Direttore ARTURO DIACONALE
        
        
          Fondato nel 1847 - Anno XVIII  N.6 - Euro 1,00
        
        
          DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1 - DCB - Roma / Tariffa ROC Poste Italiane Spa Spedizione in Abb. postale
        
        
          Mercoledì 9 Gennaio 2013
        
        
          delle Libertà
        
        
          
            Quel matrimonio d’interesse tra il Pdl e la Lega
          
        
        
          meglio cercare di vincere
        
        
          piuttosto che puntare de-
        
        
          cisamente a perdere». All’insegna
        
        
          di questa affermazione di puro
        
        
          stampo lapalissiano, Silvio Berlu-
        
        
          sconi e Roberto Maroni hanno si-
        
        
          glato la nuova alleanza elettorale
        
        
          tra Pdl e Lega. Che non è un asse
        
        
          di ferro destinato a durare per un
        
        
          tempo indefinibile ma un semplice
        
        
          matromonio d’interesse. Senza la
        
        
          Lega il Pdl non potrebbe sperare
        
        
          né di rivincere in Lombardia, né
        
        
          di impedire che il Pd (oltre a vin-
        
        
          cere alla Camera, come indicano
        
        
          i sondaggi) possa spuntarla anche
        
        
          al Senato conquistando senza più
        
        
          ostacoli di sorta il governo del
        
        
          
            «
          
        
        
          
            È
          
        
        
          paese. Al tempo stesso, senza il
        
        
          Pdl la Lega rischierebbe di perde-
        
        
          re le presidenze di Veneto e Pie-
        
        
          monte, di trasformarsi da partito
        
        
          territoriale in partito del tutto
        
        
          marginale e di rinunciare al dise-
        
        
          gno della macroregione del Nord
        
        
          su cui aveva a suo tempo discet-
        
        
          tato la Fondazione Agnelli e, suc-
        
        
          cessivamente, il professor Miglio.
        
        
          Non si tratta, dunque, di una
        
        
          unione d’amore ma solo d’inte-
        
        
          resse quella tra il Cavaliere e l’ex
        
        
          ministro dell’Interno. Ma, forse,
        
        
          proprio perché non fondata sul-
        
        
          l’emotività e la passione ma solo
        
        
          sul calcolo e la razionalità, l’intesa
        
        
          può risultare molto più solida di
        
        
          quanto potrebbe apparire a prima
        
        
          vista, soprattutto alla luce della
        
        
          contrapposizione subito nata tra
        
        
          la candidatura a premier del Pdl
        
        
          di Angelino Alfano e quella della
        
        
          Lega di Giulio Tremonti.
        
        
          A cementare questa solidità
        
        
          concorre un fattore che i critici
        
        
          dell’accordo tra Pdl e Lega tendo-
        
        
          no a sottovalutare. Si tratta della
        
        
          comune necessità di salvaguardare
        
        
          la propria sopravvivenza. Quella
        
        
          della Lega che in caso di sconfitta
        
        
          in Lombardia e di uscita da qual-
        
        
          siasi gioco riguardante gli equili-
        
        
          bri politici post-elettorali sarebbe
        
        
          decisamente compromessa a cau-
        
        
          sa della irrilevanza a cui sarebbe
        
        
          automaticamente condannata. E
        
        
          quella del Pdl che nell’eventualità
        
        
          di non riuscire a pesare in manie-
        
        
          ra determinante nel nuovo Senato
        
        
          si troverebbe nuovamente di fron-
        
        
          te alla prospettiva di una scissione
        
        
          tra berluscones propriamente detti
        
        
          e berlusconiani pronti a passare
        
        
          con Monti dopo le elezioni in no-
        
        
          me dell’esigenza di assicurare un
        
        
          governo stabile al paese.
        
        
          È il famoso “primum vivere”,
        
        
          dunque, il fattore principale su
        
        
          cui si fonda l’intesa tra Pdl e Le-
        
        
          ga. Il ché non è affatto riduttivo
        
        
          ma può risultare addirittura vin-
        
        
          cente.
        
        
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            Politica italiana: anno nuovo, squallore vecchio
          
        
        
          nno nuovo, solite desolazioni
        
        
          in campo politico. Lo spetta-
        
        
          colo continua ad essere indeco-
        
        
          roso, nonostante il brividino della
        
        
          “
        
        
          salita” in campo di Monti. Pdl
        
        
          e Lega si sono appena ri-alleati e
        
        
          non hanno uno straccio di accor-
        
        
          do nemmeno sul candidato pre-
        
        
          mier. Figuriamoci sul resto... Ber-
        
        
          lusconi fa l’ennesimo passo
        
        
          indietro (o di lato, o giravolta, co-
        
        
          me preferite) e torna a candidare
        
        
          Alfano, mentre Maroni candida
        
        
          Tremonti (ma le primarie no,
        
        
          eh?).
        
        
          La scelta è rinviata a dopo il
        
        
          voto, perché per ora basta indi-
        
        
          care il “capo della coalizione”
        
        
          
            A
          
        
        
          (
        
        
          escamotage consentito dalla leg-
        
        
          ge elettorale). Se quello sul can-
        
        
          didato premier è solo un pour
        
        
          parler è perché sanno bene di non
        
        
          poter vincere le elezioni.
        
        
          Ma appunto, dare agli elettori
        
        
          la sensazione di non credere nem-
        
        
          meno loro nella vittoria, tanto da
        
        
          non sentire l’urgenza di accordar-
        
        
          si sin d’ora sulla premiership, non
        
        
          è certo un segnale incoraggiante.
        
        
          Anche perché per qualcuno ritro-
        
        
          varsi con Tremonti piuttosto che
        
        
          Alfano, o chissà chi, a Palazzo
        
        
          Chigi potrebbe fare una certa dif-
        
        
          ferenza... E che addirittura ri-
        
        
          spunti il nome di Tremonti è l’ul-
        
        
          teriore dimostrazione che non
        
        
          hanno capito proprio nulla del
        
        
          fallimento della precedente espe-
        
        
          rienza di governo.
        
        
          Dall’altra parte troviamo il co-
        
        
          munista Vendola che non si ac-
        
        
          contenta di far piangere i ricchi -
        
        
          no, devono proprio andarsene «al
        
        
          diavolo» - e il Pd a caccia di per-
        
        
          sonalità di spicco della cosiddetta
        
        
          “
        
        
          società civile”, secondo la vec-
        
        
          chia pratica degli “indipendenti
        
        
          di sinistra”, per rafforzare il suo
        
        
          profilo di governo e dare alle pro-
        
        
          prie liste una lucidata di compe-
        
        
          tenza. E questi ben contenti di
        
        
          farsi reclutare: un posto assicu-
        
        
          rato in Parlamento val bene qual-
        
        
          siasi salto della quaglia - politico
        
        
          e professionale. Così l’ex direttore
        
        
          generale di Confindustria Giam-
        
        
          paolo Galli dopo aver sottoscritto
        
        
          il manifesto di Giannino accetta
        
        
          di fare il Calearo del 2013, men-
        
        
          tre l’economista Carlo Dell’Arin-
        
        
          ga sarà il nuovo Ichino. Come
        
        
          andrà a finire è già scritto: isolati
        
        
          ma felici. Non potevano mancare,
        
        
          poi, il giornalista (Massimo Muc-
        
        
          chetti, e forse anche Severgnini)
        
        
          e il magistrato (Pietro Grasso).
        
        
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          di
        
        
          
            FEDERICO PUNZI
          
        
        
          Un posto assicurato
        
        
          in Parlamento val bene
        
        
          qualsiasi acrobatico
        
        
          “
        
        
          salto della quaglia”
        
        
          politico e professionale.
        
        
          Basta guardare al caso
        
        
          dell’ex direttore generale
        
        
          di Confindustria, Galli,
        
        
          passato da Giannino
        
        
          al Partito democratico
        
        
          di
        
        
          
            ARTURO DIACONALE
          
        
        
          Non è certo un’unione
        
        
          d’amore ma solamente
        
        
          d’interesse quella
        
        
          tra il Cavaliere e Maroni.
        
        
          Ma proprio perché non
        
        
          fondata sull’emotività
        
        
          ma sul calcolo, l’intesa
        
        
          può risultare molto
        
        
          più solida di quanto
        
        
          sembra a prima vista
        
        
          
            L’Ue taglia l’Imudall’agendaMonti
          
        
        
          K
        
        
          
            L’Unione europea boccia l’Imu
          
        
        
          
            introdotta dal governo Monti (e confer-
          
        
        
          
            mata dall’Agenda elettorale del pre-
          
        
        
          
            mier uscente). : per essere più equa ed
          
        
        
          
            avere un effetto redistributivo, deve es-
          
        
        
          
            sere modificata in senso più progres-
          
        
        
          
            sivo. Secondo il Rapporto Ue del 2012
          
        
        
          
            su occupazione e sviluppo sociale, in-
          
        
        
          
            fatti, la tassa sulla casa è stata intro-
          
        
        
          
            dotta «a seguito di raccomandazioni
          
        
        
          
            sulla riduzione di un trattamento fi-
          
        
        
          
            scale favorevole per le abitazioni» e si
          
        
        
          
            basa, in teoria, «sull’effetto distorsivo
          
        
        
          
            relativamente basso delle tasse sulla
          
        
        
          
            proprietà e il basso tasso di evasione».
          
        
        
          
            Bruxelles riconosce che l’Imu «include
          
        
        
          
            alcuni aspetti di equità», come la dedu-
          
        
        
          
            zione di 200 euro per la prima casa e le
          
        
        
          
            deduzioni supplementari in caso di
          
        
        
          
            figli a carico, ma - avverte la Commis-
          
        
        
          
            sione - altri aspetti devono essere mi-
          
        
        
          
            gliorati. Così com’è, conclude il
          
        
        
          
            rapporto Ue, «la tassa sulla proprietà
          
        
        
          
            non ha impatto sulla diseguaglianza in
          
        
        
          
            Italia». Anzi, sembra «aumentare leg-
          
        
        
          
            germente la povertà». La povertà di
          
        
        
          
            prima, evidentemente, non era suffi-
          
        
        
          
            ciente.