Page 3 - Opinione del 13-10-2012

di
GIANLUCA PERRICONE
vviene assai raramente nell’attività gior-
nalistica, ma non nascondo che può ca-
pitare, di farsi prendere dall’emozione, da
quelle “sensazioni umane” che sembrano ave-
re il sopravvento sull’articolo o sull’intervista
che hai intenzione di realizzare. Può capitare
cioé che, dopo tanti anni di articoli e di bat-
taglie per sostenere una causa che si ritiene
più che giusta, ti squilli il telefono e la sod-
disfazione riesca a farla da padrona. È suc-
cesso l’altro pomeriggio quando l’avvocato
Giuseppe Lipera (che ne é il difensore) mi ha
chiamato per passarmi alla cornetta il dottor
Bruno Contrada, pochissime ore dopo che
all’ex dirigente del Sisde era stato notificato
il provvedimento di scarcerazione per fine
pena. Ho avuto l’onore di parlare, sia pure
per pochi minuti ma lo voglio proprio dire,
con un uomo indubbiamente stanco ma an-
cora convinto di essere «creditore dello stato
che ho servito per quarant’anni, ma prima
o poi, la veritá sulla mia vicenda giudiziaria
sarà finalmente ristabilita». «Ho ingiusta-
mente pagato per un presunto reato che non
ho commesso» ha tenuto a ribadire nel breve
colloquio. Contrada é stato messo nei guai
dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di
giustizia tra cui Gaspare Mutolo e Tommaso
Buscetta. Nel corso della sua lunga deten-
zione (nel carcere militare di Santa Maria
Capua Vetere prima e ai domiciliari negli ul-
timi due anni) ha sempre respinto l’ipotesi
di richiedere la grazia al Capo dello stato:
per l’ex dirigente della Polizia si trattava di
difendere il proprio orgoglio e, soprattutto,
dimostrare che lui, con quella infamanti ac-
A
cuse, non aveva proprio nulla a che fare. E
la grazia, si sa, generalmente viene chiesta
da chi sa di meritarsi la pena ma chiede di
avere la possibilitá di non scontarla o, alme-
no, di non farlo per intero. Bruno Contrada,
invece, sa di non aver concorso in alcun mo-
do con la criminalitá organizzata; anzi il suo
curriculum dimostra l’esatto contrario. Ep-
pure... Lui peró non si arrende e si dichiara
disposto a lottare fino all’ultimo per lasciare
alla storia di questo paese la veritá: «Fino a
che avrò un attimo di respiro tenterò tutte
le strade perché venga ristabilita la verità.
Non solo per me ma anche per le istituzioni
perché la mia vicenda non ha danneggiato
soltanto la mia persona ma anche le istitu-
zioni». Ed anche per questo, il colloquio te-
lefonico dell’altro giorno per noi riveste
un’importanza particolare e ci rende ancor
più convinti che la battaglia per la veritá sará
ancora lunga: per quel che ci riguarda, siamo
pronti a combatterla.
II
POLITICA
II
Contradada ieri libero:
«
Adessovoglio la verità»
Radicali controVendola:
«
VergognososuChávez»
Monti,effettoannunciopermascherare la stangata
ate a Mario quel che è di Ma-
rio. Bisogna riconoscere al
premier Mario Monti di essere un
politico abile, persino un filino
spregiudicato, altro che un tecnico.
Grazie ad una stampa mainstream
più che compiacente, è riuscito ad
assicurare alla legge di stabilità di-
scussa qualche giorno fa in Cdm
uno “spin” favorevole, cioè a pre-
sentarla sotto una luce positiva, al-
meno per quanto riguarda la parte
fiscale. Le cortine fumogene non
durano, prima o poi si diradano,
ma dal punto di vista mediatico
spesso è il primo impatto a definire
il mood complessivo della narra-
zione. Il governo è stato furbo a
incrociare tagli e aumenti di impo-
ste, ma ora che la polvere alzata si
sta depositando, cominciano a di-
stinguersi i contorni di una vera e
propria beffa. Bisognerà aspettare
il testo definitivo, che verrà pre-
sentato alle Camere lunedì prossi-
mo, e la relazione con i calcoli del
governo, ma è più che fondato il
sospetto che tra aumento dell’Iva,
riduzione Irpef e taglio delle age-
volazioni fiscali, il saldo netto non
sia zero, ma positivo per il governo
e negativo per i contribuenti. Da
una parte, infatti, abbiamo la ri-
duzione delle prime due aliquote
Irpef dal 23 al 22% e dal 27 a
26%,
il cui valore dovrebbe aggi-
rarsi intorno ai 5 miliardi, e la de-
tassazione dei salari legati alla pro-
duttività (1,6 miliardi); dall’altra,
una stretta consistente su spese de-
traibili e oneri deducibili, che da
sola potrebbe valere quasi quanto
D
l’alleggerimento delle aliquote no-
minali Irpef; l’aumento dell’Iva dal
10
all’11% e dal 21 al 22%, per
un valore di circa 6,5-7 miliardi;
l’imposta sul reddito personale in-
trodotta anche su pensioni d’inva-
lidità e di guerra, fino ad oggi
esenti; e infine l’annunciata tassa
sulle transazioni finanziarie.
L’aspettativa non era una riduzione
della pressione fiscale, ma che re-
stasse invariata, cioè che il governo
riuscisse a scongiurare l’aumento
di 2 punti dell’Iva già previsto a
partire dal luglio 2013. Anziché
presentarsi dinanzi all’opinione
pubblica dovendo semplicemente
ammettere che “no, non ci siamo
riusciti”, una prospettiva piuttosto
deprimente rispetto alle attese, il
governo ha preferito mischiare le
carte in tavola e attribuirsi il me-
rito di avere almeno iniziato ad ab-
bassare le tasse sul reddito perso-
nale, facendo passare l’idea di uno
scambio un po’ più Iva/un po’ me-
no Irpef come «segnale» di un
«
qualche sollievo», di un «benefi-
cio concreto». Si avvalora la tesi
di una redistribuzione del carico
fiscale tra imposizione diretta a in-
diretta, ma se fosse così il saldo tra
minori e maggiori imposte dovreb-
be essere pari a zero, mentre in
questo caso il governo riesce a fare
cassa. Il sospetto è che pur rinun-
ciando al mini-taglio dell’Irpef non
ci sarebbe comunque stata la co-
pertura sufficiente per scongiurare
del tutto l’aumento dell’Iva: man-
cavano una manciata di miliardi
che avrebbero richiesto ulteriori
tagli alla spesa. La realtà che pro-
babilmente avremo di fronte tra
qualche giorno, dunque, sarà un
ulteriore aumento della pressione
fiscale per coprire i buchi di bilan-
cio che nel frattempo si sono aperti
per l’aggravarsi del calo del Pil e
per le minori entrate, che il gover-
no non si aspettava, avendo sotto-
stimato gli effetti depressivi delle
sue scelte. Altro che l’agenda Mon-
ti sta funzionando! Lo “spin” però
è stato così efficace che ci sono ca-
scate, dando molta risonanza al-
l’intervento sulle aliquote Irpef, an-
che le principali testate del mondo
finanziario,
Financial Times
una
lezione per i partiti politici italia-
ni») e
Wall Street Journal
meglio
di quanto accade normalmente og-
gi in Europa»). Ma altre brutte
sorprese sono emerse dalla bozza
di legge. Non solo la stretta su de-
duzioni e detrazioni fiscali si pro-
spetta di notevole entità (da sola
potrebbe compensare il calo delle
aliquote nominali), ma per effetto
di una specifica «deroga» è anche
retroattiva, in totale violazione e
spregio – l’ennesimo – dei diritti
sanciti dallo Statuto dei contri-
buenti, che vieterebbe al legislatore
di modificare per il passato le nor-
me fiscali, specie se in modo pena-
lizzante per il contribuente. Il ta-
glio delle agevolazioni fiscali, in-
fatti, si applicherà ai redditi
dell’anno in corso, il 2012, mentre
la riduzione delle aliquote Irpef sui
redditi del 2013. Il che significa
che il governo si regala un corpo-
so risparmio di cassa già sul 2013,
mentre gran parte dei contribuen-
ti, autonomi e professionisti, do-
vranno aspettare il 2014 per i loro
piccoli benefici. In linea di prin-
cipio è condivisibile l’intenzione
di ridurre gli sgravi, spesso distor-
sivi, iniqui e obsoleti, a favore di
aliquote nominali inferiori, e di
spostare la tassazione dalle “per-
sone alle cose” (ricordando però
che sono sempre le persone a
comprare le cose), ma non a saldo
zero, o addirittura positivo per lo
Stato. Finché i tagli alla spesa non
verranno impiegati per ridurre la
pressione fiscale complessiva, il
paese non tornerà a crescere.
Dunque, Monti ha messo in atto
esattamente lo stesso trucco co-
municativo, l’effetto annuncio,
che veniva rimproverato all’ex
premier Berlusconi, con la diffe-
renza che quest’ultimo, avendo la
stampa contro, veniva subito sma-
scherato. E così i media anziché
annunciare un fallimento (“Monti
non riesce a scongiurare l’aumen-
to dell’Iva”), stanno ancora bar-
camenandosi per capire se con la
legge di stabilità il governo ha
davvero diminuito le tasse, o se le
ha aumentate di nuovo.
FEDERICO PUNZI
l vizietto dei cosiddetti post comunisti di
stare dalla parte di tutti i “caudilli” del
mondo, specie di quelli pseudo bolivariani
del Sud America, è duro a morire alla faccia
della fine delle ideologie. Così Nichi Vendola,
prossimo candidato di estrema sinistra alle
primarie di coalizione”, facendo finta di
non sapere chi sia veramente Hugo Chavez,
e “di che lacrime grondanti di che sangue”
il suo ultradecennale potere in Venezuela,
non ha trovato niente di meglio da fare che
elogiarlo così: «Ho una profonda simpatia
per quel laboratorio chiamato rivoluzione
bolivariana, un’esperienza che ha fatto in-
vecchiare la stella di Cuba, perché Chávez,
questa è la profonda verità, riesce dove Fidel
ha fallito». E ancora: «In Venezuela non ci
si misura con le biografie dei protagonisti
politici ma con i problemi reali della gente e
al netto di errori, anche grossi, come l’ami-
cizia con l’Iran e qualche altra tentazione lu-
ciferina, al netto di tutto questo Chávez resta
l’artefice, il protagonista d’una sperimenta-
zione concreta di lotta contro la povertà».
Tra gli al netto Vendola ha dimenticato di
metterci le sospette complicità con il narco
traffico e con l’appoggio alla guerriglia delle
Farc in Colombia, ma tant’è. Insorgono “sen-
za se e senza ma” contro Vendola i Radicali
piemontesi dell’Associazione intitolata ad
Adelaide Aglietta e così Igor Boni in un co-
municato spara a zero sull’intemerata pro
Chavez. «Le parole di Vendola sono sempli-
cemente vergognose, spero dettate dalla più
completa ignoranza di cosa accade in quel
paese – sostiene l’esponente radicale - si esal-
ta colui che si autodefinisce “l’inviato di Cri-
sto”, l’uomo che alimenta con il potere del
I
petrolio i legami con l’Iran di Ahmadinejad
e la Siria di Assad, l’antisemita che usa il po-
pulismo più becero per mantenere il potere
con continui golpe costituzionali in un Paese
dove – sono i dati ufficiali – ci sono 18.000
vittime nel solo 2012 in seguito alla crimi-
nalità, con 54 omicidi al giorno e dove il
97%
dei crimini di sangue restano impuniti.
L’uomo che rifiuta dibattiti pubblici con gli
avversari e che ha eliminato voci libere come
radio, televisioni e giornali a lui avversi».
«
Quello che manca totalmente in Venezuela
chiosa Boni - è la democrazia e la libera
informazione, e lo diciamo da qui, dall’Italia,
dove in misura minore viviamo giorno per
giorno lo stesso degrado. Inviterei Vendola
e tutte le forze politiche di destra, di centro
e di sinistra a considerare, come punto di
partenza per giudicare la qualità di un paese,
i diritti e le libertà degli individui provando
a lasciare da parte ideologie e miti».
DIMITRI BUFFA
«
Fino a che avrò un attimo
di respiro tenterò tutte le strade
affinché venga ristabilita
la verità. Non solo per me,
ma anche per le istituzioni.
Perché la mia vicenda
non ha danneggiato
soltanto la mia persona»
L’OPINIONE delle Libertà
SABATO 13 OTTOBRE 2012
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