ino Rauti: l’unico fascista
buono è il fascista morto».
Lo scrive su Twitter Lalla (
@
Det-
taLalla
),
millecinquecento follo-
wers sul social network a 140 ca-
ratteri,
commentando
la
scomparsa del fondatore del Mo-
vimento Sociale Italiano. Ritweet
a distesa. Poi poco dopo, rincara:
«
Mejo un missino morto oggi che
un missino vivo domani. Si è spen-
to, sempre troppo tardi, Pino Rau-
ti». E, per tanto per sottolineare il
concetto, provvede a modificare la
foto del profilo con un’immagine
del cadavere di Mussolini appeso
a testa in giù a piazzale Loreto.
È questa l’altra faccia delle
commemorazioni che il web ha ri-
servato ieri al defunto leader del-
l’estrema destra italiana. In mezzo
all’abbottonato cordoglio degli av-
versari politici e all’elegia dei so-
stenitori, ci sono le macchie di un
sedicente antifascismo militante
che in occasione della morte di
Rauti non esita a sfoderare verbal-
mente la peggiore violenza sempre
condannata nel nemico fascista.
«
Rauti ha messo i piedi all’avan-
guardia (co’ 50 anni de ritardo pe-
rò è ‘n inizio)» commenta Aniello
Nazzaria (
@
aniello_nazaria
). «
Se
ne va Pino Rauti. Uno che faceva
compagnia ai vermi pure da vivo»,
twitta
Umberto
Romano,
@
Umb80
,
guadagnandosi in men
che non si dica una quarantina di
ritweet. «A tutti i fasci: #FF Pino
Rauti» scrive invece Anime Salve
(
@
Animesalve1
),
il un macabro
ca-
lembour
tra la tradizione twitte-
riane del Follow Friday e l’invito
ai tutti i sostenitori di Rauti a se-
guire al più presto la sorte del loro
beniamino. Ma a “tirare” di più è
sicuramente la solita frase da film
western riadattata alla bisogna.
«
L’unico fascista buono è quello
morto. È così difficile?» si doman-
«
P
da, quasi incredulo, Domenico De
Pascale (
@
nattydoctor
).
È un lessico da Anni di Piombo
che ritorna di prepotenza nell’era
del digitale 2.0, la stessa che il
piombo l’ha estromesso persino
dai caratteri di stampa. C’è davve-
ro poca differenza rispetto a slogan
come «uccidere un fascista non è
un reato», se qui ci si limita ad at-
tendere soltanto la morte naturale
di un nemico comunque da abbat-
tere a tutti i costi. Ce n’è ancora
meno tra simili festanti grida rab-
biose e la retorica violenta di stam-
po fascista che proprio frasi come
queste vorrebbero stigmatizzare.
Nonostante siano trascorsi
trent’anni da quell’epoca in cui di
politica si poteva anche morire,
continua a serpeggiare un perico-
losissimo odio ideologico che non
conosce tregua neanche nella di-
partita dell’avversario. E i social
network, cartina al tornasole digi-
tale della società in carne ed ossa,
dimostrano che certe ferite dolo-
rose non solo non si sono mai ri-
marginate, ma suppurano sotto la
spinta di chi lavora per tenerle co-
stantemente aperte.
Per fortuna siamo solo su Twit-
ter. Forse.
LUCA PAUTASSO
di
STEFANO MARZETTI
l fascismo non è più ripetibi-
le, ma è un bacino di idee dal
quale attingere». Con queste pa-
role Giuseppe - detto Pino - Rauti,
teneva a chiarire - a chi fino all’al-
tro giorno lo ha considerato un
estremista di destra - che uno dei
“
ventenni” che più ha segnato la
storia d’Italia, era ormai acqua
passata. Pino Rauti, fondatore
(1946)
e storico esponente del Mo-
vimento sociale italiano di cui fu
anche segretario pur mantenendo
sempre una posizione minoritaria,
è morto ieri mattina intorno alle
ore 9,30 nella sua abitazione ro-
mana. Avrebbe compiuto 86 anni
il 19 novembre. La camera ardente
è stata aperta alle ore 18 di ieri
(
oggi e domai sarà visitabile dalle
10
alle 20) in via della Scrofa, nella
sede della fondazione di Alleanza
nazionale, il movimento politico
fondato con il congresso di Fiuggi
del 1995 dall’attuale presidente
della Camera, l’“almirantiano”
Gianfranco Fini, dal quale il No-
stro si dissociò immediatamente,
mettendo al mondo il Movimento
sociale Fiamma tricolore. Una pri-
ma uscita dall’Msi vi era stata nel
1956,
con la nascita di Ordine
Nuovo. I funerali si svolgeranno
lunedì alle 12,30 nella basilica di
san Marco a piazza Venezia.
Un “fascista di sinistra”, si dice
di Rauti (nato a Cardinale, pro-
vincia di Catanzaro, nel 1926) il
quale, come detto, abiurò senza re-
more le scelte del “delfino” del suo
rivale interno Giorgio Almirante.
La cui vedova, donna Assunta, co-
munque ieri ha parlato di «ingiuste
accuse» nei confronti del suocero
di Gianni Alemanno, con riferi-
mento ad alcuni tra i più tragici
attentati terroristici avvenuti in
questo Paese. Addebiti come ma-
«
I
cigni - da cui sempre uscì legal-
mente “illeso” - come quello di
aver organizzato la strage di piazza
Fontana a Milano, il 12 dicembre
del 1969. Un’esplosione nella Ban-
ca nazionale dell’Agricoltura che
causò la morte di diciassette per-
sone e il ferimento grave di altre
ottantotto. Episodio cui viene ad-
debitato il lancio della cosiddetta
“
stagione della tensione”. Assolto
nel 2005 in modo definitivo dalla
Corte di cassazione per «mancanza
di prove».
Un “predicatore di idee messe
in atto da altri”? Appellativi e in-
sinuazioni per i quali non esistono
prove. Il suo nome galleggia - a di-
spetto di svariate sentenze che l’-
hanno dichiarato innocente - su
diversi spargimenti di sangue.
Un’altra piazza - della Loggia a
Brescia (28 maggio 1974, otto
morti e centodue feriti) - un’altra
esplosione e Rauti inquisito e due
anni fa assolto in via definitiva. E
prima ancora, attentati a Roma,
all’inizio degli anni Cinquanta del
secolo scorso, come quello al mi-
nistero degli Esteri e all’ambasciata
Usa, quando era leader del Far
(
Fasci di azione rivoluzionaria).
Arrestato ma poi, ancora una vol-
ta, assolto.
Non solo tribunali per il
“
Gramsci nero” (altro appellativo),
tutt’altro. Politico e giornalista,
fautore della socializzazione e so-
stenitore dell’anticapitalismo, mo-
tivi ispiratori del fascismo
ante lit-
teram
, «
parlamentare (dal ‘72 al
‘94,
ndr
)
rigoroso, intellettuale di
profonda cultura - come ieri l’ha
definito proprio l’antagonista Fini
nell’esprimere il proprio cordoglio
-
Rauti ha testimoniato con pas-
sione e dedizione gli ideali della
nazione e della società, che appar-
tengono alla storia politica del no-
stro Paese». E anche un personag-
gio che abbandona «le macerie di
un tempo che scorre senza valori»,
ha detto Francesco Storace, nume-
ro uno della Destra. «Uomo di cul-
tura e un intellettuale», per l’uscen-
te governatore del Lazio, Renata
Polverini. Tantissimi i messaggi di
condoglianze dal mondo politico
per le figlie Isabella (moglie di Ale-
manno) e Alessandra. Grande me-
rito per la sua attenzione nei con-
fronti dei giovani, gli è giunto dal
segretario del Pdl, Angelino Alfa-
no: «Rauti lascia a tutti - e soprat-
tutto ai più giovani - un insegna-
mento: quello del necessario
legame tra politica e cultura, tra
azione concreta nel presente e ri-
cerca storica, sociale, culturale. In
tempi in cui la politica è troppo
concentrata sull’istantaneità e sulla
volatilità, è una lezione preziosa
da non dimenticare, anche per chi
si sente lontano dal merito» delle
sue idee.
II
POLITICA
II
K
Pino RAUTI
segue dalla prima
Grillo, il Pd e le
spoglie dell’Idv
(...)
di unica e grande forza di opposizione
del paese.
Si tratta, dunque, di una partita esclusiva-
mente politica. Che non è giocata solo dai
due schieramenti contrapposti dell’Idv ma
dalle forze politiche che, dall’esterno, favo-
riscono e spingono in favore dello smem-
bramento del partito giustizialista nella pro-
spettiva di dividersene le spoglie.
La decisione di Beppe Grillo di lanciare la
candidatura di Di Pietro alla Presidenza del-
la Repubblica è il segno più evidente di que-
sto interesse dei grillini per il 2% o il 3%
del voto dei dipietristi. E lo stesso vale per
il Pd di Pierluigi Bersani, che punta ormai
ad andare al voto con il Porcellum e che
spaccando l’Idv può sperare di recuperare
quell’1% o quel 2% necessario per conqui-
stare la maggioranza non solo alla Camera,
ma anche al Senato.
La divisione del consenso dell’Idv tra Pd e
Movimento 5 Stelle fa parte di un fisiolo-
gico processo di semplificazione del quadro
politico? Probabilmente si. Ma sarebbe in-
teressante sapere da dove sia partito l’inne-
sco di questa semplificazione.
Non perché saperlo possa cambiare qual-
cosa. Ma in omaggio all’antica regola giu-
stizialista che il sospetto è l’anticamera della
verità.
ARTURO DIACONALE
Mitt Romney
e la piaga italiana
moneta e finanzi la spesa pubblica degli Sta-
ti.
Sia per la destra che per la sinistra, dunque,
Romney è l’incarnazione del male. Perché
ha sempre lavorato nella finanza. Vuole li-
berare il mercato da regole troppo coerci-
tive. E dunque viene accusato di essere com-
plice della crisi. Il candidato repubblicano
mette il dito nella piaga: la colpa è dei debiti
sovrani. Di Stati che hanno speso molto di
più di quanto non potessero permettersi i
loro contribuenti. Dar la colpa alla finanza
sarebbe come invertire la causa con l’effetto:
i capitali fuggono perché sono gli Stati in-
debitati a non essere più affidabili. Ma è
meglio non capire. E continuare a cullarci
nell’idea che Romney parli in questi termini
perché vittima di pregiudizi “anti-italiani”.
STEFANO MAGNI
È il momento di
Pannella presidente
(...)
buttano una volta a destra e una a si-
nistra”. Senza mai volere capire che i radi-
cali vanno dove sembra possibile affrontare
un programma di governo liberale globale
e di massa. E un tempo persino con Berlu-
sconi sembrò possibile.
Ma perché gli italiani, non hanno il corag-
gio di riversare i propri voti in massa su un
partito come quello radicale che non ha fat-
to loro nessun torto salvo cercare di miglio-
rare la vita di tutti negli ultimi sessanta an-
ni?
Senza radicali saremmo ancora un paese
medievale, più vicino all’Egitto e all’Arabia
Saudita che all’Europa. Divorzio, aborto,
diritti civili, sono cose date per scontate.
Ma se avessimo aspettato l’ex Pci non le
avremmo avute.
Ora che c’è il rischio di trovarsi (a causa
della dissoluzione di un’intera classe diri-
gente che non si è dimostrata all’altezza)
gente assolutamente non equilibrata nei po-
sti chiave delle istituzioni, che si aspetta a
dare fiducia a Pannella?
Se non ora, quando?
DIMITRI BUFFA
Il“Gramsci nero”si congeda
Lunedì l’addio a Pino Rauti
L’estremo saluto
dei Twitter-Antifa
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CHIUSO IN REDAZIONE CENTRALE ALLE ORE 19,15
Organo del movimento delle Libertà per le garanzie e i Diritti Civili
Registrazione al Tribunale di Roma n.8/96 del 17/01/’96
Non c’è solo il cordoglio
per la scomparsa
del fondatore dell’Msi.
Sui social network
si scatena anche l’odio
politico di quelli per cui
«
l’unico fascista buono
è il fascista morto»
L’OPINIONE delle Libertà
SABATO 3 NOVEMBRE 2012
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