Direttore ARTURO DIACONALE
        
        
          Fondato nel 1847 - Anno XVIII  N.10 - Euro 1,00
        
        
          DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1 - DCB - Roma / Tariffa ROC Poste Italiane Spa Spedizione in Abb. postale
        
        
          Domenica 13 Gennaio 2013
        
        
          delle Libertà
        
        
          
            Il keynesianismo di ritorno dell’ArmataMonti
          
        
        
          onostante la ostentata so-
        
        
          brietà, anche il professor
        
        
          Monti sembra seguire gli altri par-
        
        
          titi e schieramenti nella composi-
        
        
          zione stile armata Brancaleone
        
        
          delle proprie liste. Personaggi il
        
        
          cui unico merito è quello della vi-
        
        
          sibilità sportiva e/o mediatica, ma-
        
        
          gari per aver “ballato con le stel-
        
        
          le” o aver pubblicizzato una
        
        
          merendina per bambini, sono stati
        
        
          inseriti nello scivolo montiano per
        
        
          il Parlamento. Altra storia si po-
        
        
          trebbe dire per il sedicente liberale
        
        
          Mario Sechi, il quale mastica po-
        
        
          litica da una vita e, per questo,
        
        
          possiede tutti i crismi della pre-
        
        
          sentabilità politica. Tuttavia, no-
        
        
          
            N
          
        
        
          nostante il suo recente cambio di
        
        
          cavallo politico - è stato per anni
        
        
          un fervente berlusconiano -, il no-
        
        
          stro manifesta anche sotto le in-
        
        
          segne montiane una certa, quanto
        
        
          imbarazzante, coerenza keynesia-
        
        
          na. Tant’è che alcuni giorni orso-
        
        
          no, ospite di Dietlinde Gruber det-
        
        
          ta Lilli, ha ribadito la sua cieca
        
        
          fede nei meccanismi di crescita e
        
        
          sviluppo economico che partano
        
        
          dal sostegno della domanda. E su
        
        
          questo piano l’ex direttore del
        
        
          “
        
        
          Tempo” ha sempre mostrato una
        
        
          certa coerenza, soprattutto soste-
        
        
          nendo a spada tratta il pompaggio
        
        
          di cartamoneta da parte della Bce
        
        
          per uscire dalla crisi. Pompaggio
        
        
          presentato sotto le mentite spoglie
        
        
          di un vago prestatore di ultima
        
        
          istanza.
        
        
          Ma nel corso di “Otto e mez-
        
        
          zo” Sechi si è letteralmente supe-
        
        
          rato. Per contrastare la discutibile
        
        
          proposta della Lega Nord, dal
        
        
          chiaro sapore elettoralistico, di la-
        
        
          sciare in Lombardia il 75% delle
        
        
          tasse versate dai suoi cittadini il
        
        
          popolare giornalista sardo ha ti-
        
        
          rato fuori una classica, quanto
        
        
          consunta argomentazione becero-
        
        
          keynesiana. Ossia l’idea, a mio av-
        
        
          viso del tutto strampalata, secon-
        
        
          do cui limitando il flusso di
        
        
          quattrini che da Nord viaggiano
        
        
          verso le regioni del Sud si creereb-
        
        
          be un danno effettivo alle imprese
        
        
          settentrionali, poiché ciò restrin-
        
        
          gerebbe il valore complessivo dei
        
        
          consumi, quindi anche del relativo
        
        
          fatturato delle imprese medesime.
        
        
          Ora, al di là dei dettagli, se
        
        
          l’economia funzionasse in questo
        
        
          modo, sarebbe molto semplice far-
        
        
          la ripartire: mettiamo in tasca dei
        
        
          cittadini più soldi, magari aumen-
        
        
          tando la massa monetaria, così da
        
        
          stimolare all’infinito la produzio-
        
        
          ne di beni e servizi. Quindi, secon-
        
        
          do tale visione, basta ampliare il
        
        
          numero e la qualità dei consuma-
        
        
          tori per trascinare al rialzo il pro-
        
        
          dotto interno lordo di un paese.
        
        
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            L’assalto dei capitali cinesi all’economia nazionale
          
        
        
          a Cina è vicina. Forse anche
        
        
          troppo. L’allarme lanciato nelle
        
        
          ultime settimane dai servizi segreti
        
        
          italiani circa gli interessi economici
        
        
          del fu Celeste Impero per il patri-
        
        
          monio immobiliare e la cantieri-
        
        
          stica navale italiana è passato qua-
        
        
          si sotto silenzio, fatta esclusione
        
        
          per i servizi pubblicato da
        
        
          
            Il Sole
          
        
        
          
            24
          
        
        
          
            Ore
          
        
        
          e
        
        
          
            La Repubblica
          
        
        
          .
        
        
          Eppure,
        
        
          una notizia del genere avrebbe me-
        
        
          ritato uno spazio nelle prima pa-
        
        
          gine di tutti i quotidiani, quanto
        
        
          quella di una dichiarazione di
        
        
          guerra. Perché è esattamente di
        
        
          questo che si tratta: di un conflitto
        
        
          bellico senza esclusione di colpi,
        
        
          pur senza che si arrivi mai nem-
        
        
          
            L
          
        
        
          meno ad esplodere un colpo. Una
        
        
          guerra fredda che si combatte a
        
        
          suon di fusioni e acquisizioni, di
        
        
          grandi capitali e di grandi praterie
        
        
          tutte da conquistare. Una guerra
        
        
          che vede da un lato un nemico po-
        
        
          tente e molto ben equipaggiato
        
        
          delle armi più efficaci in conflitti
        
        
          come questo (i soldi), e dall’altro
        
        
          un paese, come l’Italia, che in balìa
        
        
          di una delle più gravi crisi econo-
        
        
          miche della sua storia non si cura
        
        
          nemmeno di tutelare i propri “gio-
        
        
          ielli di famiglia”.
        
        
          Non tutti gli investimenti che
        
        
          arrivano dall’estero sono infatti
        
        
          auspicabili, né portano benefici
        
        
          all’economia nazionale. Le recenti
        
        
          acquisizioni operate da grandi
        
        
          gruppi finanziari cinesi, supportate
        
        
          passo dopo passo dal lavoro della
        
        
          diplomazia di Pechino, al pari di
        
        
          un’azione di stato, sono infatti fi-
        
        
          nalizzate ad acquisire il controllo
        
        
          di marchi strategici per sottrare
        
        
          prezioso “know how” e delocaliz-
        
        
          zare la produzione in estremo
        
        
          oriente.
        
        
          Del rischio di veder finire l’Ita-
        
        
          lia completamente in balia dei ca-
        
        
          pitali stranieri aveva parlato già
        
        
          nel luglio scorso la Consob, denun-
        
        
          ciando un vero e proprio assalto
        
        
          all’arma bianca da parte dei fondi
        
        
          sovrani istituiti a suon di petrodol-
        
        
          lari dai paesi del Medio Oriente ai
        
        
          danni delle aziende strategiche ita-
        
        
          liane. Nel mirino di investitori stra-
        
        
          nieri mossi da un non esclusivo in-
        
        
          teresse verso il profitto economico,
        
        
          ma da un vero e proprio desiderio
        
        
          di controllo politico, vi sarebbero
        
        
          non solo imprese che operano nel
        
        
          settore della difesa, ma anche dei
        
        
          trasporti, delle telecomunicazioni,
        
        
          delle infrastrutture, delle fonti di
        
        
          energia ma anche nell’erogazione
        
        
          di servizi pubblici in genere.
        
        
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          di
        
        
          
            LUCA PAUTASSO
          
        
        
          Le acquisizioni operate
        
        
          da gruppi finanziari
        
        
          cinesi, supportate
        
        
          dalla diplomazia
        
        
          di Pechino, sono
        
        
          finalizzate a controllare
        
        
          marchi strategici
        
        
          per sottrare know how
        
        
          e delocalizzare
        
        
          la produzione in oriente
        
        
          di
        
        
          
            CLAUDIO ROMITI
          
        
        
          L’economia dovrebbe
        
        
          poter crescere attraverso
        
        
          l’offerta e lo sviluppo
        
        
          dinamico che le leggi
        
        
          di mercato determinano
        
        
          nell’azione umana.
        
        
          Con una ricerca
        
        
          produttiva fatta di molti
        
        
          tentativi a vuoto. Il resto
        
        
          è socialismo reale
        
        
          
            Aumenta tutto.Tranne lo spread
          
        
        
          K
        
        
          
            Mentre in Italia (e in tutta Eu-
          
        
        
          
            ropa) crescono disoccupazione,
          
        
        
          
            prezzi e bollette, almeno lo spread
          
        
        
          
            sembra essersi “calmato”. Venerdì il
          
        
        
          
            differenziale tra Btp e Bund ha rotto al
          
        
        
          
            ribasso la soglia dei 250 punti base,
          
        
        
          
            un livello che non si vedeva dal luglio
          
        
        
          
            2011,
          
        
        
          
            per poi risalire leggermente.
          
        
        
          
            Tutto merito dell’ultima asta dei Btp,
          
        
        
          
            visto che il ministero dell’Economia
          
        
        
          
            ha collocato tutti i 3,5 miliardi di titoli
          
        
        
          
            triennali, con tassi in forte calo (ai mi-
          
        
        
          
            nimi dal marzo 2010). Mentre i mercati
          
        
        
          
            finanziari festeggiano, però, i cittadini
          
        
        
          
            del Vecchio continente continuano ad
          
        
        
          
            essere tra i più vessati del pianeta.
          
        
        
          
            Con una pressione fiscale che conti-
          
        
        
          
            nua a crescere. Nel 2011 si è attestata
          
        
        
          
            a quota 40,0% nella Ue e al 40,8%
          
        
        
          
            nell’eurozona, contro il 39,6% e il
          
        
        
          
            40,3%
          
        
        
          
            del 2010. L’Italia, con il 42,8%, è
          
        
        
          
            sopra la media europea e al quinto
          
        
        
          
            posto nell’area euro. Peggio di lei solo
          
        
        
          
            Danimarca (48,6%), Belgio (46,7%) e
          
        
        
          
            Francia (45,9%). Più “fortunati”, in-
          
        
        
          
            vece, i cittadini di alcuni paesi ex-co-
          
        
        
          
            munisti come Lituania (26,4%),
          
        
        
          
            Bulgaria (27,2%) e Lettonia (27,7%).