Si potrà uscire dalla quarantena senza paura? Le statistiche dicono come farlo!

martedì 31 marzo 2020


In un mio recente articolo su L’Opinione invitavo tutti a riflettere su come uscire da una strategia di quarantena infinita ipotizzando alcuni possibili scenari.

Quelle riflessioni oggi sono ulteriormente supportate da uno studio dell’Ispi che dovrebbe integralmente far rivalutare la nostra strategia. Prima di approfondire tutta la analisi statistica è utile presentare subito la tabella conclusiva che si ottiene dai dati Ispi, facendo una importante premessa.

È chiaro che se lo studio Ispi è attendibile (come credo) questi numeri parlano da soli.

È un dibattito appena solo accennato sui media, ma sta per giungere a mio giudizio il momento del coraggio e della responsabilità. Il Paese non può permettersi di rimanere per mesi e mesi bloccato in casa, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista psicologico.

L’analisi

Fatta la sintesi occorre addentrarci nei numeri. La analisi parte in primis da questo grafico, che è confermato dalle statistiche dell’Istituto superiore di sanità.

Un altro grafico indispensabile per l’analisi è il seguente che spiega molto sulla reale gravosità di questo virus:

La letalità del Covid-19 cambia radicalmente in funzione dell’età e della situazione clinica pre-esistente, non se ne può non tenere conto. Ci sono alcuni punti fermi pertanto che bisognerà assolutamente assumere nella strategia di uscita sicura dalla quarantena:

  1. Le categorie di “persone a rischio” (gli anziani, le persone con patologie pre-esistenti, le persone immunodepresse di qualsiasi età) vanno tenute al sicuro, con una assistenza domestica garantita fino a quando non ci sarà un vaccino disponibile e sicuro.
  2. Ovviamente la ripresa delle attività va fatta dopo che sarà passato l’attuale picco (misurato dalla mortalità giornaliera), facendo tamponi a tappeto e cominciando prima prima nelle regioni a basso tasso di contagiati
  3. Nel mondo che riprende a lavorare e vivere vanno assunti comportamenti di sicurezza: no eventi, no assembramenti, uso di mascherine e guanti, distanze interpersonali garantite ovunque, misuratori temperatura nei luoghi di lavoro e tamponi a tappeto per isolare i positivi, smart work e digitalizzazione pratiche ovunque possibile, etc.
  4. La popolazione attiva (tutti coloro non considerabili a rischio) deve, con senso di responsabilità personale e nazionale, riprendere le attività.

Nota: chi propone questo non ha smesso un minuto di lavorare in impianto trattandosi di sito di pubblica utilità

Un altro grafico indispensabile per l’analisi è il seguente che spiega molto sulla reale gravosità di questo virus:

In pratica i reali casi di persone contagiate in Italia sono dalle 4 alle 15 volte più elevati di quelli che davvero conosciamo tramite i tamponi e questo vuol dire:

Pertanto, se parliamo solo di “popolazione attiva” sopra definita, abbiamo molto plausibilmente questi numeri:

Sulla base di queste considerazioni è elaborata la tabella iniziale che fornisce un quadro abbastanza preciso.

I numeri sono confermati dalle statistiche dell’Istituto superiore sanità del 28 marzo 2020

https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/bollettino/Infografica_28marzo%20ITA.pdf

Lo studio Ispi è qui consultabile.


di Luca Borreale