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ESTERI
II
L’America scopre la verità:
Obama non ha più argomenti
di
STEFANO MAGNI
osti di fronte alle stesse teleca-
mere, con un moderatore im-
parziale, con un pubblico silente e
con gli stessi tempi a disposizione,
Mitt Romney e Barack Obama
hanno affrontato il loro primo di-
battito presidenziale all’Università
di Denver. E il candidato repubbli-
cano ha letteralmente stracciato il
presidente in carica. Il 67% degli
americani ha trovato la performan-
ce dello sfidante decisamente mi-
gliore rispetto a quella dello sfida-
to.
Sorpresi?
Obama ha accusato il suo sfi-
dante di voler un insostenibile (per
il bilancio) taglio di 5mila miliardi
di dollari e si è fatto smentire cla-
morosamente per due volte: «Non
è nel mio piano», gli ha fatto no-
tare semplicemente Romney. Il cui
programma fiscale prevede una ri-
duzione delle aliquote del 20%
(
spalmato su tutte e sei le aliquote
attuali) che, se dovesse andare a
buon fine, aumenterebbe e non ri-
durrebbe il gettito fiscale. E Obama
non è più riuscito a controbattere.
Sul debito pubblico, Romney ha
avuto buon gioco ad accusare il
presidente: si registra un innegabile
aumento di 5-6mila miliardi di dol-
lari. Obama ha arrancato, cercando
di far passare il messaggio di aver
provato a ridurre il deficit annuale,
P
lasciato in eredità dalla precedente
amministrazione. Ma Romney, a
questo punto ha potuto ben ribat-
tere: «È lei il presidente, da quattro
anni». Lo sfidante, con una retorica
ricca di aneddoti e storie personali,
ha continuato a concentrare il fuo-
co su un unico tema: il lavoro. La
disoccupazione è cronicamente al
di sopra dell’8%. Ogni riforma
proposta da Romney è stata pro-
mossa con l’argomento della crea-
zione di nuovi posti di lavoro. Il
fiore all’occhiello di Obama è e re-
sta l’Obamacare, la riforma della
sanità. Ma non è riuscito a difen-
derla di fronte a un ex governatore
del Massachusetts che ne ha varata
una analoga nel suo stato. Non so-
lo: il presidente ha incassato l’ac-
cusa di aver sottratto 716 miliardi
di dollari dal programma Medicare
(
assistenza agli anziani) per la sua
riforma. Romney, al contrario, ha
promosso la sua Romneycare del
Massachusetts, con il consenso dei
Democratici locali e senza nulla to-
gliere agli altri programmi assisten-
ziali. E quale dovrebbe essere il
ruolo del governo federale? Obama
non ha fatto capire fino in fondo
quale debba essere il suo compito,
spendendo un’infinità di parole sul
rilancio dell’istruzione pubblica. È
stato Romney a ricordargli i prin-
cipi fondamentali della Costituzio-
ne: garanzia dei diritti alla vita, li-
bertà e perseguimento della felicità.
Nessuno dei temi toccati è una
vera novità. Gli americani hanno
già avuto modo di sentire, durante
questi mesi di campagna elettorale,
tutto quel che Romney e Obama
avevano da dire. La vera novità,
appunto, è una sola: per la prima
volta i due contendenti erano posti
di fronte alle stesse telecamere, con
un moderatore imparziale, con un
pubblico silente e con gli stessi
tempi a disposizione. Obama non
è andato in video filtrato dalla len-
te di giornalisti compiacenti, pron-
ti a sfumare ogni sua gaffe. Rom-
ney, al contrario, era libero di
parlare direttamente al pubblico,
senza essere deformato dallo spec-
chio ideologico dei media maistre-
am. Che, da mesi, stanno cercando
di trasformarlo in una macchietta
tragicomica.
Venezuela, Chavez potrebbe anche perdere
K
Le elezioni in Venezuela si terranno questa domenica. Hen-
rique Capriles, candidato dell’opposizione democratica, sfida Hugo
Chavez. Ma quest’ultimo ventila una “guerra civile”
Quasi una guerra
fra Siria eTurchia
Al dibattito di Denver,
su nessuno degli
argomenti trattati, fisco,
debito, sanità, ruolo
del governo federale,
il presidente è riuscito
a rispondere alle accuse
dello sfidante Romney
I“liberal”ammettono il flop
«
Ma i dibattiti non contano»
iria e Turchia sono ai ferri corti
dall’inizio della guerra civile si-
riana. Ieri si sono scambiati colpi
d’artiglieria. Ha iniziato per prima
l’artiglieria del regime di Damasco,
colpendo la città di Akcakale,
nell’Anatolia meridionale. Una don-
na Zeliha Timucin, le sue tre figlie
e sua sorella, sono state uccise da
una granata. Le due donne e le tre
bambine, pur abitando in un Paese
in pace, sono andate involontaria-
mente ad aggiungersi ai 31mila ca-
duti del conflitto nello Stato vicino.
L’artiglieria turca ha immediata-
mente reagito, colpendo postazioni
militari siriane e infliggendo gravi
perdite all’esercito regolare di Da-
masco. E, ieri, il parlamento turco
ha dato il via libera (con 320 voti
a favore e 129 contrari) ad azioni
militari in territorio siriano. È la
guerra? Non ancora. Secondo il go-
S
verno Erdogan, l’autorizzazione
all’uso della forza va letta come una
“
severa ammonizione” al vicino
meridionale. Il governo di Ankara
preferisce non precipitare le cose.
Un’azione armata che coinvolga le
truppe di terra in un conflitto san-
guinosissimo non è una decisione
che possa esser presa a cuor legge-
ro. Il nuovo mandato parlamentare
prevede l’uso della forza se richiesta
dal governo e fissa a 1 anno il limi-
te temporale di un eventuale inter-
vento. Il vicepremier Besir Atalay
ha specificato che «(la forza mili-
tare, ndr) potrà essere usata per
proteggere gli interessi nazionali
della Turchia», ma, comunque, ha
anche aggiunto che la priorità verrà
data, d’ora in avanti, ad azioni co-
ordinate con gli organismi interna-
zionali.
Il regime di Damasco ha subito
ammesso l’errore e porto le sue scu-
se ufficiali. Ma ormai il danno è
fatto ed ha provocato anche la
pronta condanna della Nato. Bru-
xelles chiede «L’immediata cessa-
zione di atti ostili contro un allea-
to». L’Onu, invece, non è riuscito
a spiccare la sua risoluzione di con-
danna: ancora una volta, il Consi-
glio di Sicurezza è stato bloccato
dall’opposizione della Russia. Vla-
dimir Putin è sempre dalla parte di
Bashar al Assad, qualunque cosa
faccia.
MARIA FORNAROLI
ono un liberal e un ardente
sostenitore di Obama, ma
non riesco a vedere uno spettacolo
simile». È la commento di uno sco-
raggiato progressista americano,
lasciato sulla bacheca (virtuale) dei
commenti di YouTube, sotto il vi-
deo del dibattito presidenziale. An-
che i media di tendenza liberal
hanno ammesso la sconfitta. Non
tutti allo stesso modo.
Il Washington Post non fa scon-
ti al presidente, invece. E spiega co-
me, punto dopo punto, Obama sia
stato costretto sulla difensiva.
«
Romney si è presentato al dibat-
tito determinato a cambiare la sua
immagine di uomo che si preoccu-
pa poco dell’americano medio,
un’impressione che è stata raffor-
zata dal suo commento sul 47%
di americani che non pagano le
tasse sui redditi (perché dipendenti
dallo Stato, ndr) – spiegano Dan
Balz ed Amy Gardner nella loro
analisi – Durante tutta la prima
parte del dibattito, ha cercato di
dipingersi come il protettore delle
classi medie, non dei ricchi. Ha det-
to che non vuole alzare le tasse alle
famiglie della classe media e che
non intende ridurre la porzione del
gettito fiscale che arriva dai ricchi».
Sono temi su cui anche i progres-
sisti possono trovarsi d’accordo…
Anche sull’energia, l’analisi del Wa-
shington Post non può che consta-
tare che: «Obama ha accusato
«
S
Romney di favorire esenzioni fi-
scali per l’industria petrolifera.
Romney gli ha ritorto contro l’in-
vestimento di 90 miliardi di dollari
sui progetti di energia alternativa,
“
pari a circa 50 anni di aiuti rice-
vuti dall’industria petrolifera e dei
carburanti”». Novanta miliardi,
come rileva il candidato repubbli-
cano, con cui si potevano assumere
fino a 2 milioni di insegnanti. Spesi,
invece, in attività tuttora impro-
duttive, legate all’amministrazione
democratica, proprio dal presiden-
te che vorrebbe farsi paladino del
rilancio della pubblica istruzione.
Sono dettagli del dibattito su cui i
commentatori liberal preferiscono
sorvolare. Joe Klein, piuttosto, nel
suo commento sul Time, preferisce
ricordare tutti gli argomenti che
Obama ha dimenticato di sfodera-
re. Non ha citato neppure il salva-
taggio delle industrie automobili-
stiche. Non ha saputo difendere il
suo programma di stimolo econo-
mico («Il mio collega Michael
Grunwald – scrive Klein - ha speso
circa 500 pagine convincenti del
suo libro, “The New New Deal”,
per descrivere i successi dello sti-
molo… e il presidente non è nep-
pure riuscito a difenderlo»). Oba-
ma, secondo Klein, «è stato glaciale
nella sua freddezza. Sono dovuti
passare 30 minuti prima che no-
minasse un primo essere umano in
carne ed ossa». Romney, al contra-
rio, «ha inserito una serie di aned-
doti (storie di gente comune incon-
trata nella sua campagna
elettorale) nel suo discorso politico
–
constata William Galston (Broo-
kings Institution) sullo Huffington
Post – Questa tattica ha avuto l’ef-
fetto di ammorbidire la sua imma-
gine di manager senz’anima, con-
centrato solo sui risultati». Però,
tranquilli militanti: i dibattiti in Tv,
all’alba dell’ottobre 2012, non con-
tano più. Lo afferma l’editorialista
Gail Collins, sul New York Times.
Però, se Biden dovesse prevalere
su Ryan, nel prossimo round fra
vicepresidenti, scommettiamo che
il quotidiano newyorkese tornerà
a considerare il dibattito televisi-
vo come un momento decisivo
della campagna?
(
ste. ma.)
L’OPINIONE delle Libertà
VENERDÌ 5 OTTOBRE 2012
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