el Paese delle “stragi di Stato”, c’è una
strage (quella della stazione di Bolo-
gna) che è invece diventata un’insopporta-
bile “verità di Stato”. È questa, certo, una
strage anomala, se non altro perché sola ha
trovato, per così dire, giustizia con una sen-
tenza più che discutibile al termine di una
delle più sconclusionate vicende giudiziarie
della storia italiana. È ovviamente una
“strage fascista” come si disse da subito e
come infine venne, per così dire, dimostrato
con la condanna degli esecutori materiali,
due terroristi neofascisti da manuale, Fran-
cesca Mambro e Valerio Fioravanti. Ma è
anche una strage “intoccabile”, in cui la ve-
rità giudiziaria soppianta
quella storica e la sosti-
tuisce nella vulgata sto-
riografica e nel senso co-
mune della sinistra (...).
A distanza di trentadue
anni dai fatti e di dicias-
sette dalla sentenza defi-
nitiva la memoria della
strage rimane penosa-
mente carcerata nella de-
vozione conformistica al-
la “verità giudiziaria”. Se
si manca di rispetto ai
giudici, si manca di ri-
spetto ai morti (...). Se si
sollevano ipotesi, con argomenti e docu-
menti robusti, sul come e sul perché dei fatti
diverse da quelle che la teoria della “strage
fascista” ha preteso e infine ottenuto, si con-
giura per l’ennesimo depistaggio. Ne sa
qualcosa Enzo Raisi, che ha raccolto in un
libro di prossima pubblicazione i risultati
N
di una ricerca effettuata anche sugli archivi
della commissione Mitrokhin e che in base
a molti documenti inediti suggerisce una
diversa ricostruzione dei fatti, ricollegandola
alla cosiddetta “pista palestinese”. È una
ipotesi discutibile, ma non più di quella
comprovata dalle sentenze e decisamente
più aperta. Nondimeno Raisi è rimasto im-
prigionato anche lui, come tutti, nella trap-
pola della “verità di Stato”, che gli riserva
il ruolo del fascista che difende i fascisti,
del personaggio «squallido che merita solo
disprezzo» (...). Gli anni di piombo hanno
inflitto all’Italia un duplice “secondo tem-
po”. Prima della guerra civile antifascista,
poi del dopoguerra inci-
vile post-fascista, in una
lunga scia di violenze e
di verità ufficiali. Non si
può eccepire nulla sulla
condanna di Sofri, senza
che un “nero” denunci la
compromissione morale
dei suoi “amici rossi”. E
non si può discutere la
condanna (troppo) esem-
plare di due esponenti
del terrore nichilista de-
gli anni ’70 senza incap-
pare in un accusa di re-
visionismo filo-stragista.
Ciascuno ha accatastato i propri morti e le
proprie verità – e guai a chi le tocca. Ma
se la verità non si può “toccare” – cioè di-
scutere, verificare e saggiare in base ad ipo-
tesi diverse – non può essere vera.
CARMELO PALMA
www.libertiamo.it
e Bersani e Vendola scelgono di proce-
dere con l’aumento della pressione fi-
scale e con quello della spesa pubblica, co-
me se in Italia e nel mondo non fosse
successo niente, e come se l’Italia non ri-
schi di trovarsi al collasso. Se scelgono di
mantenere rigido il mercato del lavoro e
di concentrarsi su immigrazione ed omo-
sessuali, come se tutto questo serva a ga-
rantire lavoro e sicurezza agli italiani. Se
scelgono la demagogia, la fumosità, e per-
sino di sostenere la spesa per le politiche
a favore degli omosessuali e per l’integra-
zione facile e veloce degli immigrati, invece
che per i bisogni delle donne, degli anziani,
dei malati, dei bambini,
delle famiglie italiane
(basterebbe farsi un giro
in Puglia per capire). Se
scelgono la follia di ri-
cominciare come prima
e peggio di prima, ribal-
tando i valori del merito,
dell’efficienza, dell’eco-
nomicità, delle compati-
bilità per il principio
astratto di diritto al sa-
lario e dell’appiattimen-
to sociale. Se scelgono
così il declino del Paese,
seguirli sarebbe una fol-
lia. È necessario, invece, lavorare perché
si riaffacci l’idea liberale di affrancare gli
italiani dall’invadenza della partitocrazia
e dell’ipocrisia.
L’Italia ha bisogno di un movimento
che ricomponga sulla scena politica le scel-
te per le riforme, per la rivoluzione liberale
S
contro le caste ed i poteri della burocrazia,
per la trasparenza e la semplificazione del-
la pubblica amministrazione, per la legalità
e la giustizia di tutti e per tutti, per rilan-
ciare gli investimenti e lo sviluppo, per il
lavoro e per i giovani, per l’integrazione
del suo territorio. C’è bisogno di investi-
menti, per dare una spinta allo sviluppo e
per far crescere la domanda di lavoro, non
di fumosità e di tasse per finanziare i costi
degli abusi, degli sprechi, delle furbizie, dei
fannulloni e della partitocrazia.
L’Italia non ha, inoltre, alcun bisogno
di immergersi in un confronto di generi,
né di modificare il concetto di famiglia, né
di distribuire privilegi
economici, né di inco-
raggiare l’ostentazione
di vizi e di volgarità, né
di diventare una nazione
senza una sua identità,
senza le sue radici cultu-
rali e senza il suo patri-
monio di impegno e di
ingegno che si riflette
magnificamente nelle
sue millenarie tradizioni
di centro mondiale
dell’arte e della civiltà.
L’Italia è si terra di ac-
coglienza, ma non terra
di conquiste e di mutazioni etnico-politi-
che. Non possiamo deturpare ciò che i no-
stri avi ci hanno lasciato, svendendo la no-
stra Italia ai pruriti di Vendola ed agli
intrighi di Bersani.
VITO SCHEPISI
blog.libero.it/vitoschepisi
L’asseVendola-Bersani
e le tradizioni italiane
L’Italia è sì terra
d’accoglienza, ma non
terra di conquista
per mutazioni
etnico-politiche.
Non svendiamola
ai pruriti di Vendola
e agli intrighi di Bersani
Bologna, strage di stato
e presunta verità di stato
Ciascuno ha accatastato
i propri morti
e le proprie verità
(e guai a chi le tocca).
Ma se la verità
non si può discutere,
verificare e saggiare,
non può essere vera
L’OPINIONE delle Libertà
SABATO 4 AGOSTO 2012
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