Direttore ARTURO DIACONALE
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Martedì 4 Settembre 2012
delle Libertà
I funerali diMartini e il passo indietro dei cattolici
e celebrazioni del Cardinale
Carlo Maria Martini rappresen-
tano sicuramente la conferma, come
ha giustamente sottolineato Ernesto
Galli della Loggia, che il cosiddetto
popolo di Dio dei cattolici è in realtà
una federazione di popoli non solo
diversi tra anche antagonisti, con-
correnti e profondamente nemici gli
uni degli altri. Basti pensare alla scel-
ta istintiva degli estimatori del car-
dinale defunto di presentare il suo
rifiuto dell’accanimento terapeutico
come una sorta di ultima e più cla-
morosa ribellione dei “principe” dei
progressisti cattolici nei confronti
delle posizioni oscurantiste ed ottu-
samente conservatrice della Curia
L
di Roma. O, più semplicemente, ba-
sti rilevare come la sua scomparsa
sia stata presentata, sempre dai suoi
estimatori e sostenitori e dello stesso
giornale su cui scrive della Galli del-
la Loggia e che fatto di Martini il
proprio punto di riferimento reli-
gioso, morale e politico, come quella
del mancato Papa progressista che
avrebbe avrebbe dovuto condurre
la Chiesa sulla via di un grande
cambiamento epocale ed a cui è sta-
to invece preferito a suo tempo un
Papa reazionario come Benedetto
XVI. Gli estimatori di Martini han-
no fatto ciò che Martini non avreb-
be mai permesso. Lo hanno presen-
tato come il Papa della Chiesa
progressista milanese in contrasto
del Papa conservatore romano, cioè
come un anti-Papa lombardo sim-
bolo dell’alternativa morale e poli-
tica del Papa della Roma già ai tem-
pi di Sant’Ambrogio bollata come
sentina di ogni vizio. La vicenda ha
spinto Galli della Loggia a rilevare
giustamente come la Chiesa Catto-
lica non sia solo spaccata in due tra
i nostalgici del Concilio Vaticano II
ed i nostalgici del pre-Concilio, tra
gli innovatori ed i tradizionalisti, tra
chi predica il dialogo paritario con
le altre religioni anche a rischio di
edulcorare e far sbiadire la propria
e chi rivendica la superiorità della
Chiesa di Pietro sulla base del mes-
saggio biblico del “non avrai altro
Dio al di fuori di me”. Ma a questa
considerazione, su cui solo chi è cat-
tolico può soffermarsi legittimamen-
te a discutere, va aggiunta una se-
conda considerazione su cui tutti
hanno il diritto ed il dovere di riflet-
tere. Può una Chiesa cattolica tra-
sformata in una federazione di po-
poli diversi e duramente antagonisti
diventare, come vanno sostenendo
i vescovi della Cei e gli ex democri-
stiani di vario genere e colore, tor-
nare ad essere la guida morale e po-
litica del nostro paese? La domanda
è sicuramente retorica. E prevede
una scontata risposta negativa.
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2
Gli indubbi meriti di Togliatti,Michelini e il Cav
egli ultimi giorni sono andati
moltiplicandosi sui quotidiani
le rievocazioni di due Padri massimi
della Patria, Alcide de Gasperi e
Palmiro Togliatti, con tanto di ana-
lisi del ruolo svolto e delle loro, più
o meno esplicite, intese e conver-
genze. In
Per un giudizio equanime
sull’opera di Alcide De Gasperi
, ap-
parso su
Rinascita
nel 1955-6, il
leader comunista tracciava un pri-
mo bilancio dell’opera dello statista
democristiano appena scomparso.
Il giudizio di Togliatti offerto al suo
“popolo” non poteva evidentemen-
te essere lusinghiero. Il De Gasperi
capo di governo, infatti, veniva ac-
cusato di aver posticipato sine die
N
le riforme di struttura al risanamen-
to economico. La ricostruzione,
perciò, aveva assunto per il segre-
tario del Pci i caratteri della restau-
razione operata dai tradizionali
gruppi capitalistici. I registi della
politica economica, d’altronde, con-
tinuava Togliatti, furono in realtà
proprio quest’ultimi di conserva
con gli americani; «alla testa del-
l’economia nazionale non soltanto
ritornarono i vecchi gruppi domi-
nanti, ma vi riportarono le stesse
consuetudini contratte sotto il fa-
scismo, esigendo dal governo mi-
sure e interventi che ponevano a lo-
ro disposizione sia la ricchezza del
paese che il bilancio dello stato».
Le riforme della politica centrista
(riforma agraria e Cassa per il Mez-
zogiorno), osservava Togliatti, fu-
rono conseguite solo attraverso di-
verse crisi della Dc e fortemente
volute non da De Gasperi ma dalla
sinistra democristiana. De Gasperi,
al quale il leader comunista non era
disposto a rilasciare la patente di
«ricostruttore» e tanto meno quella
di «rinnovatore», andava così ri-
cordato piuttosto per aver restituito
«il potere economico a una classe
dirigente capitalistica chiusa, egoi-
stica, che non ha prospettive da-
vanti a sé». Ma il tentativo di recu-
pero odierno di Togliatti non
avviene certamente sul terreno della
politica economica (anche se Laura
Pennacchi ha recentemente parlato,
criticandola, di una «inclinazione
“liberal-einaudiana” del vecchio
Pci»), bensì su quello più spiccata-
mente politico. Togliatti, infatti, se-
condo lo studioso Michele Prospe-
ro, non meriterebbe la condanna
all’oblio perché il partito da lui gui-
dato ebbe tra gli altri il merito di
costringere all’interno del perimetro
democratico il suo elettorato...
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2
di
LUCA TEDESCO
Se qualcuno rivaluta
“il Migliore”perché
il suo Pci ebbe il merito
di vanificare pulsioni
massimaliste ed eversive,
lo stesso discorso
andrebbe fatto
per il Msi di Michelini
e per l’alleanza
di Berlusconi con la Lega
di
ARTURO DIACONALE
Chi vive in una crisi
profonda che non sa
in alcun modo risolvere,
non ha alcun titolo
per rivendicare il diritto
a guidare un paese
che vive in una crisi
apparentemente senza
uscita. Soprattutto
se ne è corresponsabile
Crollo dei consumi, negozi chiusi
K
L’estate ha confermato il peg-
gioramento del clima di fiducia delle fa-
miglie e il prolungamento della
recessione. A temere l’autunno sono so-
prattutto i negozianti alle prese con le
stime di un’ulteriore caduta dei con-
sumi. La Confcommercio indica un calo
per il 2012 del 3,3% procapite. Un dato -
secondo il direttore dell’Ufficio studi
Mariano Bella - peggiore persino dello
scorso anno quando a causa della crisi,
secondo i calcoli dei commercianti,
sono state costrette a chiudere i battenti
oltre 105 mila imprese commerciali, di
cui 62.477 punti vendita al dettaglio. Il
saldo tra le nuove attività messe in piedi
e quelle cessate è stato negativo per
oltre 34 mila unità e guardando ai soli
negozi la differenza, sempre in negativo,
è stata di 18.648.
E nel 2012 le cose non sono destinate a
cambiare in meglio. La Confcommercio
non azzarda stime, ma prevede la diffe-
renza tra imprese nate e cessate do-
vrebbe far registrare un probabile
peggioramento rispetto all’ andamento
del 2011: da 18 a 20 mila nel solo com-
parto delle vendite al dettaglio.