II
POLITICA
II
Tra i proscritti di Grillo s’arruolaOlivieroToscani
di
RUGGIERO CAPONE
l creativo Oliviero Toscani pa-
ragona Beppe Grillo a Göbbels,
il ministro della propaganda di
Hitler, quello per la mobilizzazio-
ne alla guerra totale, e poi aggiun-
ge che lo voterà.
È evidente che Toscani avrà
scherzato. Göbbels era interno e
gran sacerdote del nazismo, inve-
ce Beppe Grillo è collaterale al
suo stesso movimento politico:
non è eletto e non intende candi-
darsi. Però Grillo fa proselitismo,
fa proscritti. E come proscritti so-
no trattati i suoi arruolati: non
possono dissentire da Grillo, pena
la defenestrazione dalla sua mili-
zia politica volontaria. Perché di
quest’ultima si tratta. Una milizia
volontaria di patrioti, di cui Grillo
è una sorta di nuvoletta tutelare,
pronta a bacchettare il dissenso.
Più che con Göbbels le somi-
glianze sono tutte con Ernst Von
Salomon, anima dei Corpi Fran-
chi. I Freikorps che prima repres-
sero i moti operai a Berlino e poi
avversarono i bolscevichi nelle re-
gioni baltiche, in Polonia e nella
Slesia. Le epiche gesta dei Frei-
korps ce le narra lo stesso Von Sa-
lomon nel romanzo
I Proscritti.
Ma è lo stesso Von Salomon che
non prenderà mai incarichi da Hi-
tler, e che riuscirà solo ad accol-
larsi la condanna storico morale
dell’assassinio di Walther Rathe-
nau, ministro degli esteri della Re-
pubblica di Weimar. Hitler più
tardi lo pregò d’accettare onori-
I
ficenze ed incarichi, ma lui rifiutò
tutte le poltrone, ma assicurando-
si che tanti suoi camerati del Cor-
pi Franchi ben figurassero nel si-
stema. Molti dei Freikorps
finirono miseramente dopo il
1945,
mentre Von Salomon con-
tinuò a scrivere libri e sceneggia-
ture fino al 1972. Era un comme-
diografo, uomo di comunicazione
come Grillo.
Ieri Grillo ha spiegato all’Italia
tutta (e con piglio alla Guglielmo
Giannini, altro grande commedio-
grafo e fondatore dell’Uomo Qua-
lunque) che «L’incontro di Parma
avrà inizio alle 14 in piazza della
Pace». Il comico ha poi ricordato
la vicenda giudiziaria che coin-
volge la “multiutility Iren”, po-
nendosi alcune domande sul fun-
zionamento di queste società:
«
Perché i servizi essenziali per il
cittadino come i rifiuti sono ge-
stiti da società esterne e non di-
rettamente dai comuni? Perché i
costi di amministratori delegati,
consiglieri di amministrazione,
presidenti, eccetera, eccetera, di
queste multiutility sono scaricati
sulla comunità sotto forma di au-
mento delle tariffe? Perché quo-
tare in Borsa società che operano
in regime di sostanziale monopo-
lio partecipate dagli stessi clienti
a cui forniscono i servizi? Se que-
ste multiutility dovessero fallire,
i debiti chi li pagherà? I comuni
già indebitati? Al posto delle eco-
nomie di scala, i maxi debiti di
scala?». Ecco che il puparo Grillo
è a caccia di Corpi Franchi, di pa-
trioti che s’immolino contro le
municipalizzate, salvo far fare lo-
ro la fine del consigliere Favia al
primo dissidio interno.
E Grillo insiste: «Il 22 settem-
bre ci sarà un incontro pubblico
a Parma a cui parteciperò. Il tema
di cui si tratterà è Dies Iren (la
Iren è la società, quindi nessun la-
tinismo) - La fine degli inceneri-
tori. Non c’è una sola buona ra-
gione per costruirli: danneggiano
la salute, l’ambiente, fanno au-
mentare i costi dello smaltimento
dei rifiuti scaricati poi sulla col-
lettività. All’incontro partecipe-
ranno medici, economisti, am-
bientalisti e specialisti della
gestione dei rifiuti». Dopo le po-
lemiche di questi giorni intorno
al Movimento da lui fondato,
Beppe Grillo sul suo blog ha an-
nunciato la sua presenza proprio
a Parma, dove conta d’incantare
teatralmente la gente stordita dal-
la paralisi gestionale del comune
governato dai grillini.
È evidente che Grillo non si
esporrà mai in prima persona a
governare l’Italia. Diversamente
si sarebbe agitato per movimen-
tare le piazze sulla povertà diffu-
sa. Nel secondo semestre di
quest’anno sono a rischio
202.000
posti di lavoro di cui
172.000
sono delle piccole e me-
die imprese. Lo sostengono gli ar-
tigiani della Cgia di Mestre, giunti
a questi risultati incrociando i da-
ti occupazionali dell’Istat e quelli
di previsione realizzati da Prome-
teia. «La perdita di 202.000 posti
di lavoro si ottiene - secondo la
Cgia - tenendo presenti i circa
30.000
esuberi di addetti occupati
nelle grandi aziende che hanno
aperto un tavolo di crisi presso il
ministero dello Sviluppo econo-
mico con gli altri 172.000 che so-
no alle dipendenze delle piccole e
medie imprese».
«
Premesso che negli ultimi
quattro anni la variazione dei po-
sti di lavoro riferiti alla seconda
parte dell’anno è sempre stata ne-
gativa - dichiara Giuseppe Borto-
lussi, segretario della Cgia - la sti-
ma riferita al 2012 è comunque
peggiore solo al dato di consun-
tivo riferito al 2009. Purtroppo –
prosegue Bortolussi - in queste
ore non si sta consumando solo
la drammatica situazione dei la-
voratori dell’Alcoa o dei minatori
del Carbosulcis, ma anche quella
di decine e decine di migliaia di
addetti delle Pmi che rischiano di
rimanere senza lavoro. Le ristrut-
turazioni industriali avvenute ne-
gli anni ‘70, ‘80 e nei primi anni
‘90 -
conclude Bortolussi, invitan-
do a investire sulle Pmi - presen-
tavano un denominatore comune:
chi veniva espulso dalle grandi
imprese spesso rientrava nel mer-
cato del lavoro perché assunto in
una Pmi. Oggi anche queste ul-
time sono in difficoltà e non ce la
fanno più a creare nuovi posti di
lavoro».
Ma Grillo aizza i suoi Corpi
Franchi aspettando tempi miglio-
ri. C’è da credere che a questa sa-
gra dell’irresponsabilità metterà
fine una sorta di Peron, il militare
acclamato da operai e industriali.
Forse offrirà una poltrona a Gril-
lo che risponderà come Von Sa-
lomon a Hitler: «preferisco scri-
vere sceneggiature... libri». Sono
ciclicità storiche che potrebbero
ispirare il buon Oliviero Toscani:
a lui (così sangue e vetrina) cer-
tamente un nuovo padre della pa-
tria potrebbe offrire la comunica-
zione. Forgiare cartelloni che
ritraggono il primato dell’Italia
nell’estrazione mineraria del Sul-
cis, o nella produzione di acciaio
a Taranto, o nel manifatturiero in
Lunigiana.
Fermi tutti, a cavallo per ora
c’è ancora Monti... e la proposta
Grillo fa ancora tanto ridere (ro-
ba da solletico) i manovratori di
finanza e politica.
Più che con Göbbels
le somiglianze di Grillo
sonoVon Salomon,
anima dei Freikorps
Anche il comico
genovese aizza i suoi
corpi franchi, aspettando
il momento buono
Se l’antipolitica si trasforma in antidemocrazia
er far scendere nei sondaggi
Grillo, sono bastate le rivelazio-
ni psedosegrete sulla dittatura in-
terna al suo Movimento 5 stelle ed
il dileggio dei grillini incapaci di di-
stinguere una falsa prima pagina
del
Corriere
da una vera. Lo smon-
taggio dell’ex comico guastatore è
partito dagli stessi che ne hanno
creato l’onda. Il mix mortale pub-
blico-privato del partito Rai-La 7 e
del partito Repubblica, fiancheggia-
tore-fiancheggiato di\da Magistra-
tura Democratica, hanno a lungo
praticato il napalm di un’antipoli-
tica di precisione, tesa al discredito
totale di aree politiche ed economi-
che ben diverse. Le radici di Mani
Pulite stanno nella campagna ’60 -
’80,
per la quale metà dei
busines-
smen
italiani, erano pericolosi fac-
cendieri. Fascisti, socialdemocratici,
liberali e cattolici sono stati sotto-
posti, di volta in volta, in 60 anni,
ad un bagnomaria di calunnie,
scandali, spionaggi, spaccature in-
dotte, illazioni e allusioni, utile spes-
so a metterli l’uno contro l’altro ed
ad indurre scissioni e spionaggi in-
terni. Un bagnomaria impossibile
senza mezzi, senza i media più im-
portanti, senza una presenza cre-
sciuta nelle istituzioni, soprattutto
d’ordine e senza l’alleanza tra co-
munisti ed indipendenti di sinistra,
espressione dell’establishment cul-
turale e finanziario. Le tardive scuse
per l’aggressione mediatica all’ex
presidente Leone, del ’98 di Bonino
e Pannella e quelle del 2006 del pre-
sidente Napolitano, la cui parte po-
litica tanto se ne avvantaggiò, non
P
producono memoria. Ci si ricorde-
rebbe che dopo il discredito gettato
sopra gli ex presidenti Saragat, Leo-
ne e Cossiga, ne è seguita una pro-
genie peggiore, tre volte impegnata
contro il voto popolare e oggetti-
vamente alleata dell’antipolitica.
Che siano Piazza Fontana o il caso
Englaro anche oggi le storie sono
todo modo dello stesso establi-
shment di sinistra post ’68, con i
suoi eredi magistrati o i figli delle
vittime, in comunella per carriera,
con gli aggressori. Da tempo que-
st’area perde pezzi nelle continue
giravolte che ha dovuto fare per so-
pravvivere; perde giornali, appeal,
suspence ma non accademie, giurie
e Cda. Gli tocca condannare il pas-
sato e sospirare per un tempo in cui
un terzo degli eletti era comunista.
Difendere franando il welfare fa-
scio-socialdemocratico e condan-
narne i costruttori. Odiare la guerra
e andare in visibilio per il
peace kee-
ping
di Obama. Omaggiare i par-
lamenti, i privilegi e le caste di ieri
per odiare le attuali. Disprezzare il
Parlamento, i metodi di cooptazione
della partitica solo perchè verdi e
comunisti non riescono a entrarci
più. Svergognando Berlusconi, si è
condannato anche il voto popolare.
Questo
vulnus
emorragico difficile
da tamponare è la pietra miliare
dell’antipolitica, che Monti senza
avvedersene, riproduce, chiamando
alla guerra santa contro il populi-
smo. Ora tutti coloro che hanno
spinto in cima Grillo, cioè giroton-
dini, Moretti, folle di piazza San
Giovanni, Pancho, centri sociali, ra-
dicali, Teatro Valle, Tana, Report,
Lilly ed altre oche giulive, felici di
avere soldi e celebrità in cambio di
campagne per il popolo non lo vor-
rebbero più. Gli amici hanno nuovi
interlocutori di governo, cui si può
perdonare una politica da disastro
sociale. Come è stato acceso, biso-
gna sopire il gioco al massacro e ri-
servare la satira ai governanti di ieri.
La droga di messaggi malsani e bu-
giardi che ha già prodotto 40 anni
una guerra civile fuori dal tempo,
però, è stata distribuita in dosi da
dipendenza man mano che l’assue-
fazione ala favola del capitalismo
malato si faceva palese. Anche la
Lega delle origini, si indentificava
con l’odio sic et simpliciter per le
burocrazie romane, ma poi si è sta-
bilizzata sul nostro unico problema
sistemico. L’Idv raccoglie l’odio sel-
vaggio per i ladri, ma con un per-
sonale politico un po’ ridicolo, un
po’ discutibile, è legato alle sorti del
partito dei giudici. Grillo, ricco già
di suo, con l’editore Casaleggio,
creatura Olivetti -Telecom di Cola-
ninno, senza vincoli territoriali e ob-
blighi istituzionali è andato oltre la
missione affidata dai partiti di ban-
che,
Rai
-
La7
e
Repubblica
,
al punto
da demolirli. La sua onda somma
gli odi dei tanti convinti nel tempo
che se le donne di potere sono put-
tane, tutte le donne lo siano; che se
gli imprenditori sono faccendieri,
non ci sia business senza mafia; che
se le burocrazie sono corrotte, lo
siano le romane, le comasche e
quelle di Bruxelles; che se l’acqua è
a rischio, lo siano anche terra, cielo
e luna; he se gli uomini trattanoma-
le gli animali, debbano essere trat-
tati come animali. Grillo, portato
alla ribalta dal siciliano Baudo,
somma le invettive di Ciccio Fran-
co, Borghezio e Guzzanti, di casa-
linghe e commercianti esasperati
dagli standard abbassati dall’immi-
grazione, dell’odio del sindacalismo
antagonista e dell’imprenditore
strangolato da banche e tasse. Grillo
cominciò attaccando Craxi, nemico
della sinistra di Lenin e Parvus; poi
per anni i Ceo Parvus delle multi-
nazionali Usa e delle aziende nazio-
nali. Come faceva il nostro
establi-
shment
culturale quando odiava il
Cefis dell’Iri, oggi dallo stesso rim-
pianto. Da tutto si può dissentire
con Grillo tranne le sue descrizioni
sulla sinistra italiana dell’Unipol e
del Monte di Paschi. Cosa è, se non
un morto vivente, un partito immu-
tabile nei vertici e nei tic, passato
dall’antiamerica al filoamerica, sen-
za sangue per avvedersene; se non
uno zombie felice di portare in cima
l’ipocrita ed imbiancata destra sto-
rica, pur di eliminare l’anticomuni-
smo popolare? Grillo è andato trop-
po in là, al 20%, da dove potrebbe
prosciugare Destra, Fiom, Sel, IdV,
Lega, e pirati; realizzare l‘evocato
fasciocomunismo, il populismo an-
tiautoritario di massa e togliere Pa-
lazzo Chigi a Bersani. Per cui nei
mesi a venire, santoni e santori
dell’antipolitica elogeranno il Par-
lamento in difesa dell’antidemocra-
zia e faranno una guerra-derby alla
migliore antipolitica del Vaffa. Ri-
dicolizerrano giovinezza e ingenuità
dei grillini naive senza contare che
sbagliare e non portarsi dietro la
furbizia volpina di vecchi esponenti
Dc, Pci, o Democrazia Proletaria, è
oggi un vantaggio. Così il populi-
smo governato, cacciato dalla fine-
stra, viene sostituito dalla sua va-
riante anarchica che batte alla
porta, a strangolare, come Ercole
neonato, i serpenti dell’antidemo-
crazia.
GIUSEPPE MELE
L’OPINIONE delle Libertà
MERCOLEDÌ 12 SETTEMBRE 2012
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