martedì 18 luglio 2023
Fenomenologia dell’esistenza e della sessualità
Sessualità e Corpo-oggetto
Così, la prevalenza delle sessualità nevrotiche e malate nella società dipende da una fissazione sessuale oggettuale, che impedisce il riconoscimento di sé e dell’altro come soggetto. La diffusione della pornografia o del voyeurismo, l’esibizionismo proprio dei social più diffusi (come Instagram, TikTok, Reel, e altri) le cosiddette “deviazioni” sessuali, sono tutte orientate e guidate dall’esistenza di una percezione – che qui analizziamo come un fenomeno comunque presente in ognuno di noi, cosciente o incosciente – che si fonda sull’avere-un-corpo.
Si tratta, per davvero, del corpo mercificato. Si è combattuta per anni la mercificazione, non tanto del corpo, ma dell’esperienza sessuale attraverso lo scambio a pagamento di una prestazione sessuale, che era peraltro confinata nelle “case chiuse” – fenomeno che si è concluso con la Legge Merlin – per ritrovarsi, senza averla eliminata, la mercificazione del sesso esploso a tutti i livelli, e diffuso in ogni settore sociale, ma come parte non di una esperienza reale, bensì di una esperienza mediatica, disincarnata e virtuale.
È così che l’esperienza dell’avere-un-corpo, il sentirsi oggetto che determina il trattare l’altro come un oggetto sessuale e non come un partner, corpo-soggetto, con il quale intrattenere una relazione e costruire un legame anche affettivo ed esperienziale finisce col divenire totalitaria a causa dei media, della diffusione dei social e della loro deriva a fini commerciali. Onlyfans non ha scatenato crociate moraliste, sembra. È un dato ormai assodato e nessuno si scompone troppo per la sua diffusione. Anche il narcisismo – tema in voga negli studi terapeutici, riguardo ai legami “tossici” – coinvolge la manipolazione da parte del soggetto narcisista, su corpi che si fanno oggetto.
Persino la pedofilia, al momento, sembra lentamente destinata ad essere sdoganata, e ad essere trattata come orientamento sessuale, invece di restare ancorata ad una chiara deviazione, che sfocia nel crimine, dove la violenza su un corpo-oggetto definisce compitamente quello che vogliamo esprimere attraverso la nostra esaltazione del corpo-soggetto.
Sessualità e deriva “woke”
Non si può negare che, a corollario delle critiche da fare alla recente ondata culturale che la galassia dem e Lgbtq+ sta creando ‒ e che è stata accolta con entusiasmo dagli ambienti woke occidentali, per farla diventare uno dei capitoli fondamentali sia della “cancel culture” che dell’Agenda 2030 ‒ vi sia un elemento iniziale e d’esordio che suona radicalmente positivo: ci si riferisce qui alla identità sessuale, fondata sul cosiddetto “percepirsi”. Percepire cioè il proprio corpo è il primo atto di consapevolezza da parte di un corpo che si voglia soggetto, di attività, di azione. La percezione che si ha di sè è fenomenologicamente superiore a ogni oggettivismo, in quanto l’azione, l’atto, la realtà si fondano sempre su questa percezione di soggettività, prima di oggettivarsi in concrezioni sociali.
In un certo qual modo, l’insistenza sull’intensità e sull’identità sessuale stessa, sul “percepirsi”, che sia maschio, o femmina, o entrambi, o anche altro, indipendentemente da ciò che biologicamente si è, e da ciò che fisicamente e oggettivamente il nostro corpo sia e rappresenti (e verso chi, o cosa, a quale tipo di approccio sessuale si sia orientati), porta con sé un elemento di novità rispetto al passato: l’individuo e le proprie percezioni divengono più importanti, e determinano fatti ed eventi e, molto più di qualunque elemento oggettivo, l’effettiva realtà delle cose.
Fenomenologicamente, la realtà percepita è, pertanto, per ciascun individuo, la sola realtà possibile.
Sentire che il proprio corpo si apre in modi specifici, unici ed originali sul mondo, al di là del dato biologico che porta con sé, è pertanto un fenomeno che va accettato e accolto, e non certo stigmatizzato o condannato.
Eppure abbiamo ormai compreso come l’ondata woke sulla sessualità non significhi affatto “liberare la percezione sessuale individuale” come intenderebbe la fenomenologia, ma voglia invece destabilizzare e ingabbiare. Vuole destabilizzare la naturale sessualità delle persone, cogliendone il suo potenziale esplosivo, andando a porre una odiosa e specifica enfasi sulla sessualità dei bambini, corpi-oggetto nelle mani del mondo adulto, per poi ingabbiare il mondo in categorie sessuali e di “genere”, costruite a tavolino.
Ci rendiamo molto bene conto di questa strumentalizzazione della sessualità, in quanto la nostra descrizione fenomenologica, deve sempre tener fede anche a un principio di realtà che deve rappresentare il massimo dell’oggettività. E, dunque, legificare, disporre benefici, privilegi, maggiori diritti in base alla mera percezione che si ha della propria sessualità, fa suonare la deriva woke poco credibile, e persino ridicola.
Quando un leader nordamericano – tristemente noto per aver punito e penalizzato i cittadini che nel suo paese protestavano per le restrizioni Covid ‒ arriva ad ammonire una leader europea per aver introdotto delle limitazioni nei diritti Lgbtq+ in un paese, nel quale non esistono restrizioni di alcun tipo per le minoranze, è del resto paradigmatico del ragionamento dem, per il quale ciò che è politicamente corretto, mediatico e pianificato diviene superiore alla stessa realtà.
In altre parole, l’ideologia woke si fa continuamente beffe del principio di realtà – i nuotatori che vincono gare femminili di nuoto, i bagni per le donne dove imperversano uomini, i ministri transgenici si fanno ritrarre nelle loro vesti da camera – proprio mentre è impegnato a pianificare e a costruire mondi simbolici e ipertecnologici, dove ad esempio il maschio ottiene il diritto di partorire. O dove la pedofilia imperversa, in modi molto sottili.
Come infatti si potrebbe legiferare sulla percezione, per esempio, di essere qualcuno la cui sessualità viene assimilata a quella di un qualunque animale, o come quella di una persona che ottiene il diritto di sposare un robot, una bambola o un oggetto? Un tempo queste “percezioni” di tipo sessuale, erano considerate “deviazioni”, o malattie mentali, e, se può essere corretto non intraprendere azioni per curare forzatamente tali deviazioni – pedofilia a parte – non è neanche pensabile costruire su queste percezioni individuali, percorsi ideologici, legali o politici, o nuove tassonomie sessuali.
Nel momento nel quale, poi, “l’identità sessuale individuale basata sulla percezione e l’orientamento, invece che sull’evidenza del possesso di un apparato maschile o femminile” è stata assurta a una prevalenza eccessiva nel discorso sociale e politico, oggettivando la sessualità, alla ricerca di un punto fermo abbastanza ambiguo, ha eclissato ogni tipo di discussione o di analisi su quello che dovrebbe essere un naturale cammino esperienziale che consente alle persone di incarnarsi in maschi, femmine o altro, durante la loro crescita “naturale”.
Verso il neo-comportamentismo
Dunque, Intervenire o far intervenire altri (genitori, scuole, psicologi, medici o psichiatri) a gamba tesa nel corso naturale di questo processo individuale di svelamento, alterando la naturale predisposizione sessuale del corpo-soggetto, con dei test, dei colloqui, dei lavaggi del cervello, è, delle aberrazioni della civiltà, la peggiore. Questo andamento può deviare il percorso più delicato di tutti, quello dell’evoluzione sessuale, e quindi quello strettamente esistenziale, di esseri ancora innocenti e incapaci di difendersi.
È per questo che andare a mettere le mani sulla sessualità naturale dei bambini e degli adolescenti ‒ come fanno i nuovi teorici del gender ‒ per imporre un modo precostituito di intendere la sessualità, ha a che fare con l’imposizione di una visione distorta del mondo, che ha alla sua base il costruttivismo, ovvero una pianificazione e una azione sul corpo, che in tal caso viene inteso come un “oggetto”.
Il corpo-oggetto può essere determinato così da un preoccupante “neocomportamentismo”, che influirà sulla crescita psicologica e corporea delle future generazioni, propio come fece il comportamentismo di Watson, dichiarando la virtuosità del distanziamento fisico e sociale.
Il bambino diventa oggetto “inconsapevole” di una manipolazione. E così, sui bambini si utilizzano test psicologici discutibili per giungere a diagnosi altrettanto discutibili di identità sessuali specifiche, si offrono percorsi medicalizzati, si suggeriscono terapie ormonali, si interferisce sul cammino della loro esperienza percettiva. Si utilizza l’apparire di una fantasia omosessuale per sancire l’identità sessuale di un minore alla scuola elementare. Si giunge a seguire il soggetto sino a proporgli o imporgli l’operazione chirurgica, a perpetrargli un danno, cioè, irreversibile e permanente, senza tenere conto dei danni psichici, difficilmente risolvibili. Il cambio di sesso è oggi finanziato, in Usa, dallo Stato.
Si è dunque giunti, oggi, a compiere crimini autoritari ed eversivi senza precedenti, senza che lo sguardo dei media possa denunciarne l’abuso. È la frontiera ormai infranta dell’azione indiscriminata, della violenza sui corpi-oggetto, ma, colpa ancor più grave, su corpi-oggetto in divenire, non ancora completamente formati, definiti e, soprattutto, non pienamente consapevoli della loro stessa corporeità e sessualità.
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di Andrea Andy Indie De Angelis