Pagina 3 - Opinione del 5-8-2012

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II
POLITICA
II
Quell’alleanza necessaria tra liberali e nazionalisti
di
GIUSEPPE MELE
opo l’Occidente
, più che un li-
bro, è la registrazione di un di-
scorso, di un sermone, di uno sfogo
impetuoso e catartico. Come un fiu-
me in piena, come una cascata che
ha rotto la diga, come lo tsunami
che sconquassa le coste e l’entroter-
ra, lo
speech
di Ida Magli colpisce
e muggisce contro lo scoglio delle
convinzioni e del pensiero del letto-
re, né gli dà il tempo di riaversi da
un’ondata di parole mentre già la
nuova lo sommerge.
Il discorso, quasi artatamente di-
viso da pause editoriali, per forza
di cose ripete magari gli stessi con-
cetti, ci ritorna, affonda in partico-
lari, mentre trascura e passa per un
attimo sulle idee-forza, quasi queste
fossero già cosa ormai data ed ac-
quisita. Discorsi così che sembrano
non finire mai, come un ricamo che
dai virtuosismi dell’orlo torna in-
cessantemente a ispessire il il rilievo
fisico del disegno centrale, li posso-
no fare in pochi; quei pochi che, alla
Spadolini, parlano come un libro
stampato, perché lo fanno nel pro-
prio quotidiano, perché hanno in-
teriorizzato grande cultura, enorme
erudizione, profonda conoscenza
dei temi che affrontano.
Ida Magli, romana, più anziana
di quattro anni della fiorentina
Oriana Fallaci, è considerata da
molti, con contrari apprezzamenti
ed opposte opinioni, la sua erede
nella lotta al mondialismo ed al-
l’immigrazione. Entrambe hanno
compiuto il percorso intellettuale
da sinistra a destra, dal femmini-
smo e dall’antiamericanismo alla
difesa dell’Occidente e dei suoi va-
lori secolari. Partecipano quindi
del gruppo intellettuale già comu-
nista, o iperlaico, o progressista,
che, approdato per diverse ragioni
alla testa del mondo conservatore,
realista, liberale, populista, catto-
lico, nazionalista e postfascista, in
qualche modo ne ha cacciato le vo-
ci originarie, paradossalmente iso-
landole ancor di più di quando
queste pativano dell’assoluta con-
danna preventiva di filo razzismo
e fascismo tout court.
D
Nella disattenzione del mondo
laico, la destra intellettuale ha tenu-
to un suo dibattito aperto da Mar-
cello Veneziani e Renato Besana con
il motto “Tornare ad Itaca”, che in
soldoni si traduce nell’invito a chi
fu missino, poi di An e si ritrova og-
gi confuso nel generico
homo par-
vus occidentalis
del Pdl a tornarsene
per conto proprio. L’appello, uscito
su
Totalità
, giornale on line di Si-
monetta Bartolini, espressamente ri-
volto «alla componente destra del
Pdl, alla Destra di Storace, al Fli, ai
nascenti movimenti degli azzeratori
di Giorgia Meloni, dei patrioti della
Donazzan, del Fuori di Bignami, di
RinascItalia della Foschi, ed alla ga-
lassia giovanile di comunità. circoli,
case e movimenti», per «ricostruire
un soggetto civile, prima che politico
e culturale» si è concretizzato in una
riunione nel millenario monastero
camaldolese di Valledacqua, Acqua-
santa Terme.
L’ampio dibattito, a destra, aveva
suscitato soprattutto gran rifiuti, a
parte quello scontato di Umberto
Croppi, dei Marco Tarchi, Stenio
Solinas e soprattutto del medieva-
lista Franco Cardini, malgrado la
sua partecipazione assieme a Vene-
ziani a Totalità. Per Cardini l’ab-
braccio con “il Burattinaio di Arco-
re” era stato letale come la camicia
di Nesso per Eracle: «comprandosi
a un tanto al chilo il nostro inteme-
rato rigore e la nostra specchiata
onestà, ci ha aiutato a liberarci dai
miti e dai sogni: prima Fiuggi, poi
la disgregazione della solidarietà in-
terna frammentata in una miriade
di cosche e di nicchie, infine il Ma-
gnus Opus, il solve et coagula del
PdL dove tutte le vacche son bige e
dove gli ex bravi ragazzi che per de-
cenni si erano rifiutati di piegarsi al
mito conformista della Resistenza
scoprivano lietamente il fascino di
“quei bravi ragazzi venuti in Europa
per darci la libertà” e applaudivano
all’esportazione della democrazia
nel Vicino Oriente, incuranti di
“fuoco amico” e “danni collaterali”.
Qualcuno, più audace, si spinse
oltre fino all’apologia dei libertarian
Usa paragonati ai cavalieri medie-
vali e alla lode della magna Europa
liberal-liberista d’Oltreoceano pro-
posta come esito della Tradizione
da ex “reazionari cattolici” tutti
d’un pezzo frettolosamente conver-
titi al Verbo theoconservative. Dein-
de, Veneziani con Gennaro Sangiu-
liano, Adolfo Morganti, Sandro
Giovannini, Fabio Torriero, Pietran-
gelo Buttafuoco, Gianfranco de Tur-
ris e altri sessanta si sono radunati
per condurre la particolare destra
italiana fuori dal dibattito antico fra
berlusconiani e antiberlusconiani,
con le stesse ragioni di chi sempre
a destra ha rifiutato l’invito. Questi
ultimi si sono chiesti: «Quale sareb-
be l’Itaca di Veneziani e Buttafuoco?
Il Msi di Michelini ed Almirante?
L’An di Fini e dei colonnelli? La de-
stra neocon Usa, dell’export di de-
mocrazia, delle bombe intelligenti
in Iraq e Afghanistan? La destra li-
beral-liberista UK?».
Da Valledacqua alla fine è ve-
nuto un preciso messaggio. La de-
stra di Itaca non può che essere Dio
Patria e Famiglia; ma significativa-
mente, a riguardo, tutti probabil-
mente condividono il rimpianto di
Cardini più che per l’ultima guerra
persa, per la vittoria di Lepanto sul-
l’Oriente e la sconfitta dell’Invici-
bile Armada da parte inglese. È fa-
cile capire il perché. Gli inglesi
possono. Possono essere democra-
tici e difendere con le armi vestigia
coloniali. Possono cantare le lodi
di una monarchia unica sopravvis-
suta con tutte le parole e le lodi me-
dioevali. Possono vantare, unico
caso occidentale, il Papa Re, anzi
la Regina Papessa, Perché in Uk,
come in Iran, il capo dello stato è
anche capo della Chiesa. Una teo-
crazia a dominazione più che laica,
nazionalista. Possono vantare un
capo la cui effige sta sulle monete
di molte nazioni, possono vantare
ancora oggi un mundialismo na-
zionale. Tutto ciò contemporanea-
mente partecipando della piccola,
grigia, banale vita della semidemo-
crazia europea e del grandissimo
potere finanziario internettiano me-
scolato a quello Usa.
Gli inglesi possono essere nazio-
nalisti, a prescindere dell’essere di
destra o di sinistra; possono amare
o meno Dio, sempre facendolo coin-
cidere con Buckingham Palace; pos-
sono difendere la mini, il rock, i
punk, il welfare, Smith, sempre in
nome della famiglia reale. Possono
sostenere qualunque cosa perché il
libero pensiero, i diritti umani, la
cosa giusta coincidono sempre con
il loro punto di vista. A prescindere
dall’essere di destra e di sinistra.
Dio, patria e famiglia sono con-
cetti che bisogna guadagnarsi, sul
campo. Se si perde, ti massacrano,
come è successo alle ideologie ger-
manica, papista, napoleonica, raz-
zista, sovietica, nazista, fascista e co-
munista. Di “Dio patria e famiglia”
ce ne può essere uno solo. Se è buo-
no quello della Queen, non lo è
quello del Gott, Non a caso tutti i
giorni intv mostrano le cattive cose
fatte 70 anni fa dai Gott e le pub-
blicità mostrano una famiglia an-
glo-indo-afro-vietnamita mai vista
in Europa. Ad Acquaviva si sono
sentite molte delle posizioni della
Magli, a partire dalla definizione del
premier bocconiano come «rappre-
sentante di un governo d’occupa-
zione» alla «sovietizzazione indotta
dall’economia mondialista». Non a
caso Giordano Bruno Guerri par-
tecipa del movimento dell’antropo-
loga romana Italiani Liberi come di
Totalità
. La Magli, già femminista,
presente su
Noidonne
, il periodico
fondato a Napoli da Palmiro To-
gliatti e Nadia Spano nel 1944, ri-
ferimento per l’Unione delle Donne
Italiane ha praticamente fondato
l’antrolopogia culturale, di cui è in-
segnante alla Sapienza da una vita.
Le sue ultime affermazioni hanno
scandalizzato a sinistra che non si
accorge quanto siano coerenti con
una sinistra che fu, quella battaglie-
ra antiamericana che voleva cam-
biare il mondo. Non è la Magli che
è cambiata. È cambiato il progres-
sismo che di fronte alla sconfitta
delle utopie ha optato per la rinun-
cia, la rinuncia a propagandarsi, a
promuoversi, a combattere, a fon-
dare l’homo novus. La Magli si sca-
tena di fronte ai governi finanziari
non democratici ed alle imposizioni
straniere sull’Italia, ma la sua è
un’ira che viene da lontano, indotta
dall’Europa africanizzata e terzo-
mondista ma soprattutto castrata
in qualunque obiettivo, ideale e sco-
po sia materiale che spiritualmente.
Parla di difendere l’identità italiana
dal mondialismo, ma è facile vedere
in questa china l’apertura di mille
identità da difendere, regionali, ter-
ritoriali, cittadine. È estremamente
acuta nell’evidenziare la crisi esi-
stenziale dei giovani, soprattutto
maschi, cui l’ambiente sociale so-
stanzialmente sconsiglia di farsi una
vita, nell’assenza di ideali, anche
sbagliati e nella descrizione comple-
tamente mendace ed in malafede di
un contesto globale disastroso.
In
Totalità
a sorpresa c’è anche
un’altra donna, la Ferrara rosa, Ma-
ria Giovanna Maglie, romana
d’adozione, anch’essa ex comunista
dell’
Unità
, poi craxiana in Rai, men-
tore di Mentana, giunta al
Foglio
per rifiutare poi la virata atea cre-
dente dell’elefantino. Attraverso la
newcon Maglie, più giovane delle
predecessori di un quarto di secolo,
è facile capire la soluzione del dram-
ma reale descritto in Dopo l’Occi-
dente e sentito ad Acquaviva. Si
chiama, neocon all’europea e deve
superare il tabù tutt’oggi fortissimo
del rifiuto del colonialismo europeo.
Tanta cultura, tanta popolazione,
tanta economia, tante forze devono
potersi sviluppare ed hanno di fron-
te a sé, nel sud del mondo, enormi
territori ancora indietro decine se
non centinaia di anni.
Non si tratta di tornare ad Itaca.
Si tratta di proporre una via per ri-
dare senso alle cose, senza il quale
non si dà crescita. Non si capisce
perché il Tea Party, invece di discu-
tere quisquilie da Pli, non interlo-
quisce con i nazionalisti. Non si ca-
pisce perché i laici si disinteressino
del loro dibattito, condannato in
quanto statalista, quando alle loro
kermesse invitano ex sinistri che per
metà della loro vita dello statalismo
si sono pasciuti. A livello macro, li-
berismo e competizione hanno bi-
sogno di una spina dorsale statalista
che non combacia necessariamente
con aziende pubbliche ma che si
chiama Internet, industria della co-
municazione, Borsa, agenzie di ra-
ting, difesa a livello europeo. Per co-
minciare, i laici potrebbero
insegnare un po’ di politica estera e
cassare gli eurodeputati felici di vo-
tare a Strasburgo ciò che disprezza-
no a casa.
Dal dibattito sul futuro
della destra lanciato
daMarcelloVeneziani
è arrivato un preciso
messaggio: Itaca
non può che essere
“Dio, Patria e Famiglia”.
Ma si tratta di concetti
che bisogna
guadagnarsi sul campo,
magari vincendo
le guerre come hanno
fatto gli inglesi,
che infatti possono
permettersi
di essere democratici
e difendere con le armi
vestigia coloniali;
cantare le lodi
di una monarchia unica;
vantare il Papa Re,
anzi la Regina Papessa;
amare o meno Dio,
sempre facendolo
coincidere con
Buckingham Palace;
difendere la mini, il rock,
i punk, il welfare,
e Adam Smith, sempre
in nome della famiglia
reale. Non si tratta
di tornare ad Itaca.
Si tratta di proporre
una via per ridare
senso alle cose, senza
il quale non si dà crescita
L’OPINIONE delle Libertà
DOMENICA 5 AGOSTO 2012
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