Pagina 6 - Opinione del 07-9-2012

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ilenziosa ma non meno importante tra
le questioni (e magagne) che oggi domi-
nano la scena del vecchio continente è la
discussione del bilancio pluriennale 2014-
2020 dell’Unione europea, equivalente a
circa l’uno per cento della ricchezza nazio-
nale dell’Ue medesima, per un importo pro
capite per cittadino pari a circa 244 euro
su base annuale. Il 22 e 23 novembre pros-
simi si terrà a Bruxelles un vertice straor-
dinario per trovare una quadra nel merito:
a convocarlo è stato il presidente del Con-
siglio europeo, Herman van Rompuy, se-
condo quanto riferito dal suo portavoce,
Dirk De Backer. Lo sfondo del summit sarà
la crisi finanziaria ed
economica, che in questi
ultimi ventiquattro mesi
ha accentuato le pressio-
ni di chi, come la Gran
Bretagna, vorrebbe limi-
tare la mole del bilancio
comunitario. L’obiettivo
è pertanto il superamen-
to delle profonde divisio-
ni sulle scelte finanziarie
dell’Unione, con riferi-
mento particolare alla
proposta della Commis-
sione di aumentare il bi-
lancio del cinque per
cento in rapporto al periodo 2007-2013
(all’1,11% del pil Ue), proposta che ha pro-
vocato forti reazioni di Francia, Germania,
Austria, Finlandia, Olanda e Svezia. È del
29 giugno scorso la pubblicazione da parte
della Commissione europea della Comuni-
cazione Com (2011) 500 «A Budget for
S
Europe 2020» relativa alle proposte di bi-
lancio. In ballo ci sono circa mille miliardi
di euro (somma quasi identica a quella
stanziata per il periodo 2007-2013), sui
quali sussistono tra i partner dell’Unione
contrasti di vedute circa i settori su cui in-
vestire le future provvidenze: dall’aumento
delle somme previste per il pacchetto “Cre-
scita sostenibile”, dedicate alle politiche di
competitività e innovazione, al decremento
dei contributi per la Pac (Politica Agricola
Comunitaria), dei quali avevamo già dato
conto ai lettori di Caravella.eu nei mesi
scorsi.
Allo stato attuale non è ancora possibile
un esame puntuale delle
risorse destinabili ai sin-
goli Stati membri, in pri-
mo luogo perché non è
certa l’identificazione
delle Regioni che, in base
al PIL pro capite, rica-
dranno nei diversi obiet-
tivi, e poi perché non so-
no ancora definiti gli
indicatori che saranno
utilizzati per la riparti-
zione delle risorse stesse.
Il compito di imprimere
un’accelerazione spetterà
proprio al summit au-
tunnale e all’abilità dei suoi negoziatori (tra
i quali il nostro Paese), che dovranno im-
provvisarsi abili nuotatori di situazioni po-
litiche ed economiche che definire fluide (e
oleose) è dire poco.
CARLO SACCHETTI
www.caravella.eu
hi in gioventù non s’è appassionato al-
meno una volta leggendo i libri di fan-
tascienza di Ray Bradbury? Ecco, l’offerta di
Marco Gorra a Matteo Renzi pubblicata sul-
le pagine di
Libero
, ricalca un po’ quelle uto-
piche atmosfere rese celebri dall’ autore di
«Fahrenheit 451». Dove realtà e finzione, in
un gioco di specchi, sono pronte a cogliere
il vero senso delle cose. Dove il bene, quasi
sempre, ha la meglio sul male. Renzi centra-
vanti del Pdl sarà pure una provocazione
giornalistica. Fino a un certo punto, però. Il
giovane sindaco di Firenze, ormai è palese,
è inviso a tutta la nomenclatura del Pd. Non
una voce (di quelle che contano) s’è levata
al cielo per sostenere le
idee, evidentemente trop-
po liberali, manifestate dal
«giovane» Matteo. Il Pd
preferisce, evidentemente,
ancorarsi ad approdi elet-
toralmente più sicuri che
guardano lieti al passato
piuttosto che alle mature
socialdemocrazie europee.
Ciò che è significativo sot-
tolineare riguarda il fatto
che, a sinistra, e con tutte
le contraddizioni che ani-
mano i dibattiti a quelle
latitudini, almeno si tenta
di parlare, di accapigliarsi, di insultarsi. È la
dialettica interna bellezza. Da noi, invece,
vige la regola dei «monaci del chiostro»: il
silenzio. La nostra «Fortezza Bastiani» è in
attesa del nemico senza aver approntato né
una strategia di difesa né una d’attacco. Né,
altresì, siamo a conoscenza di chi vestirà i
C
panni di Giovanni Drogo. D’altra parte di
generali e colonnelli nel Pdl ne abbiamo piene
le tasche. Per giocarci la partita con dignità,
forse, basta anche un tenente. A sinistra, pur
con vento avverso e mare mosso, Renzi, cerca
con fatica di portare la sua rivoluzione libe-
rale oltre la tempesta interna. Può vincere o
morire politicamente. Resta, tuttavia, una
battaglia che vale la pena combattere. Ber-
lusconi ha creduto in Alfano, ma si è dovuto
(velocemente) ricredere senza neppure con-
cedere al rampollo l’onore delle armi. Cele-
bre, ormai, l’umiliazione del «senza quid».
Dal partito del 40% il Pdl è passato, sotto
la guida politica di Alfano, al 18/20%. Un
trend negativo conferma-
to nuovamente dai son-
daggi più recenti. Da ciò
si evince che i delfini nella
storia del centrodestra
non hanno né fortuna né
valore. Renzi la popolari-
tà l’ha conquistata giorno
dopo giorno con attacchi
precisi e mirati verso chi
detiene le chiavi della
stanza del potere. Alfano
non ha avuto mai questo
coraggio. Anzi, è stato
tutto un rimangiarsi la
parola. Dalle liste «Coca
cola» fino alla farsa delle primarie. Pensava-
mo, con troppo ottimismo, di assaporare del
caviale Beluga. Ci siamo accorti al palato che
si trattava, con rammarico, di insipide uova
di lompo. Un succedaneo, appunto.
CARLO CATTANEO
laretrovia.com
L’immobilismo del Pdl
Renzi di destra cercasi
Se nel Pd si litiga,
gli azzurri fanno
il gioco del silenzio.
La dialettica interna
non esiste e per cercare
qualcosa di nuovo
non resta che guardare
al sindaco di Firenze
I contrasti comunitari
sul prossimo bilancioUe
Nell’autunno inoltrato
si terrà a Bruxelles
il vertice per trovare
un accordo sui conti
del 2014-2020. In ballo
ci sono mille miliardi
di euro e dubbi
sui settori in cui investire
L’OPINIONE delle Libertà
VENERDÌ 7 SETTEMBRE 2012
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