II
POLITICA
II
Lombardo lascia la Sicilia a“cani”e“colombiani”
di
DAVIDE GIACALONE
tefano potrebbe ben figurare nel
caravanserraglio della prossima
Assemblea regionale siciliana. È ve-
ro, è un cane. E allora? Non è il so-
lo candidato dotato di guinzaglio.
Intanto è francese ed è molto gio-
vane, il che lo rende estraneo alla
colpa dei favoriti: non ha mai fatto
comunella con Raffaele Lombardo,
oramai divenuto incarnazione (oltre
i suoi meriti e demeriti) di una clas-
se dirigente dissennata, profittatrice,
cieca e responsabile del fallimento
siculo. Molti cittadini di Favara,
nell’agrigentino, gli hanno attrez-
zato un comitato elettorale e hanno
preparato i manifesti. La sua espres-
sione spicca per lo sguardo pene-
trante e il piglio combattivo. Che
manca alla gran parte di quelli che
hanno buttato milionate per appic-
ciare il proprio faccione in ogni do-
ve.
Non è un cane l’ottimo Antonio
Paladino, candidato nelle liste Udc
che appoggiano Rosario Crocetta,
ma anche in quelle di Grande sud,
che appoggiano Gianfranco Micci-
ché. Lo hanno preso variamente in
giro, ma il nostro uomo ha una sola
faccia (tanto che i due manifesti so-
no fatti con la medesima foto) e an-
che una certa coerenza: nei due
schieramenti ci sono gli amici di
Raffaele Lombardo. L’Udc lo fece
nascere, il Pd lo tenne al governo,
ora Grande sud ne ospita la fami-
glia. Peccato Paladino non si sia
candidato anche nel centro destra,
appoggiando equanimemente Nello
Musumeci, scelto da Micciché dopo
che il Pdl aveva scelto Micciché. Po-
sto che il centrodestra è responsa-
bile di avere portato Lombardo alla
presidenza. Un Paladino diverso da
quelli dell’epica cavalleresca, ma
pur sempre pupo capace di restitui-
re l’assurdità delle elezioni siciliane.
E Paladino previdente, perché nes-
suno avrà la maggioranza e i com-
petitori odierni saranno alleati do-
mani.
S
Straordinaria la performance di
Micciché: il presidente devo farlo
io perché ho amici in Europa e mio
fratello in Banca Intesa. Impareg-
giabile il resoconto del suo dialogo
con i potenti del Pdl, nel quale fino
a ieri mattina si trovava: gli ince-
neritori si devono fare, ma non con
la mafia. Sarebbe come dire che
Lombardo (suo alleato) li fermò per
osteggiare i picciotti. Salvo il fatto
che un assessore della giunta Lom-
bardo, Marco Venturi, va ripetendo
(
tardivamente) di avere trasmesso
alla procura le prove della lunga,
ripetuta e collaudata collaborazione
fra Lombardo e la mafia. Sicché la
domanda è: ma se si esclude di col-
laborare con la mafia è perché
qualcuno lo sta già facendo o pro-
posto? Nel qual caso, anziché man-
dare messaggi trasversali, incombe
un solo dovere: fare denuncia.
Il governo centrale ha concesso
a quello siciliano di derogare al pat-
to di stabilità. Chi ha vinto? La
paura. Quella di vedersi precipitare
addosso un debito nascosto e ne-
gato, enormemente più grande di
quello contabilizzato. Ma la deroga
copre le necessità di poche settima-
ne, passate le quali si torna al punto
di prima. Più poveri. Si naviga a vi-
sta, guadagnando ore all’inabissa-
mento.
Nel mentre va in scena tale grot-
tesco contendere, si viene a sapere
che la Corte d’Appello ammise liste
totalmente irregolari. Non dietro le
quinte, ma direttamente in piazza
si accapigliano soggetti secondo cui
da questo o quel listino il Tizio o
la Caia sarebbero stati esclusi o in-
clusi all’ultimo minuto. C’è anche
una quantificazione: 45 minuti pri-
ma della presentazione. Straordi-
nario, nel qual caso sono false firme
e autenticazioni. Alla Corte dovreb-
bero fare caso a un dettaglio: se
l’autentica di accettazione del can-
didato è successiva a quella del-
l’elettore che lo sostiene è probabile
che qualche pubblico ufficiale stia
attestando il falso. Ma alla Corte
sono distratti, talora. Posso affer-
marlo per esperienza diretta: pre-
sentammo liste disallineate e pisa-
canesche, prontamente fatte fuori
da una Corte occhiuta e fedele al
proprio lavoro (servivano 900 firme
e ne raccogliemmo 950, ma pastic-
ciando nella presentazione: bene,
giusto, l’ho già detto), salvo il fatto
che nel rigettarle scrisse che fra i
candidati di quella lista (LeAli alla
Sicilia) c’era un condannato, per
delitto doloso, a tre anni e mezzo
di carcere. Volevo buttarmi da un
ponte. Che vergogna. Vabbe’ essere
dilettanti, ma anche criminali. Poi,
però, abbiamo accertato che la Cor-
te ha scritto il falso. Quel signore
non è mai stato condannato, né si
apprestano a farlo. Semplicemente
non era lui. Peccato che quel falso
ha funzionato da intimidazione, nei
nostri confronti. Qui qualcuno deve
pagare.
Stefano non è l’unico cane, in
questa vicenda. La Sicilia ha imboc-
cato una deriva da sobborgo co-
lombiano. Vorrei fare osservare che
da queste colonne denunciammo la
follia di far entrare la regione anche
in una compagnia aerea (non ba-
stando gli altri sprechi). Confindu-
stria ci ha messo una decina di gior-
ni, per dire la stessa cosa, mentre i
candidati della corresponsabilissima
trinità non lo hanno ancora fatto.
Che aspettano, la carta d’imbarco?
E ricordo che non sussurrando in
un orecchio, ma scrivendo qui ab-
biamo invitato le autorità a inda-
gare sulla regolarità delle spese elet-
torali: fatturazioni, pagamenti,
afflusso del denaro e sue fonti. Noi
siamo dilettanti, e lo abbiamo di-
mostrato, ma se qualcuno pensa
che lo stretto farà da cordone sani-
tario nel fermare l’infezione sicilia-
na si sbaglia. Alla grande.
segue dalla prima
Democrazia interna
e riforma del Pdl
(...)
Che può assumere la forma della na-
scita dalle ceneri del Pdl di una nuova Ara-
ba fenice unitaria. Ma che può anche pas-
sare attraverso il famoso spacchettamento
delle aree politiche e culturali interne e la
formazione successiva di un grande rassem-
blement aperto a tutte le formazioni del
centro destra.
L’importante, però, è che al segnale prove-
niente da Berlusconi segua effettivamente
la partecipazione della base degli elettori.
Che può avvenire non con il sistema delle
assemblee degli eletti chiuse alla società
esterna ma con l’applicazione delle primarie
aperte per la scelta dei candidati e dei di-
rigenti ad ogni livello. Anche quello mas-
simo? Anche quello. Perché se Berlusconi
continua ad essere il valore aggiunto dei
moderati italiani non avrà alcuna difficoltà
a ricevere una grande investitura popolare.
Se invece non lo è più dovrà necessaria-
mente prenderne atto e ritagliarsi il ruolo
di grande regista dell’intera operazione di
rinnovamento.
ARTURO DIACONALE
Primarie aperte
per il centrodestra
(...)
Forse qualcuno preferisce curare il pro-
prio orticello, lucrare sulla propria piccola
rendita di posizione, piuttosto che mettersi
in gioco in un progetto più vasto, inclusivo.
Il tempo stringe, ma sembra che nessuno
dei soggetti di area centrodestra – vecchi e
nuovi – intenda abbandonare i tatticismi e
giocare a carte scoperte.
Casini sa che i delusi da Berlusconi reste-
rebbero a casa o voterebbero Grillo piut-
tosto che consegnarsi a lui e a Fini. Non
devono essere esaltanti i sondaggi, se Mon-
tezemolo ha deciso di non candidarsi a ca-
po della sua lista.
Senza leader, e ancora troppo elitario, anche
il movimento “Fermareildeclino” ad oggi
non può realisticamente pensare di andare
molto oltre la soglia di sbarramento. Ep-
pure, ciascuno con le proprie debolezze e
inadeguatezze, tutti sembrano attratti dal
tanto peggio tanto meglio: meglio aspettare
in riva al fiume che passi il cadavere del Pdl
per grattargli qualche punto percentuale,
piuttosto che rischiare di rianimarlo accet-
tando di trattare con Berlusconi per rifon-
dare il centrodestra. Al momento la realtà
è che il Pdl è in coma profondo, ma i vecchi
(
Udc) e nuovi (IF e FiD) soggetti non sem-
brano rappresentare alternative davvero in
grado di “coalizzare” una massa critica di
elettori di centrodestra. Comprensibile che
i nuovi non vogliano accompagnarsi ai vec-
chi e agli screditati personaggi politici, ma
il rischio è che nessuno da solo riesca a toc-
care quota 20%. E con un Pd più Vendola
verso il 30 e oltre sarebbe poi difficile im-
maginare di vincere le elezioni, o anche solo
“
scippare” la vittoria a Bersani per un
Monti-bis. È in questo scenario che a sal-
vare il salvabile ci proverebbe, ancora una
volta, Berlusconi.
Che sarebbe più convincente se invitasse
chi ci sta ad organizzare subito primarie
apertissime (ovviamente annunciando di
non voler correre) per la leadership del fu-
turo centrodestra, in un’ottica “fusionista”,
guardando al modello americano.
I suoi interlocutori, anche quelli nel Pdl,
sarebbero messi con le spalle al muro: sfu-
mata la possibilità di ereditare alcunché o
di ergersi sulle macerie altrui, sarebbero co-
stretti a sottoporsi al giudizio degli elettori
come leader del nuovo centrodestra o a ta-
cere per sempre.
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La Regione siciliana
ha imboccato
una deriva da operetta
sudamericana
C’è chi candida animali,
chi si presenta
con lo stesso manifesto
in liste diverse
L’OPINIONE delle Libertà
MERCOLEDÌ 10 OTTOBRE 2012
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