Taccuino Liberale #23

venerdì 17 gennaio 2025


Il debito pubblico italiano supera per la prima volta la soglia dei 3.000.000.000.000 euro. Solo a leggerla è una cifra che fa tremare i polsi. Bankitalia diffonde i dati e sostiene che: “Ciò che rileva per valutare lo stato di salute delle finanze pubbliche di un paese non è tanto il debito pubblico in termini nominali, quanto il suo andamento in relazione alla capacità del paese di fare fronte ad esso”. Mah! Come sono ottimisti. Si potrebbe iniziare proprio da Bankitalia a ridurre la spesa, loro che sono tra i più pagati al mondo (il banchiere centrale italiano è tra i primi tre al mondo più pagati in assoluto, così come lo sono, strapagati, tutti i vertici maggiori delle istituzioni pubbliche paragonate al resto d’Europa e anche a livello globale). 

Noi che siamo liberali, liberisti, e libertari, ma soprattutto che amiamo la libertà individuale in ogni forma, anche la libertà economica, traduciamo subito che per pagare quel debito, anzi “per servirlo” come dicono gli esperti, qualcuno deve pagare le tasse. Ci fanno credere che senza servizi pubblici per tutti non andremmo avanti, non potremmo quasi più respirare autonomamente, mentre sappiamo tutti che non è così e che una buona sanità, una buona scuola e una buona giustizia non sono tali se sono pubbliche ma se risolvono i problemi degli individui. Ma ammesso di voler dare ascolto alle sirene appassionate di sistema pubblico, anche lasciando intonse scuola, sanità e giustizia (la civile è un colabrodo senza speranza) sono talmente tanti gli sprechi, i pessimi impieghi e le forme di pessima organizzazione che risponde a tutte le logiche possibili tranne quella di generare un output di qualità, e di risultare quindi efficiente ed efficace, che ogni taglio fatto non inciderebbe in nessun modo nella qualità della vita dei cittadini, anzi, ne gioverebbe.

Ci ha provato il ministro Giorgetti a tagliare, in occasione di questa legge di bilancio, forse per evitare che quel numero enorme fosse ancora più grande, ma ancora tanto c’è da fare e si può fare. Per dovere nei riguardi delle prossime due generazioni di dovrebbe fare. Un must. Si è sempre detto che per distribuire ricchezza bisogna prima produrla. Ci chiediamo se siamo ancora in quella fase in cui la ricchezza vada davvero solo distribuita, quando invece non sia più opportuno garantire a chiunque di intraprendere e generarsela da solo quella ricchezza, senza aspettare la manna dal cielo. Siamo ancora un sistema economico pieno di lacci e lacciuoli, in cui ogni attività umana è innanzitutto regolamentata e piena di multe, sanzioni, imposte, tributi, tutte cose che non aggiungono nulla alla sostanza ma servono per garantire ad una pletora di professionisti, tecnici, burocrati e figure che sul mercato non sarebbero capaci di produrre un euro di ricchezza, un lavoro, che è quello di attestare, certificare, supportare il malcapitato imprenditore a cercare di produrre ricchezza.

Si parla tanto di Elon Musk, di Mark Zuckerberg, ed altri grandi imprenditori, che hanno davvero segnato il tempo e l’economia; davvero nell’asfittica Europa e in particolare nella depressa economia italiana avrebbero potuto creare quello che hanno fatto oltre oceano? Nella annuale graduatoria delle persone più ricche, oltre a notare che nelle prime 20 posizioni non c’è nemmeno una donna, dobbiamo notare che c’è solo la Francia rappresentata come Europa. Il capo di Lvhm è tra gli uomini più ricchi, in mezzo a tantissimi statunitensi. Non credo esistano le basi in questo continente e tanto meno in questo Paese per invertire quella rotta e inserire a breve qualche connazionale in quella classifica.

Però qualche passo può e deve essere fatto, e l’unica via è tagliare, tagliare, tagliare. Un po’ alla volta, a volte con l’accetta. Altre con il bisturi di microchirurgia. Ma non si può più rimandare la riduzione di quel debito che nel 1992-94 era 1.000.000.000.000 euro, nel 2012 era 2.000.000.000.000 euro e nel 2025 è 3.000.000.000.000 euro.

Un periodo di tempo in cui tutte le forze politiche vecchie e nuove sono state al governo, nessuna esclusa. Nessuno si può tirare indietro dinanzi alla emergenza politica più grave di questo Paese. Questa classe politica e di governo ha intenzione di lasciare un segno. Si faccia statista. Tagli, liberi risorse, consenta alla gente di diventare quello che vuole e come vuole. Faccia il bene vero del popolo. Si può fare senza togliere i servizi essenziali, si deve fare per evitare che i giovani vadano via, seguiti magari anche dai meno giovani.

Non vogliamo vivere e lavorare per servire il debito pubblico, vogliamo vivere e lavorare per conquistare la nostra libertà ed aspirare, come gli americani, alla felicità che non può certo essere garantita e fornita dallo Stato.

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di Elvira Cerritelli