II
ESTERI
II
Samsung si vendica suApple
Dov’è finita la competizione?
di
STEFANO MAGNI
a Samsung si è presa una pic-
cola ma significativa rivincita
sulla Apple. Il tribunale di Tokyo
ha assolto la compagnia coreana
dall’accusa di aver violato un bre-
vetto della Apple: quello sulla tec-
nologia utilizzata per sincronizzare
(trasferire) files musicali e video fra
due smartphone e fra smartphone
e computer. La settimana scorsa,
una corte statunitense ha condan-
nato la Samsung a pagare alla Ap-
ple, 1 miliardo di dollari per viola-
zione di una serie di brevetti. La
sentenza di Tokyo serve a ribaltare
almeno una parte dell’impianto ac-
cusatorio. «Siamo felici della sen-
tenza (della corte giapponese, ndr)
che conferma la posizione da noi a
lungo sostenuta: i nostri prodotti
non violano la proprietà intellettua-
le della Apple», recita il comunicato
della Samsung. E l’azienda asiatica
si prepara a passare al contrattacco.
Non solo intende ricorrere in ap-
pello contro la sentenza statuniten-
se, ma sta facendo partire a sua vol-
ta una causa contro l’azienda del
compianto Steve Jobs. Secondo i co-
reani, infatti, sono i suoi program-
matori ad aver violato alcuni bre-
vetti sulla tecnologia 4G (telefonia
di quarta generazione). Entrambe
le grandi aziende si battono per
escludere l’avversario dal mercato.
La Apple intende proseguire la cau-
L
sa per bandire gli smartphone e le
tablet Samsung dal mercato statu-
nitense. La Samsung proverà, inve-
ce, a bloccare l’uscita del nuovo
iPhone5 (prevista per questo mese)
proprio in forza della sua accusa di
violazione dei brevetti sulla tecno-
logia 4G.
È una lotta giudiziaria senza
esclusione di colpi che ben poco ha
a che vedere con le regole del libero
mercato. La Apple conferma la sua
fama di azienda in cerca di prote-
zionismi. Già aveva scatenato l’in-
ferno (giudiziario) contro Microsoft,
quando i sistemi operativi di Bill
Gates stavano sfondando in tutto
il mondo. Ora fanno fuoco e fiam-
me contro la Samsung, proprio
quando, dalla fine del 2011 in poi,
i prodotti dell’azienda coreana ini-
ziavano a dare seriamente filo da
torcere al colosso della Mela.
Ma la concorrenza di Samsung
è leale? Qui il discorso diventa più
complesso, perché, prima di tutto,
si deve definire fino a che punto
possa essere protetta la proprietà
intellettuale. Negli Usa, la Apple ha
brevettato, non solo l’hardware, ma
anche tutte le sue idee originali. Per
vedere quanto immateriale sia que-
sto contenzioso, basti pensare che
una delle denunce a Samsung ri-
guarda il design: i suoi prodotti sa-
rebbero troppo
simili
a quelli della
Apple. Oppure, fra i brevetti violati,
c’è anche l’idea di poter zoomare
l’immagine sullo schermo allargan-
do le tue dita. O, appunto, la tec-
nologia che permette la sincroniz-
zazione di files audio-video su più
apparecchi. Per la magistratura
americana ogni singola idea inno-
vativa è proprietà intellettuale sacra
e inviolabile. È un principio che ha
sempre garantito ordine nel libero
mercato e un incentivo a produrre
idee originali. Ma fino a che punto
posso considerarmi un “copione”?
E se arrivo, per conto mio, ad
un’idea simile, assieme al mio con-
corrente? Non posso? La protezione
assoluta del copyright può ostaco-
lare l’innovazione, che in buona mi-
sura si fonda sull’imitazione (e l’ul-
teriore sviluppo) di idee e tecniche
già inventate. Non basterà certo una
sola sentenza, in America o in Giap-
pone, a risolvere questo dilemma.
Folle uccide 2 donne e coinvolge le Pussy Riot
K
Un uomo, in Russia, ha ucciso la sua ragazza e sua madre,
per poi scrivere col sangue delle vittime “Liberate le Pussy Riots”. Se
le tre ragazze punk non avevano abbastanza guai con la giustizia...
Film a luci rosse: le major si difendono dai pirati
n conto è venire accusati di
aver scaricato illegalmente il
nuovo album della tua band pre-
ferita, o l’ultimo film della saga
del tuo supereroe del cuore; un
conto è vedere il tuo nome finire
in una causa con l’accusa di aver
scaricato illegalmente un film por-
no. «Se tentiamo di risolvere il
problema prima che escano i nomi
degli accusati, nessuno saprà chi
sono. Non voglio far passare
l’idea che facciamo pressione su
qualcuno al fine di raggiungere un
accordo per mantenere segreto il
suo nome. Penso che quello che
facciamo è fare pressione su qual-
cuno perché il suo nome non ven-
ga associato ad un furto». La so-
stanza non cambia molto, ma
questo dichiarava l’avvocato John
Steele al
Chicago Tribune
nel
2010. Probabilmente il nome di
questo giovane avvocato è scono-
sciuto ai più, ma Steele è il più fa-
moso avvocato ingaggiato dall’in-
dustria della pornografia per
proteggersi dalle continue viola-
zioni di
copyright
delle quali è fa-
cile preda.
Pare infatti che, grazie agli in-
gaggi della porno-industria, un bel
numero di studi legali stia facendo
un mucchio di soldi. Tanto che mr.
Steele nel 2011 ha fondato la
Prenda Law, uno studio legale di
importanza nazionale, specializ-
zato proprio nella protezione del
diritto d’autore. Non a casa il loro
sito internet si trova digitando un
indirizzo che non ha bisogno di
spiegazioni:
wefightpiracy.com
. Si
U
legge sul sito: «Siamo la soluzione
per i detentori di
copyright
che
vogliono essere proattivi nella lot-
ta contro le violazioni di copyright
e i reati di pirateria». E in effetti
da alcuni anni il mondo dell’in-
trattenimento a luci rosse ha av-
viato una battaglia per proteggere
il duro lavoro (senza voler fare
ironia gratuita!) dei
performer
, dei
registi e di tutte le figure profes-
sionali che ruotano intorno al por-
no.
Sembra perfettamente legittimo
che alcuni studi legali si specializ-
zino in una materia in particolare.
Solo che questo è un campo par-
ticolarmente delicato, che coinvol-
ge temi dai quali la maggior parte
della gente vuole stare a distanza
di sicurezza. Questioni che posso-
no minacciare la reputazione di
una persona, la solidità di una re-
lazione, la sicurezza di un matri-
monio e di una famiglia. E questi
avvocati non sono ingenui, lo san-
no benissimo. La Prenda Law ha
infatti introdotto alcune tecniche
particolari appositamente pensate
per confondere i malcapitati por-
no-utenti. Nelle lettere che invia
ai presunti pirati, utilizza espres-
sioni come, ad esempio, “informal
discovery”, termine legale per in-
dicare uno scambio di documen-
tazione tra avvocati, utilizzata per
velocizzare un accordo tra le parti.
Se il presunto pirata non ri-
sponde alla lettera di accordo pro-
posta dallo studio legale, allora ri-
ceve una chiamata da un sistema
automatico, una pratica che sem-
bra voler indurre l’accusato a pa-
gare velocemente e togliersi dai
guai il più presto possibile.
È sicuramente legittimo voler
difendere il diritto d’autore, anche
quello relativo alla porno-indu-
stria. Non a caso alcuni
performer
del settore hanno accettato di
comparire in una campagna di
sensibilizzazione del tutto simile
a quelle alle quali prendono rego-
larmente parte attori, scrittori o
cantanti. Ma il sistema utilizzato
dalla Prenda Law e da altri studi
si basa sulle segnalazioni relative
alle liste di indirizzi Ip dai quali
proviene il
download
del materia-
le, che non indica necessariamente
la macchina dalla quale il dow-
nload è partito, ma soltanto la re-
te alla quale la macchina appar-
tiene. Il pratica, ad un indirizzo IP
non si collega automaticamente
un’identità.
Non solo, c’è anche il caso che
alcuni virus possano interferire
con la normale attività di un cit-
tadino che sta semplicemente la-
vorando o utilizzando il suo per-
sonal computer per tutt’altro
scopo. Il margine di errore non è
enorme, ma non è da sottovaluta-
re.
La sensazione è che intorno al
tema della protezione del copy-
right sul materiale P2P si stia cre-
ando una sorta di regime del ter-
rore. Sulla pornografia poi,
ovviamente, intervengono una se-
rie di variabili legate allo status
sociale, alla vita privata e all’inti-
mità di una persona. Insomma,
con la scusa di far rispettare la
legge, c’è chi ha trovato un modo
facile per lucrare. Quale onesto
padre di famiglia non accetterebbe
l’accordo economico proposto,
laddove il rifiuto comporterebbe
l’affrontare una causa per aver
scaricato un porno?
IRENE SELBMANN
La battaglia fra i due
colossi dell’alta
tecnologia riguarda
violazioni di proprietà
su idee innovative,
tecnologie e immagine.
Fin dove è legittimo
proteggere il copyright?
L’OPINIONE delle Libertà
SABATO 1 SETTEMBRE 2012
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