Direttore ARTURO DIACONALE
      
      
        Fondato nel 1847 - Anno XVII  N.229 - Euro 1,00
      
      
        DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1 - DCB - Roma / Tariffa ROC Poste Italiane Spa Spedizione in Abb. postale
      
      
        Mercoledì 3 Ottobre 2012
      
      
        delle Libertà
      
      
        
          Quella sottile differenza tra lista civica e lista cinica
        
      
      
        a la lista civica di Italia Fu-
      
      
        tura con cui Luca Cordero
      
      
        di Montezemolo vuole andare alle
      
      
        elezioni per battersi per la ricon-
      
      
        ferma di Mario Monti alla guida
      
      
        del governo è la stessa lista civica
      
      
        con cui Pierferdinando Casini e
      
      
        Gianfranco Fini intendono presen-
      
      
        tarsi di fronte al corpo elettorale
      
      
        per chiedere agli italiani di legitti-
      
      
        mare un nuovo mandato al gover-
      
      
        no tecnico dello stesso Monti?
      
      
        A prima vista sembrerebbe di
      
      
        si. Che Montezemolo, Casini e Fini
      
      
        abbiano superato le gelosie ed i
      
      
        contrasti per la leadership dell’area
      
      
        e si siano messi d’accordo nel pre-
      
      
        sentare una lista unitaria in cui fi-
      
      
        
          M
        
      
      
        gurino solo personaggi proveniente
      
      
        dalla società civile. Nella realtà
      
      
        non è affatto così. Perché, anche
      
      
        se l’obbiettivo del presidente della
      
      
        Ferrari è lo stesso di Casini e Fini,
      
      
        cioè il Monti bis, la lista civica del
      
      
        primo non può avere nulla a che
      
      
        spartire con la lista civica dei se-
      
      
        condi. La prima è una lista che, se
      
      
        vuole intercettare il voto dei delusi
      
      
        della politica, deve essere obbliga-
      
      
        toriamente formata da non politici
      
      
        che puntano a riformare radical-
      
      
        mente la classe politica. La seconda
      
      
        è una lista di politici che cercano
      
      
        di mimetizzarsi dietro alcuni per-
      
      
        sonaggi famosi della società civile
      
      
        per conservare il proprio ruolo e
      
      
        la propria posizione all’interno del-
      
      
        la classe politica. In pratica, Mon-
      
      
        tezemolo non può in alcun modo
      
      
        intrecciare la propria lista con
      
      
        quella di Casini e Fini. E non per
      
      
        non riconoscere ai propri alleati
      
      
        un ruolo di guida dell’area di cen-
      
      
        tro a cui, nel momento in cui ha
      
      
        dichiarato di non volersi candidare,
      
      
        sembra aver rinunciato in parten-
      
      
        za. Ma per non mescolarsi in una
      
      
        operazione, come quella del leader
      
      
        dell’Udc e del leader di Fli, che co-
      
      
        stituisce agli occhi dell’opinione
      
      
        pubblica una clamorosa contrad-
      
      
        dizione in termini. Come pensare,
      
      
        infatti, che una lista definita civica
      
      
        possa essere guidata dai due per-
      
      
        sonaggi politici che hanno vissuto
      
      
        da protagonisti non solo la secon-
      
      
        da Repubblica ma anche la Prima
      
      
        interpretando le più diverse e con-
      
      
        traddittorie parti in commedia?
      
      
        Una lista civica che si propone di
      
      
        rinnovare la politica puntando sui
      
      
        simboli viventi della vecchia poli-
      
      
        tica? Simboli che per salvare se
      
      
        stessi possono anche scaricare tutti
      
      
        quelli che li hanno seguiti fino ad
      
      
        ora (è clamoroso il caso di Fini che
      
      
        dopo aver spaccato il Pdl ora ha
      
      
        liquidato anche Fli sacrificando i
      
      
        vari Bocchino, Briguglio, Granata,
      
      
        Della Vedova con i Mille non di
      
      
        Garibaldi ma della Buongiorno)...
      
      
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          Per la Corte dei Conti la curaMonti non basta
        
      
      
        he al momento Mario Monti
      
      
        sia la figura che offre più ga-
      
      
        ranzie come capo del governo
      
      
        non ci sono dubbi. Ma le formule
      
      
        “
      
      
        Monti-bis” o “agenda Monti”,
      
      
        che ci accompagneranno per tutta
      
      
        la campagna elettorale, appaiono
      
      
        del tutto vuote. Ad evocarle sono
      
      
        i gruppi politici che pensano di
      
      
        farsi traghettare nella nuova le-
      
      
        gislatura dall’inerzia della credi-
      
      
        bilità del professore, senza alcuno
      
      
        sforzo di elaborazione program-
      
      
        matica e di rinnovamento. Lo
      
      
        stesso Monti, però, non può più
      
      
        nascondersi dietro l’impresenta-
      
      
        bilità altrui. Se è in campo non
      
      
        più solo come carta d’emergenza,
      
      
        
          C
        
      
      
        dovrebbe proporre la sua agenda
      
      
        per i prossimi cinque anni.
      
      
        Agli elettori non può essere
      
      
        chiesto un assegno in bianco, an-
      
      
        che perché qualsiasi cosa signifi-
      
      
        chi, la cosiddetta “agenda Monti”
      
      
        non basta a superare la crisi. An-
      
      
        zi, perseverando con la terapia di
      
      
        quest’ultimo anno nella migliore
      
      
        delle ipotesi ci aspetta un altro
      
      
        decennio di crescita bassa o nulla,
      
      
        con tutto ciò che comporta per la
      
      
        sostenibilità della finanza pubbli-
      
      
        ca. Ce lo dicono i dati, tutte le
      
      
        analisi più autorevoli, da quelle
      
      
        dell’Fmi ai puntuali giudizi dalla
      
      
        Corte dei Conti. Severo, quasi im-
      
      
        pietoso, quello di ieri alle Com-
      
      
        missioni Bilancio, tanto che il mi-
      
      
        nistro Grilli ha preso le difese del-
      
      
        le politiche governative, negando
      
      
        che ci sia un «corto circuito» tra
      
      
        rigore e crescita. Ma come già in
      
      
        altre occasioni, la Corte non ha
      
      
        messo in discussione che possano
      
      
        essere compatibili, si è limitata
      
      
        ad osservare che il «pericolo di
      
      
        un corto circuito» esiste a causa
      
      
        della composizione delle manovre
      
      
        correttive, per quasi il 70% fatte
      
      
        di aumenti di imposte e tasse, con
      
      
        la pressione fiscale oltre il 45%
      
      
        nel triennio 2012-2014, e del rin-
      
      
        vio di interventi strutturali. L’ur-
      
      
        genza ha indotto a ricorrere «pe-
      
      
        santemente» al prelievo fiscale,
      
      
        «
      
      
        forzando una pressione già fuori
      
      
        linea nel confronto europeo e ge-
      
      
        nerando le condizioni per un ul-
      
      
        teriore effetto recessivo», che
      
      
        «
      
      
        avrebbe dissolto circa la metà
      
      
        dei 75 miliardi della correzione
      
      
        prevista per il 2013». Quasi due
      
      
        terzi del calo del Pil devono esse-
      
      
        re imputati «alle dimensioni e alla
      
      
        composizione» delle manovre at-
      
      
        tuate a partire dall’estate 2011.
      
      
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          2
        
      
      
        di
      
      
        
          FEDERICO PUNZI
        
      
      
        La spirale tra rigore
      
      
        e recessione
      
      
        in cui rischiamo
      
      
        di cadere è rappresentata
      
      
        dal calo delle entrate,
      
      
        nel 2013 inferiori
      
      
        di 21 miliardi rispetto
      
      
        a quelle previste
      
      
        nel Documento
      
      
        economico-finanziario
      
      
        di
      
      
        
          ARTURO DIACONALE
        
      
      
        Il nuovo partito
      
      
        di Montezemolo
      
      
        è antagonista a quello
      
      
        di Fini e Casini. Chi va
      
      
        con Italia Futura lo fa
      
      
        perché detesta le vecchia
      
      
        politica. E chi rimane
      
      
        con i rappresentanti
      
      
        del passato lo fa in odio
      
      
        al  nuovismo
      
      
        
          Sinistra,Vendola terzo incomodo
        
      
      
        K
      
      
        
          Il presidente di Sinistra Ecolo-
        
      
      
        
          gia e Libertà ha sciolto le riserve, can-
        
      
      
        
          didandosi ufficialmente alle primarie
        
      
      
        
          del centrosinistra. «Per scongiurare -
        
      
      
        
          dichiara ai giornali - l’ipotesi di un
        
      
      
        
          Monti-bis». Difficile, ma non impossi-
        
      
      
        
          bile, che alla fine la spunti proprio lui,
        
      
      
        
          anche se non sarebbe certo la prima
        
      
      
        
          volta in cui il Pd si vedrebbe soffiare la
        
      
      
        
          leadership da un outsider. La discesa in
        
      
      
        
          campo di Nichi Vendola, in realtà, spari-
        
      
      
        
          glia le carte e si gioca tutta sulla capa-
        
      
      
        
          cità del politico pugliese di rubare voti
        
      
      
        
          agli altri due contendenti in lizza: ov-
        
      
      
        
          vero il segretario democratico, Pierluigi
        
      
      
        
          Bersani, e il giovane rottamatore Matteo
        
      
      
        
          Renzi. Nel gioco al massacro innescato
        
      
      
        
          dal leader di Sel, infatti, la spunterà chi
        
      
      
        
          saprà uscirne con meno ammaccature.
        
      
      
        
          E per Bersani si mette male. Se da un
        
      
      
        
          lato è difficile che Vendola riesca ad ac-
        
      
      
        
          cattivarsi troppe simpatie in quell’ala
        
      
      
        
          “
        
      
      
        
          liberal” su cui si fondano tutte le for-
        
      
      
        
          tune del sindaco di Firenze, dall’altro è
        
      
      
        
          assai probabile che buona parte del-
        
      
      
        
          l’elettorato socialista bersaniano de-
        
      
      
        
          cida di scegliere il candidato più a
        
      
      
        
          sinistra di tutti: Nichi.