II
      
      
        CULTURA
      
      
        II
      
      
        Eliot e l’elogio del Machiavelli anglo-cristiano
      
      
        di
      
      
        
          GIULIO BATTIONI
        
      
      
        a politica è divenuta una
      
      
        materia troppo seria per es-
      
      
        sere lasciata ai politici». È la prima
      
      
        metà del Novecento e Thomas Ste-
      
      
        arns Eliot già intravede la desola-
      
      
        zione del mondo contemporaneo
      
      
        ormai prossimo allo sfacelo del to-
      
      
        talitarismo. Idealismo e ideologia
      
      
        del progresso illudono e l’arte e la
      
      
        letteratura li scimmiottano sino a
      
      
        estraniarsi in un mondo senza for-
      
      
        ma, surreale, in un’astrazione della
      
      
        realtà che diviene disincanto, disu-
      
      
        manizzazione.
      
      
        Marxismo e fascismo compiono
      
      
        lo stesso cammino, inventando re-
      
      
        gimi politici destinati a dissolversi
      
      
        nel «suicidio della rivoluzione» cui,
      
      
        come spiegò Del Noce, la società
      
      
        del benessere avrebbe dato il colpo
      
      
        di grazia, riducendo l’
      
      
        
          ars governandi
        
      
      
        a gestione funzionale e insignificante
      
      
        della vita sociale. L’attualità della
      
      
        filosofia politica di Eliot, «poeta, cri-
      
      
        tico letterario, drammaturgo ma an-
      
      
        che direttore editoriale, saggista e
      
      
        commentatore», appare in tutto il
      
      
        suo splendore nello studio di Angelo
      
      
        Arciero, edito da Rubbettino,
      
      
        
          T.S.
        
      
      
        
          Eliot. Alle origini del pensiero po-
        
      
      
        
          litico
        
      
      
        .
      
      
        Il lavoro di Arciero, specialista
      
      
        del Novecento inglese e docente di
      
      
        Storia del pensiero politico contem-
      
      
        poraneo e Storia dell’integrazione
      
      
        europea presso l’Università degli
      
      
        Studi Guglielmo Marconi di Roma,
      
      
        ha un indubbio valore scientifico.
      
      
        La conoscenza approfondita del-
      
      
        le fonti primarie, la premurosa or-
      
      
        ganizzazione dei testi originali, e
      
      
        l’esposizione ragionata delle loro
      
      
        principali interpretazioni, alternata
      
      
        al sagace argomentare personale
      
      
        dell’Autore, consentono un accesso
      
      
        privilegiato alla complessa perso-
      
      
        nalità dell’uomo di lettere statuni-
      
      
        tense per nascita e suddito britan-
      
      
        nico per volontà. Entrando
      
      
        nell’ambito pressoché inesplorato,
      
      
        almeno in Italia, dell’interesse civile
      
      
        e politico di Eliot, se ne ricava la
      
      
        profondità intellettuale, oltre alla
      
      
        vastità degli scritti, dalle raccolte di
      
      
        drammi alle poesie, dai saggi alle
      
      
        corrispondenze epistolari, sino alle
      
      
        recensioni e agli articoli apparsi sul-
      
      
        la rivista
      
      
        
          The Criterion
        
      
      
        .
      
      
        Dante e so-
      
      
        prattutto Machiavelli sono le pietre
      
      
        angolari della dottrina politica elio-
      
      
        tiana, una teoria molto “italiana”,
      
      
        in cui realismo e religione s’interse-
      
      
        cano con mutuo profitto.
      
      
        Il poeta anglo-americano non fu
      
      
        un pensatore sistematico, né, tanto
      
      
        meno, speculativo. Seppe tuttavia
      
      
        attraversare i secoli e l’universalità
      
      
        della civiltà europea sul sentiero di
      
      
        una storia delle idee intimamente
      
      
        meditata e vissuta. Oltre ai grandi
      
      
        “
      
      
        classici”, la poetica e la vocazione
      
      
        politica del suo impegno letterario
      
      
        hanno attinto alla prossimità lin-
      
      
        guistica e culturale di autori come
      
      
        Francis Herbert Bradley, Thomas
      
      
        Ernest Hulme, Irving Babbitt, come
      
      
        pure di Charles Maurras e Maurice
      
      
        Barrés. Per questi ultimi la stima fu
      
      
        essenzialmente “negativa”, alla stre-
      
      
        gua di altri protagonisti della com-
      
      
        posita tradizione culturale francese,
      
      
        dai “contemporanei” Bergson, Sorel
      
      
        e Péguy agli antenati Descartes, Pa-
      
      
        scal e Rousseau. Con il filosofo gi-
      
      
        nevrino la polemica fu cruciale.
      
      
        Procedendo da una precisa scan-
      
      
        sione storiografica che divideva l’età
      
      
        medievale dal Rinascimento, e im-
      
      
        putando a quest’ultimo l’inizio della
      
      
        
          «
        
      
      
        
          L
        
      
      
        fine della tradizione classica, Eliot
      
      
        riconosceva nell’inferno dantesco le
      
      
        categorie e le rappresentazioni del-
      
      
        l’evo moderno, incapace di elabo-
      
      
        rare il dato naturale e il mistero so-
      
      
        vrannaturale
      
      
        del
      
      
        “
      
      
        peccato
      
      
        originale”. Alla preoccupazione per
      
      
        le “cause finali” e la salvezza delle
      
      
        anime, tipica della visuale cattolica
      
      
        medievale, la modernità ha sostitui-
      
      
        to, complice il razionalismo della
      
      
        scolastica spagnola tardo-rinasci-
      
      
        mentale, la scorciatoia misticheg-
      
      
        giante dell’analisi psicologica e ha
      
      
        abbandonato il campo della ricerca
      
      
        della verità che metafisica e religio-
      
      
        ne, fede e intelletto avevano prati-
      
      
        cato in precedenza. Rousseau è il
      
      
        culmine teoretico-letterario di un
      
      
        “
      
      
        romanticismo” ideologico e seco-
      
      
        larizzante al quale Eliot oppone un
      
      
        “
      
      
        classicismo” ontologico e realisti-
      
      
        co.
      
      
        La declinazione politica di que-
      
      
        sta posizione è l’insolita lettura di
      
      
        Machiavelli: un Machiavelli pazien-
      
      
        temente mondato dalle incrostazioni
      
      
        storiografiche che ne hanno a lungo
      
      
        falsato l’interpretazione. Eliot rigetta
      
      
        l’esegesi di un presunto cinismo ma-
      
      
        chiavelliano e distingue il vero si-
      
      
        gnificato dalla ricezione dell’opera
      
      
        del Segretario fiorentino. A differen-
      
      
        za di Hobbes, al quale è stato so-
      
      
        vente e impropriamente accostato,
      
      
        il Machiavelli eliotiano ha un pro-
      
      
        fondo sentimento delle storia e una
      
      
        visione equilibrata e ragionevole del
      
      
        problema politico per eccellenza,
      
      
        cioè il rapporto fra ordine e libertà.
      
      
        Mantenendo un distacco critico dal
      
      
        mondo, che l’autore del Leviatano
      
      
        non ebbe, Machiavelli si dedicò alla
      
      
        ricerca dell’unità d’Italia consape-
      
      
        vole del fatto che la felicità dei go-
      
      
        vernati è data da una virtù e una li-
      
      
        bertà che i cittadini non inventano
      
      
        con l’artificio di un contratto sociale
      
      
        ma costituiscono in conformità alla
      
      
        storia e alla tradizione.
      
      
        Per questo il Machiavelli eliotia-
      
      
        no risolve il conflitto fra Stato e
      
      
        Chiesa nella maniera che meno ci
      
      
        si aspetta: apprezzando il valore sto-
      
      
        rico-istituzionale della Chiesa cat-
      
      
        tolica, l’autore de
      
      
        
          Il Principe
        
      
      
        non
      
      
        ne disdegna la presenza nel tessuto
      
      
        sociale e civile italiano. Certo, anche
      
      
        secondo Eliot il sentimento religioso
      
      
        di Machiavelli è un sentimento di
      
      
        natura esclusivamente politica, ma
      
      
        ciò non toglie che egli possa ipotiz-
      
      
        zare una soluzione alla “questione
      
      
        romana” secondo una prospettiva
      
      
        anglo-cattolica che molto deve allo
      
      
        spirito realistico del Segretario fio-
      
      
        rentino.
      
      
        Il Machiavelli eliotiano
      
      
        ha un profondo
      
      
        sentimento della storia
      
      
        e una visione equilibrata
      
      
        e ragionevole
      
      
        del problema politico
      
      
        per eccellenza,
      
      
        cioè il rapporto
      
      
        fra ordine e libertà.
      
      
        Mantenendo un distacco
      
      
        critico dal mondo,
      
      
        Machiavelli si dedicò
      
      
        alla ricerca dell’unità
      
      
        d’Italia consapevole
      
      
        del fatto che la felicità
      
      
        dei governati è data
      
      
        da una virtù
      
      
        e una libertà
      
      
        che i cittadini
      
      
        non inventano
      
      
        con l’artificio
      
      
        di un contratto sociale
      
      
        ma costituiscono
      
      
        in conformità alla storia
      
      
        e alla tradizione.
      
      
        Per questo il Machiavelli
      
      
        eliotiano risolve
      
      
        il conflitto fra Stato
      
      
        e Chiesa nella maniera
      
      
        che meno ci si aspetta:
      
      
        apprezzando il valore
      
      
        storico-istituzionale
      
      
        della Chiesa cattolica,
      
      
        non ne disdegna
      
      
        la presenza nel tessuto
      
      
        sociale e civile italiano.
      
      
        Certo, anche secondo
      
      
        Eliot il sentimento
      
      
        religioso di Machiavelli
      
      
        è un sentimento
      
      
        di natura esclusivamente
      
      
        politica, ma ciò
      
      
        non toglie
      
      
        che egli possa ipotizzare
      
      
        una soluzione
      
      
        alla“questione romana”
      
      
        secondo
      
      
        una prospettiva
      
      
        anglo-cattolica
      
      
        che molto deve
      
      
        allo spirito realistico
      
      
        del Segretario fiorentino
      
      
        
          L’OPINIONE delle Libertà
        
      
      
        MERCOLEDÌ 3 OTTOBRE 2012
      
      
        
          7