Direttore ARTURO DIACONALE
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Venerdì 21 Settembre 2012
delle Libertà
Spunta il sole, canta il gallo. Cavaliere,monta a...
a campagna diretta a provoca-
re le dimissioni di Renata Pol-
verini alla Regione Lazio e lo scon-
quasso del Pdl nazionale alla vigilia
della campagna elettorale delle po-
litiche della prossima primavera è
promossa e guidata dai media. I
partiti che sono all’opposizione del-
la Polverini e della Giunta di centro
destra alla Regione Lazio seguono.
Come la sussistenza di Napoleone.
Sfruttano l’onda aperta dai giornali
e dalle televisioni senza tentare nep-
pure di influire in qualche modo
nell’azione di rottura portata avanti
dai grandi quotidiani e dalle tele-
visioni pubbliche e private. Dovreb-
be bastare questa ragione a spin-
L
gere la Polverini a non minacciare
di gettare la spugna e rassegnare le
dimissioni. Perché non può essere
la lettura dei giornali del mattino,
neppure se suscita l’impressione di
essere sottoposta a una gogna in-
giusta ed insopportabile, a indurre
chi ricopre un ruolo istituzionale a
tradire il mandato ricevuto diret-
tamente dagli elettori. In democra-
zia i media sono liberi di condurre
le proprie campagne come meglio
credono. Ma chi è stato investito
di responsabilità istituzionali dal
libero voto dei cittadini non può e
non deve liberarsi di queste respon-
sabilità, sia pure pesanti, sia pure
sgradevoli, sia pure dolorose, solo
per allentare la morsa mediatica ri-
volta alla propria persona. Nessu-
no ha obbligato Renata Polverini
a candidarsi alla guida della Regio-
ne Lazio e a chiedere ai cittadini
l’investitura a guidare una istitu-
zione così importante e prestigiosa.
E ora non può tradire questa inve-
stitura solo per liberarsi da una
campagna fatta sostanzialmente
dell’interesse editoriale a cavalcare
la tigre rampante dell’antipolitica.
Ma il richiamo alla responsabilità
istituzionale non può riguardare
solo Renata Polverini. Quest’ultima
faccia la propria parte e non ceda
alla gogna mediatica. Ma il partito
che l’ha designata a svolgere il ruo-
lo che ricopre, cioè il Pdl, faccia la
sua assumendosi in pieno le re-
sponsabilità politiche che gli com-
petono.
Ciò che viene chiesto al Pdl non
è solo di fare pulizia al proprio in-
terno eliminando e costringendo
ad uscire di scena tutti quei perso-
naggi che hanno offerto ai media
affamati di scandali, prima ancora
che agli avversari politici, gli argo-
menti e gli strumenti per le campa-
gne diffamatorie e destabilizzatrici.
Non basta far volare qualche strac-
cio. Anche se di stracci e di strac-
cioni da far volare ce ne sono fin
troppi.
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2
Gli abusi dellamagistratura e il suicidio dei partiti
opo la ex Margherita ora il Pdl.
Pare che i magistrati abbiano
preso gusto a mettere il naso nella
vita dei partiti. Arrampicandosi sugli
specchi della “natura pubblica” dei
fondi provenienti da rimborsi di spe-
se elettorali (che per essere “rimbor-
si” sono passati nella borsa privata
dei partiti stessi) e valendosi della
grottesca deformazione delle fun-
zioni del pm che, in vista della even-
tualità di un futuro esercizio del-
l’azione penale, secondo il codice di
procedura “democratico” (del 1989)
può andare alla “ricerca” di “notizie
di reato”. I pm indagano per accer-
tare che i fondi provenienti da rim-
borsi elettorali ai partiti abbiano ef-
D
fettiva destinazione alle necessità dei
partiti stessi, come se il rimborso,
benché tale, avesse una “destinazio-
ne d’uso” particolare che non sia il
ripianamento delle spese, che è de-
stinato a compensare, ma, invece, in
considerazione della successiva at-
tività del partito rimborsato. Una
deformazione concettuale che con-
sente di mettere sotto tutela i partiti
politici, di sficcanasare nella loro vi-
ta, nei loro “interna corporis”, sop-
primendone così l’autonomia. Che
si tratti di un assurdo sembra che
nessuno se la senta di ammetterlo e
tutti si rifugiano dietro lo “scandalo”
dell’uso “improprio” dei soldi – ora-
mai privati – per scopi “strani”. Ma
basta una considerazione: se con i
soldi del partito l’amministratore,
“
va a puttane” prima delle elezioni,
poi smette di andarci perché deve
affrontare le spese elettorali, come
non commette peculato prima, non
lo commette quando, ottenuto il
rimborso, riprende l’usuale sollazzo
con i soldi “rimborsati” dallo stato,
cioè “tornati” al primitivo sollazze-
vole uso. C’è da dire che tra i casi
precedenti e quelli attuali c’è un for-
te aggravamento di questo carattere
arbitrario di consimili operazioni.
Nel caso clamoroso dei venti milioni
della Margherita svaniti nelle tasche
dell’amministratore ci si trovava, al-
meno, di fronte ad un reato di ap-
propriazione indebita aggravata. Nel
caso dei fondi “regionali” del Pdl,
stando a quel che riferiscono gior-
nali e televisioni, si è passati invece
alla contestazione del reato di pecu-
lato, che presuppone in chi lo com-
mette (nel caso l’amministratore del
partito, associazione di fatto privato)
la qualità nientemeno che di “pub-
blico ufficiale”. Non solo ma, sem-
pre stando a quando ci dicono i me-
dia...
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2
di
MAURO MELLINI
Una deformazione
concettuale del ruolo
dei pubblici ministeri
consente di mettere
sotto tutela i partiti
politici, di sficcanasare
nella loro vita, nei loro
“
interna corporis”,
sopprimendone
così l’autonomia
di
ARTURO DIACONALE
Non può essere la gogna
mediatica a indurre
chi ricopre un ruolo
istituzionale a tradire
il mandato ricevuto
direttamente
dagli elettori. Renata
Polverini e il Pdl
si assumano le proprie
responsabilità politiche
Berlusconi, se non ora quando?
K
Sembra che il caso di Re-
nata Polverini e della sua voglia di
dimissioni sia destinato a finire con
un nulla di fatto. Il Pdl invita il presi-
dente della regione Lazio a restare al
suo posto. Eppure il centrodestra e il
suo leader non possono pensare di
rimettere semplicemente indietro le
lancette dell’orologio. E non solo
perché la magistratura continua la
sua inchiesta. Ma soprattutto perché
ormai il problema è profondamente
politico e riguarda il totale distacca-
mento tra il partito e il popolo, tra i
politici del centrodestra e gli elettori.
La base del partito, incarnata dal mo-
vimento dei sindaci, fa sentire la sua
voce chiedendo di mettere al centro
del dibattito interno il tema della
questione morale. Silvio Berlusconi,
che ha costruito il Pdl per come lo
conosciamo oggi e che ha sempre
svolto direttamente la funzione di
raccordo tra gli italiani e il partito,
deve prendere ora l’iniziativa e fare
in modo di riprendere quel rapporto
interrotto con il suo elettorato. Sem-
pre che sia ancora in tempo.