Direttore ARTURO DIACONALE
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Sabato 20 Ottobre 2012
delle Libertà
La sinistra dei furbetti e la destra dei disperati
l più acuto è Achille Occhetto,
che di rottamazioni se ne intende
per averle vissute sulla propria pel-
le. A proposito di D’Alema (ma
anche di Veltroni) ha spiegato che
le autorinunce dei big a rientrare
in Parlamento nella prossima legi-
slatura non sono degli atti di gran-
de generosità nei confronti del po-
polo della sinistra ma gesti di
furbizia tattica che servono a dare
sostegno alla difesa di Pierluigi
Bersani contro gli affondi di Renzi
ed a garantire loro un posto di mi-
nistro nel futuro governo dell’at-
tuale segretario del Pd. Insomma,
secondo Occhetto, non siamo al
promoveatur ut amoveatur
ma al
I
suo contrario. D’Alema e Veltroni
escono dal Parlamento per entrare
direttamente al governo.
Si tratta di un cattivo pensiero
di un rottamato che non ha dige-
rito la propria giubilazione? Può
essere. Ma può essere anche il con-
trario. Visto che ormai chi frequen-
ta da anni Camera e Senato si è re-
so perfettamente conto che la
politica non abita più nelle aule
parlamentari ma si è spostata in
quelle del governo. A dispetto di
una Costituzione formale che dice
il contrario e non si è accorta che
,
sempre sul piano della politica at-
tiva, Montecitorio equivale ad una
bocciofila e Palazzo Madama ad
un centro anziani.
Il cattivo pensiero di Occhetto,
comunque, rivela che a sinistra
qualcuno ragiona ancora in termi-
ni politici. E a destra? Esiste un fe-
nomeno analogo sul versante op-
posto? Su versante dove Daniela
Santanché ha deciso di vestire i
panni della rottamatrice totale e
dove nessuno dei big ha deciso di
autorottamarsi visto che per loro
non c’è alcun posto di governo in
vista?
Se si confrontano le due situa-
zioni non si può fare a meno di
concludere che da un lato il tema
di chi conta è quale ministero con-
cordare con Bersani in cambio del-
la propria finta uscita di scena.
Dall’altro l’interrogativo di fondo
è come salvare la pelle. Affrettan-
dosi, come fanno la Santanché e le
altre “veline” parlamentari del Pdl,
a saltare sul carro della lista per-
sonale attribuita al Cavalire? Op-
pure facendo quadrato attorno ad
Alfano ed al ridotto di un Pdl rot-
tamato dal suo stesso fondatore ?
Quanto sta avvenendo sul ver-
sante del centro destra autorizza a
pensare che la tragedia della fine
della Prima repubblica si sta ripro-
ducendo sotto forma di farsa per
la Seconda repubblica segnata
dall’era berlusconiana.
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Il Parlamento si consegnamani e piedi aimagistrati
Italia è davvero un paese che
non riesce a imparare dai
propri errori. Il ddl anticorruzione
approvato dal Senato, e il decreto
legislativo sull’incandidabilità dei
condannati che sarà adottato a bre-
ve dal governo, come promesso dal
ministro della Giustizia Severino,
rischiano di aprire un’ulteriore fal-
la, dopo la prima aperta con l’abo-
lizione dell’immunità parlamentare
nel 1993, sull’onda di Tangentopo-
li, nel delicato equilibrio tra i poteri
dello stato. Il Parlamento porge
l’altra guancia, si arrende al con-
dizionamento e all’ingerenza da
parte della magistratura, accettan-
do la cessione di pezzi di una so-
L’
vranità che non gli appartiene, ma
che è chiamato ad esercitare per
nome e per conto del popolo. Può
risultare impopolare di questi tempi
un simile allarme, ma non deve
suonare come un’assoluzione dei
nostri politici, semmai come un’ul-
teriore aggravante: non solo con il
loro malaffare e il loro cialtronismo
hanno contribuito al malgoverno
e, dunque, al dissesto economico e
finanziario del nostro paese, ma
avendo gettato così tanto discredito
sulle istituzioni, è principalmente
a causa loro se oggi muoviamo un
altro passo verso la destrutturazio-
ne della nostra democrazia. E tut-
tavia, dovremmo pensarci due volte
prima di buttare il bambino insie-
me all’acqua sporca. Nel nostro co-
dice è già prevista come pena ac-
cessoria, automatica o a discrezione
del giudice, l’interdizione dai pub-
blici uffici, perpetua o temporanea.
Prevedere per legge, e non a seguito
di una sentenza, la non candidabi-
lità dei condannati è una pena in-
flitta anche ai cittadini, che vedono
ridursi il campo di esercizio dei lo-
ro diritti di elettorato attivo e pas-
sivo. Privare dell’elettorato passivo,
un diritto costituzionalmente ga-
rantito, un numero potenzialmente
molto elevato di cittadini, inoltre
in modo del tutto automatico (sen-
za distinzione, in sede giudiziale,
tra i singoli casi), retroattivo e per-
petuo, è una grave ferita alla de-
mocrazia, un alto prezzo che non
dovremmo pagare a cuor leggero.
Basterà una qualsiasi condanna in
primo grado, o un rinvio a giudi-
zio, come vorrebbe qualcuno, per
escludere dalla competizione elet-
torale singoli candidati o penaliz-
zare partiti, e per alterare i rapporti
di forza nelle assemblee sanciti dal-
le urne?
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2
di
FEDERICO PUNZI
La politica si arrende
al condizionamento
e all’ingerenza dei pm,
accettando la cessione
di pezzi di una sovranità
che non gli appartiene,
ma che è chiamato
ad esercitare ogni giorno
per nome e per conto
del popolo sovrano
di
ARTURO DIACONALE
Quanto sta avvenendo
nei partiti maggiori
autorizza a pensare
che la tragedia della fine
della Prima repubblica
si stia riproducendo
sotto forma di farsa
per la Seconda
repubblica segnata
dall’era berlusconiana
Il rottamatorerischia larottamazione
K
«
Credo che qualcuno che ha
base alle Cayman non dovrebbe permet-
tersi e di dare consigli. Non lo dico per
Renzi ma in generale: l’Italia non si com-
pra a pezzi». Pierluigi Bersani, dalla Sviz-
zera, attacca così il suo sfidante
principale nella corsa alle primarie del
Pd. E punta il dito sulla cena tra il sin-
daco di Firenze ed esponenti della fi-
nanza lombarda. Non si fa attendere
molto la risposta di Matteo Renzi, che via
twitter replica: «Caro Bersani, su finanza
e trasparenza accetti un confronto pub-
blico? Non importa andare alle Cayman:
ok una casa del popolo. Ti va?». Ma il
sindaco di Firenze sembra ormai accer-
chiato dai “poteri forti” del partito. Ieri è
arrivato anche l’ennesimo attacco di
Massimo D’Alema che, a margine di una
lezione all’Università Bocconi di Milano,
ha spiegato il senso dello «scontro poli-
tico» promesso al sindaco di Firenze.
«
Renzi non chiede di essere appoggiato
-
dice D’Alema - vuole mandarmi ai giar-
dinetti a fare il nonno. C’è chi chiede il
rinnovamento nel rispetto e c’è chi vuole
distruggere. E chi vuole distruggere pro-
voca degli scontri».