II
      
      
        POLITICA
      
      
        II
      
      
        Samorì, l’uomo che scompiglierà le primarie Pdl
      
      
        di
      
      
        
          CARLO MARRONE
        
      
      
        l’imprenditore romagnolo
      
      
        Giampiero Samorì l’uomo del
      
      
        momento nel centrodestra. La sua
      
      
        candidatura alle primarie in un
      
      
        ticket con Vittorio Sgarbi agita
      
      
        non poco le acque in casa Pdl. In
      
      
        molti a pensano che sia lui l’uomo
      
      
        scelto dal cavaliere per mandare
      
      
        a monte le primarie.
      
      
        
          Cosa l’ha spinta a promuovere un
        
      
      
        
          nuovo movimento come i Mode-
        
      
      
        
          rati italiani in Rivoluzione?
        
      
      
        Devo dire che la scelta è dipe-
      
      
        sa da un lato da una antica pas-
      
      
        sione per l’impegno politico che
      
      
        ho dovuto sospendere nel 1996
      
      
        non avendo la possibilità di man-
      
      
        tenermi se non con il mio lavoro.
      
      
        Dall’altro dalla constatazione che
      
      
        la situazione generale non è sol-
      
      
        tanto critica ma si avvia a diven-
      
      
        tare tragica ed è venuto il mo-
      
      
        mento per tutti quelli ch hanno
      
      
        avuto tanto dalla vita che pensa-
      
      
        no di essere in grado di offrire un
      
      
        contributo positivo di mettere di-
      
      
        sposizione un po’ del proprio
      
      
        tempo e delle proprie energie. Il
      
      
        nome Mir è la conseguenza logica
      
      
        della premessa. La tragicità della
      
      
        situazione impone interventi non
      
      
        convenzionali pena il dissolvi-
      
      
        mento del nostro sistema entro e
      
      
        non troppi anni.
      
      
        
          In che senso? E poi quale è il
        
      
      
        
          significato di questo nome, una
        
      
      
        
          provocazione?
        
      
      
        Nessuna provocazione ed un
      
      
        senso molto chiaro e preciso, che
      
      
        verrà sicuramente fuori nel corso
      
      
        della Convention di Chianciano,
      
      
        il prossimo 17 e 18 novembre. Il
      
      
        nome è un ossimoro e significa
      
      
        che siamo moderati in quanto a
      
      
        provenienza sociopolitica, ma ri-
      
      
        voluzionari per intenzioni pro-
      
      
        grammatiche. Ricordando Gua-
      
      
        reschi potrei dire che ci sentiamo
      
      
        come Don Camillo per la storia
      
      
        e il nostro back ground, ma an-
      
      
        che come Peppone per il tempe-
      
      
        ramento con cui vogliamo entrare
      
      
        nell’agone della competizione po-
      
      
        litica.
      
      
        
          Siete un’altra formazione di pro-
        
      
      
        
          testa, alla Grillo, per intenderci?
        
      
      
        La differenza fondamentale è
      
      
        che mentre il movimento di Grillo
      
      
        limita il proprio furore alla sola
      
      
        distruzione noi la canalizziamo in
      
      
        positivo offrendo una proposta di
      
      
        radicale cambiamento. Oggi in
      
      
        Italia sostanzialmente sono pro-
      
      
        tetti tutti i ceti che non si inseri-
      
      
        scono nella concorrenza interna-
      
      
        zionale ed anzi ne sono estranei
      
      
        finendo per danneggiarla ribaltan-
      
      
        done i costi su aziende, imprese e
      
      
        famiglie. Il sistema produttivo, i
      
      
        lavoratori e le famiglie sono vice-
      
      
        versa oberate  di oneri fiscali e bu-
      
      
        rocratici ormai insostenibili che
      
      
        corrono il rischio di sfiancare i si-
      
      
        stemi produttivi, immiserire i la-
      
      
        voratori e distruggere i consuma-
      
      
        tori, così facendo saltare il nostro
      
      
        modello società.
      
      
        
          Quindi lei è contro Monti?
        
      
      
        Io non sono contro Monti né
      
      
        a favore. Osservo solo quanto è
      
      
        accaduto nell’ ultimo anno  tra-
      
      
        endone una semplice conclusione:
      
      
        c’è bisogno  di una sterzata forte.
      
      
        Con una spesa per interessi come
      
      
        quella che abbiamo, quest’anno
      
      
        superiore a 80 miliardi di euro,
      
      
        non è possibile tutelare la nostra
      
      
        economia. Risanare i conti e far
      
      
        
          È
        
      
      
        ve assicurare la copertura dei costi
      
      
        di funzionamento come determi-
      
      
        nati in via preventiva dal Consi-
      
      
        glio Superiore, agli immensi pa-
      
      
        trimoni delle fondazioni bancarie
      
      
        e di altre fondazioni, stimabili in
      
      
        non meno di 350 miliardi. Ed an-
      
      
        cora al patrimonio partecipativo
      
      
        dello Stato dal quale ragionevol-
      
      
        mente poter ipotizzare il recupero
      
      
        di circa 100 miliardi. Infine è in-
      
      
        dispensabile, come forma di legit-
      
      
        timazione morale dei ceti più ab-
      
      
        bienti chiedere un ragionevole
      
      
        sacrificio patrimoniale a tutti co-
      
      
        loro che dispongono di patrimoni
      
      
        superiori a 10 milioni di euro.
      
      
        Quindi non una patrimoniale per
      
      
        far “piangere i ricchi” ma per le-
      
      
        gittimarli a pretendere, contestual-
      
      
        mente che cessi il degrado a cui
      
      
        assistono, che tutte le spese per il
      
      
        funzionamento delle istituzioni,
      
      
        stipendi, consulenze ecc. del set-
      
      
        tore pubblico vengono parame-
      
      
        trati anch’essi agli standard euro-
      
      
        pei e le tasse contestualmente
      
      
        ridotte.
      
      
        
          In questo modo promette che ab-
        
      
      
        
          basserà le tasse a tutti?
        
      
      
        Certo! Solo in questo modo
      
      
        potremo abbassare le aliquote
      
      
        esonerando, ed è importante evi-
      
      
        denziarlo,  i redditi più fragili, cioè
      
      
        quelli  fino a  15.000 euro e ridu-
      
      
        cendo di almeno 10 punti la tas-
      
      
        sazione degli scogli successivi fino,
      
      
        ad almeno 100 mila Euro. Ma bi-
      
      
        sognerà fare anche come Ronald
      
      
        Reagan negli anni ‘80: tasse più
      
      
        basse a livelli accettabili, ma nes-
      
      
        suna tolleranza nei confronti di
      
      
        chi poi continua ad evadere.
      
      
        
          E lei pagherà tutte queste tasse pa-
        
      
      
        
          trimoniali? Non è che una volta
        
      
      
        
          in Parlamento, o magari in qual-
        
      
      
        
          che posto di Governo, troverà
        
      
      
        
          qualche scappatoia  apposta ap-
        
      
      
        
          posta per lei e quelli come lei?
        
      
      
        Ma quale scappatoia? Già pa-
      
      
        go molto e pagherei volentieri an-
      
      
        cora di più, lo considero una for-
      
      
        tuna, un privilegio. Se io non fossi
      
      
        stato un cittadino dello stato ita-
      
      
        liano che ha potuto beneficiare
      
      
        dell’attenzione della Repubblica
      
      
        verso i ragazzi provenienti da con-
      
      
        dizioni economiche deboli, sicu-
      
      
        ramente non mi sarei laureato
      
      
        all’Università di Bologna, non sa-
      
      
        rei diventato professore universi-
      
      
        tario, né sarei riuscito ad emergere
      
      
        nella professione o affermarmi
      
      
        nelle  attività imprenditoriali in
      
      
        cui mi sono cimentato. Di queste
      
      
        cose mi ricordo e lo so che mol-
      
      
        tissimi benestanti se ne ricordano
      
      
        e sono pronti a dare il loro con-
      
      
        tributo se lo vedono finalizzato
      
      
        ad un reale cambiamento.
      
      
        
          Vabbè, diciamo che ha spunti
        
      
      
        
          e idee interessanti. Però pensare
        
      
      
        
          di poter conquistare la premier-
        
      
      
        
          ship venendo su praticamente da
        
      
      
        
          solo da una provincia medio pic-
        
      
      
        
          cola italiana, come Modena, è un
        
      
      
        
          po’ folle. Lo ammette questo?
        
      
      
        Si, lo ammetto, certo. Però lei
      
      
        deve ammettere che se un giorno
      
      
        non fosse saltato fuori un folle
      
      
        che pensava di potere conquistare
      
      
        i circuiti automobilistici interna-
      
      
        zionali costruendo, in una piccola
      
      
        officina della provincia di Mode-
      
      
        na, le auto da corsa più veloci nel
      
      
        mondo, la Ferrari non sarebbe
      
      
        esistita. Come diceva sempre En-
      
      
        zo Ferrari: se lo puoi pensare, lo
      
      
        puoi anche fare. Aveva sicura-
      
      
        mente ragione lui.
      
      
        «
      
      
        La differenza
      
      
        fondamentale tra noi
      
      
        e Grillo è che mentre
      
      
        il M5S limita il proprio
      
      
        furore alla sola
      
      
        distruzione
      
      
        noi la canalizziamo
      
      
        in positivo offrendo
      
      
        una proposta di radicale
      
      
        cambiamento.
      
      
        Oggi in Italia
      
      
        sostanzialmente sono
      
      
        protetti tutti i ceti
      
      
        che non si inseriscono
      
      
        nella concorrenza
      
      
        internazionale ed anzi
      
      
        ne sono estranei finendo
      
      
        per danneggiarla
      
      
        ribaltandone i costi
      
      
        su aziende, imprese
      
      
        e famiglie. Il sistema
      
      
        produttivo, i lavoratori
      
      
        e le famiglie sono
      
      
        viceversa oberate
      
      
        di oneri fiscali
      
      
        e burocratici ormai
      
      
        insostenibili che corrono
      
      
        il rischio di sfiancare
      
      
        i sistemi produttivi,
      
      
        immiserire i lavoratori
      
      
        e distruggere
      
      
        i consumatori, facendo
      
      
        così  saltare il nostro
      
      
        modello società»
      
      
        sviluppo. Salvo voler costruire
      
      
        una società degli ottimali con po-
      
      
        chi ricchi alcuni privilegiati e
      
      
        molti servi bisogna necessaria-
      
      
        mente riequilibrare la distribuzio-
      
      
        ne delle ricchezze del pubblico,
      
      
        inteso come istituzione del siste-
      
      
        ma di governo al privato, dalla
      
      
        finanzia alla industria, da chi ha
      
      
        troppo a chi ha troppo poco.
      
      
        Obiettivi raggiungibili solo con
      
      
        una drastica e rapida riduzione
      
      
        del debito pubblico.
      
      
        
          Adesso però ci spiega come.
        
      
      
        Se si accetta l’idea che siamo
      
      
        in una situazione straordinaria-
      
      
        mente negativa che rischia di far
      
      
        esplodere la Società, allora si deve
      
      
        convenire che anche i rimedi de-
      
      
        vono essere straordinari e non
      
      
        possono più gravare su famiglie e
      
      
        imprese. Quindi è necessario in-
      
      
        dividuare i grandi bacini di ric-
      
      
        chezza di cui il paese ancora di-
      
      
        spone acquisendoli al patrimonio
      
      
        pubblico per abbattere il debito.
      
      
        Mi riferisco ai 250 miliardi di eu-
      
      
        ro fra riserve auree e monetarie
      
      
        di cui dispone la banca d’Italia,
      
      
        alla quale ovviamente la legge de-
      
      
        
          L’OPINIONE delle Libertà
        
      
      
        VENERDÌ 9 NOVEMBRE 2012
      
      
        
          4