiere. Che non deve solo costringere chi di
      
      
        dovere a subordinare i propri interessi per-
      
      
        sonali a quelli degli elettori ma deve scaval-
      
      
        care cortigiani e cialtroni e riattivare il cir-
      
      
        cuito virtuoso tra se stesso ed i cittadini, tra
      
      
        il partito e la società nazionale. Spunta il sole,
      
      
        canta il gallo, o Cavaliere monta a cavallo!
      
      
        
          ARTURO DIACONALE
        
      
      
        
          Abusi e suicidio
        
      
      
        (...)
      
      
        sarebbe stato resuscitato il poco com-
      
      
        pianto reato di “peculato per distrazione” e
      
      
        la conseguente disamina della proprietà o
      
      
        meno delle ragioni di spesa. La magistratura
      
      
        indaga su conti di ristoranti e rappresenta-
      
      
        zioni commemorative del Natale di Roma.
      
      
        Che non confinferano ai signori procuratori.
      
      
        Intendiamoci bene. Se siamo convinti che
      
      
        procedere d’ufficio alla ricerca di “distrazio-
      
      
        ne” di fondi oramai privati (come se si inda-
      
      
        gasse sull’uso che un impiegato fa dei soldi
      
      
        dello stipendio, col pretesto che, trattandosi
      
      
        di uno stipendio pagato dal Tesoro “si tratta
      
      
        di “denaro pubblico”!) sia, prima che abu-
      
      
        sivo, alquanto grottesco, ciò non toglie che
      
      
        lo spettacolo di questi sollazzi di cosiddetti
      
      
        esponenti politici è deplorevole e deprimente.
      
      
        In qualsiasi paese che non fosse una Repub-
      
      
        blica delle Banane, il ridicolo basterebbe a
      
      
        sommergere e stroncare politicamente chi se
      
      
        ne rendesse responsabile. Da noi si butta il
      
      
        bambino con l’acqua sporca. Si liquida l’au-
      
      
        tonomia e la libertà dei partiti per punire, di-
      
      
        storcendo la legge, le loro magagne interne.
      
      
        E, di contro, la gente si indigna, ma in fondo
      
      
        ritiene naturale che si arrivi a tanto. I politici
      
      
        non sono, infatti, “tutti ladri”? Intanto lo
      
      
        strapotere del partito dei magistrati fa un al-
      
      
        tro gravissimo passo avanti. E ancora una
      
      
        volta dà una mano all’antipolitica, senza con-
      
      
        tribuire ad una diversa visione dell’etica au-
      
      
        tentica della vita pubblica ed a mostrare uno
      
      
        sfondo con qualche spiraglio di luce. Non
      
      
        sembra che ci sia nessuno, giurista, politologo
      
      
        o tuttologo che osi sollevare obiezioni su que-
      
      
        sto modo di procedere. La magistratura non
      
      
        si critica, soprattutto quando esorbita dalle
      
      
        proprie funzioni. Si direbbe che non manchi
      
      
        molto al giorno in cui sarà nominato un am-
      
      
        ministratore giudiziario dei partiti. Ma forse
      
      
        non ce ne sarà bisogno. Stanno provvedendo
      
      
        da soli alla loro soppressione.
      
      
        
          MAURO MELLINI
        
      
      
        da GiustiziaGiusta.info
      
      
        
          CHIUSO IN REDAZIONE CENTRALE ALLE ORE 19,15
        
      
      
        
          Organo del movimento delle Libertà per le garanzie e i Diritti Civili
        
      
      
        Registrazione al Tribunale di Roma n.8/96 del 17/01/’96
      
      
        
          Direttore Responsabile:
        
      
      
        ARTURO DIACONALE
      
      
      
        
          Condirettore:
        
      
      
        GIANPAOLO PILLITTERI
      
      
        
          Vice Direttore:
        
      
      
        ANDREA MANCIA
      
      
        
          Caposervizio:
        
      
      
        FRANCESCO BLASILLI
      
      
        
          AMICI DE L’OPINIONE soc. cop.
        
      
      
        
          Presidente
        
      
      
        ARTURO DIACONALE
      
      
        
          Vice Presidente
        
      
      
        GIANPAOLO PILLITTERI
      
      
        Impresa beneficiaria per questa testata dei contributi
      
      
        di cui alla legge n. 250/1990 e successive modifiche e integrazioni.
      
      
        IMPRESA ISCRITTA AL ROC N. 8094
      
      
        
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        VIA DEL CORSO 117, 00186 ROMA
      
      
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          Redazione di Milano
        
      
      
        VIALE MONTE GRAPPA 8/A, 20124 MILANO
      
      
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          Ufficio Diffusione
        
      
      
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          Progetto Grafico:
        
      
      
        EMILIO GIOVIO
      
      
        
          Tipografia
        
      
      
        L’OPINIONE S.P.A. - VIA DEL CORSO 117, 00186 ROMA
      
      
        
          Centro Stampa edizioni teletrasmesse
        
      
      
        POLIGRAFICO SANNIO S.R.L. - ORICOLA (AQ)
      
      
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          Distributore Nazionale
        
      
      
        PRESS-DI DISTRIBUZIONE STAMPA E MEDIA S.R.L.
      
      
        VIA CASSANESE 224, 20090 SEGRATE (MI)
      
      
        
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          In vendita obbligatoria abbinata
        
      
      
        
          con ROMA NEWS € 1,00
        
      
      
        Carceri: è ora che il Quirinale risponda all’appello
      
      
        di
      
      
        
          VALTER VECELLIO
        
      
      
        unque, finalmente, il presi-
      
      
        dente Giorgio Napolitano ri-
      
      
        ceverà una delegazione dei cento
      
      
        e passa giuristi e professori uni-
      
      
        versitari firmatari di un documen-
      
      
        to-appello che evidenzia e denun-
      
      
        cia l’intollerabile situazione della
      
      
        giustizia in Italia, e chiede si in-
      
      
        tervenga con urgenza. E si chiede
      
      
        che a intervenire e agire per pri-
      
      
        mo, nella sua veste di garante del-
      
      
        la legalità costituzionale costan-
      
      
        temente violata, sia proprio
      
      
        Napolitano: con un messaggio alle
      
      
        Camere. Un appello che significa-
      
      
        tivamente termina con gli interro-
      
      
        gativi posti da Primo Levi in una
      
      
        sua famosa poesia: “Se non ora
      
      
        quando? Se non così, come?”. Tut-
      
      
        to bene, dunque, a parte l’incre-
      
      
        dibile, e anche un po’ offensivo,
      
      
        ritardo con cui la delegazione vie-
      
      
        ne ricevuta? (è praticamente tra-
      
      
        scorsa tutta l’estate, e d’accordo:
      
      
        l’agenda del presidente è fitta di
      
      
        impegni, ma la delegazione chiede
      
      
        di parlare di quella che lo stesso
      
      
        Napolitano definì una volta «im-
      
      
        pellente urgenza»). Tutto bene fi-
      
      
        no a un certo punto.
      
      
        I firmatari di quel documento-
      
      
        appello chiedono un intervento in-
      
      
        cisivo e pubblico, esplicito, se-
      
      
        guendo i canoni e i binari della
      
      
        Costituzione, per quel che riguar-
      
      
        da la situazione della Giustizia in
      
      
        Italia e la sua appendice, costituita
      
      
        dallo stato comatoso delle carceri.
      
      
        Di questo parleranno i professori
      
      
        Francesco Di Donato, Fulco Lan-
      
      
        chester, Renzo Orlandi, Tullio Pa-
      
      
        dovani, Marco Ruotolo, Franco
      
      
        Corleone, Vladimiro Zagrebelsky
      
      
        con Napolitano. Della delegazione
      
      
        doveva far parte anche la parla-
      
      
        mentare Rita Bernardini, anima-
      
      
        trice di mille e una iniziative pro-
      
      
        prio su giustizia e carcere. Ma il
      
      
        Quirinale ha detto di no a Bernar-
      
      
        dini. Perché questa esclusione?
      
      
        Si possono ipotizzare varie ri-
      
      
        sposte; nessuna sufficientemente
      
      
        
          D
        
      
      
        convincente. Come sia il presiden-
      
      
        te della Repubblica ha scelto di
      
      
        sciupare, ancora una volta, un’oc-
      
      
        casione per onorare la funzione
      
      
        che ricopre.
      
      
        Era il 23 giugno 2011 il presi-
      
      
        dente Napolitano scriveva una let-
      
      
        tera a Marco Pannella: «Caro
      
      
        Marco, desidero rispondere alle
      
      
        molte questioni e sollecitazioni che
      
      
        hai sottoposto alla mia attenzione
      
      
        nel nostro recente incontro al Qui-
      
      
        rinale e nelle lettere e documenta-
      
      
        zioni che mi hai inviato nei giorni
      
      
        scorsi. Credo che l’Italia ti debba
      
      
        il giusto riconoscimento per la de-
      
      
        terminazione con la quale hai in-
      
      
        trapreso tante battaglie per solle-
      
      
        citare una piena affermazione e
      
      
        tutela delle libertà civili e dei di-
      
      
        ritti dei cittadini…Credo che la
      
      
        tua azione continuerà ad essere un
      
      
        prezioso stimolo, suscitando come
      
      
        già in passato discussioni e prese
      
      
        di coscienza che si rivelano poi col
      
      
        tempo la loro fecondità e lungi-
      
      
        miranza. Inviandoti i miei migliori
      
      
        auguri, ti saluto con affetto e ti
      
      
        prego – in nome non solo dell’an-
      
      
        tica amicizia ma dell’interesse ge-
      
      
        nerale – di desistere da forme
      
      
        estreme di protesta di cui colgo il
      
      
        senso di urgenza, ma che possono
      
      
        oggi mettere gravemente a repen-
      
      
        taglio la tua salute e integrità fi-
      
      
        sica…».
      
      
        Chissà. Forse qualcuno al Qui-
      
      
        rinale avrà pensato che Rita Ber-
      
      
        nardini avrebbe colto l’occasione
      
      
        per ricordare quel «colgo il senso
      
      
        d’urgenza»…
      
      
        Quel «senso di urgenza», ven-
      
      
        ne condiviso e fatto proprio da ol-
      
      
        tre ventimila cittadini, e almeno
      
      
        ventimila detenuti. Ed è a loro che
      
      
        occorre rivolgersi e confidare, ora.
      
      
        «
      
      
        Perché l’Italia torni a poter essere
      
      
        considerata in qualche misura una
      
      
        democrazia». Così parte di un ap-
      
      
        pello a sostegno dell’iniziativa di
      
      
        Pannella: «Emblematico del pa-
      
      
        tente stato di illegalità anti-demo-
      
      
        cratica in cui si trova l’intera Re-
      
      
        pubblica italiana è il caso della
      
      
        giustizia e delle carceri, oggetto di
      
      
        una dura lotta nonviolenta che,
      
      
        accanto a Marco Pannella, Rita
      
      
        Bernardini e Irene Testa, ha visto
      
      
        impegnati e coinvolti  oltre 24mila
      
      
        cittadini che stanno partecipando
      
      
        allo sciopero della fame. Insieme
      
      
        ai militanti radicali, l’Associazione
      
      
        radicale “Il Detenuto ignoto” e as-
      
      
        sociazioni come “Antigone” e “Ri-
      
      
        stretti orizzonti”, oltre 19mila de-
      
      
        tenuti, 4mila loro familiari e de-
      
      
        cine di agenti, psicologi
      
      
        penitenziari, educatori, direttori
      
      
        di carcere, avvocati dell’Unione
      
      
        camere penali, esponenti di sinda-
      
      
        cati di polizia e volontari».
      
      
        I firmatari (alcuni) di quell’ap-
      
      
        pello: Giorgio Albertazzi, Giuliano
      
      
        Amato, Franco Battiato, Marco
      
      
        Bellocchio, Gianrico Carofiglio,
      
      
        don Luigi Ciotti, Maurizio Co-
      
      
        stanzo, Giuseppe Di Federico, Vit-
      
      
        torio Feltri, Luigi Ferrajoli, Dario
      
      
        Fo, don Andrea Gallo, Fulco Lan-
      
      
        chester, Rita Levi Montalcini, Lui-
      
      
        gi Manconi, Giacomo Marramao,
      
      
        don Antonio Mazzi, Luigi Mor-
      
      
        cellini, Ennio Morricone, Mario
      
      
        Patrono, Riccardo Pacifici, Angelo
      
      
        Panebianco, Franca Rame, Stefano
      
      
        Rodotà, Enrico Sbriglia, Adriano
      
      
        Sofri, Valerio Spinarelli, Gianmar-
      
      
        co Tognazzi, Paolo Villaggio. Han-
      
      
        no firmato circa trecento parla-
      
      
        mentari di tutti i gruppi: Rosy
      
      
        Bindi, Pierluigi Castagnetti, Anna
      
      
        Paola Concia, Benedetto Della Ve-
      
      
        dova, Pietro Ichino, Enrico La
      
      
        Loggia, Marianna Madia, Ales-
      
      
        sandra Mussolini, Leoluca Orlan-
      
      
        do, Antonio Martino, Arturo Pa-
      
      
        risi, Gaetano Pecorella, Flavia
      
      
        Perina, Savino Pezzotta, Adriana
      
      
        Poli Bortone, Stefano Stefani, Je-
      
      
        an-Leonard Touadì, Walter Veltro-
      
      
        ni; e gli euro-parlamentari Rita
      
      
        Borsellino, Rosario Crocetta, Pa-
      
      
        trizia Toia; il presidente dei Verdi
      
      
        Angelo Bonelli, il segretario di Ri-
      
      
        fondazione Comunista Paolo Fer-
      
      
        rero, una quantità di sindaci e di
      
      
        presidenti di province e regioni.
      
      
        Vale per loro (e per tutti noi,
      
      
        beninteso), quel “Se non ora,
      
      
        quando? Se non così, come?”, che
      
      
        chiude l’appello al presidente Na-
      
      
        politano dei giuristi e docenti uni-
      
      
        versitari. Rita Bernardini avrebbe
      
      
        certamente rivolto al presidente
      
      
        queste due domande. Ma noi,
      
      
        ognuno di noi, che risposta si sen-
      
      
        te di dare?
      
      
        
          L’OPINIONE delle Libertà
        
      
      
        VENERDÌ 21 SETTEMBRE 2012
      
      
        
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