mercoledì 5 marzo 2025
Una canzone che ha rivoluzionato la storia della musica. We Are the World compie quarant’anni. Il brano, scritto e composto da Michael Jackson e Lionel Richie e prodotto da Quincy Jones, viene pubblicato il 7 marzo 1985 sotto le insegne della Columbia Records. Lo incidono gli Usa for Africa (“Usa” sta per “United Support Artists”), un gruppo di 45 celebrità della musica: Bruce Springsteen, Tina Turner, Bob Dylan, Stevie Wonder, Diana Ross, Ray Charles, Cyndi Lauper, Billy Joel, Paul Simon e Dionne Warwick e molti altri. Raccogliere fondi per combattere la fame in Africa era l’obiettivo che si era prefisso Harry Belafonte quando, aiutato da Quincy Jones, aveva riunito il 28 gennaio, e dunque poco più di un mese prima, un incredibile gruppo di 46 talenti chiudendoli per una intera notte in sala di registrazione quando tutti erano già esausti per aver partecipato poco prima alla serata degli American Music Awards. Lionel Richie e Michael Jackson scrivono il testo del brano lavorando la settimana prima a Hayvenhurst, la casa di famiglia dei Jackson a Encino in California. “Lasciate l’ego fuori dalla porta”, era stato il motto di Jones affisso all’ingresso degli Studi A&M di Los Angeles per invitare le star a evitare rivalità.
Lo straordinario evento musicale è stato raccontato l’anno scorso nel documentario We are the World: La notte che ha cambiato il pop di Bao Nguyen, presentato al Sundance Film Festival 2024, per poi approdare globalmente su Netflix. L’idea iniziale era stata di fare il bis di Do They Know It’s Christmas, il track lanciato in Gran Bretagna da Bob Geldof e Band Aid contro la carestia nel Corno d’Africa. We Are The Wold vende inizialmente oltre 20 milioni di copie, diventando uno dei singoli più venduti di tutti i tempi. La canzone raggiunge il primo posto nelle classifiche di diversi Paesi, tra cui Stati Uniti, Regno Unito e Italia e vinse 4 Grammy Award, tra cui Song of the Year e Registrazione dell’anno. Grazie poi all’album, al video e al merchandising, gli incassi benefici superano gli 80 miliardi di dollari. Dal documentario emergono mille curiosità. Cyndi Lauper inizialmente è preoccupata che il suo stile vocale potesse rovinare il brano, ma il suo contributo è diventato uno dei momenti più iconici della canzone. Bob Dylan sembra spaesato, ma viene aiutato da Stevie Wonder a trovare il giusto tono con tanto di imitazione del suo modo di cantare. Altri momenti inediti e personali: Diana Ross chiede l’autografo sul suo spartito a Daryl Hall. Prince, invitato a partecipare, si rifiuta nonostante ci fosse l’amica Sheila E, convinta oggi di essere stata invitata solo per cercare di avere là anche il rocker di Minneapolis che poi però dona un track esclusivo all’album We Are the World 4 the Tears in Your Eyes.
di Lia Faldini