Quello che serve all’Italia è un Pentapartito 2.0

venerdì 21 giugno 2019


L’amico Andrea Bernaudo affronta il tema del rapporto tra cultura liberale e cultura socialista, ma con tutto rispetto, a mio parere, la confonde con quella comunista. Non sto qui a fare l’avvocato di Carlo Calenda, il quale non mi risulta sia mai stato comunista, ma per quello che mi risulta non è neanche mai stato socialista. Condivido del suo intervento che in Italia abbiamo avuto una borghesia poco illuminista ed un capitalismo famigliare e relazionale, come lo definisce Bernaudo, che hanno fatto le loro fortune con lo stato e non con la libera iniziativa. Il Graziani definisce il capitalismo famigliare italiano rapace, perché non produce ricchezza con il suo capitale, ma grazie ai finanziamenti dello Stato crea un capitalismo assistito. La responsabilità di tutto ciò viene addebitata al socialismo democratico e questo è culturalmente falso, prima di tutto perché in Italia la cultura dominante è stata ed è quella cattocomunista, e cioè l’incontro tra l’idealismo e l’universalismo cattolico con il messianismo comunista, entrambi con spiccate visioni autoritarie e stataliste. Le forze laiche e cioè: i liberali, repubblicani, liberaldemocratici, cattolici liberali, liberal socialisti e socialdemocratici sono sempre state culture minoritarie e purtroppo lo sono ancora oggi.

Con il termine liberale coesistono varie letture ed interpretazioni del liberalismo, cosi vale anche per il socialismo, pertanto banalizzare con il termine socialismo l’esperienza statalista e comunista sarebbe come dire che le esperienze del capitalismo sud americane rappresentano il liberalismo o che il capitalismo cinese possa essere considerato la sintesi – oserei dire Hegeliana – tra liberalismo e socialismo. L’esperienza socialdemocratica ha fatto grande l’Europa Occidentale facendone un modello condiviso dalle forze liberaldemocratiche, avendo i socialdemocratici, fatti propri i valori della cultura liberale e i liberali le istanze di giustizia sociale, creando un capitalismo, ad esempio, diverso da quello americano e dei suoi aspetti di speculazione finanziaria, i quali sono contrastati da una architettura costituzionale con forti autorità di controllo autonome.

L’affermazione di Bernaudo: “Per cui quando il neo-eurodeputato dell’Internazionale socialista afferma che “questa forza”, alludendo a quella liberale, “non può e non deve nascere da una rottura con il Pd ma da un allargamento del campo in cui il Pd opera”, la critica è pertinente ma, con l’eccezione che il Pd non sta nell’internazionale, ma solo in quella Europea, e che il Pd non appartiene né alla cultura socialista né a quella liberale, per cui solo da una rottura dal Pd e da una riorganizzazione delle forze che stanno nel centro destra può rinascere nel Paese un area centrista liberale e liberal socialista distinta dalla Lega. Il Paese ha bisogno che si ricrei quell’area politica e culturale che nella Prima Repubblica prendeva il nome di Pentapartito, con le sue differenze, ma con il senso delle stato e del bene comune, in un mondo che ha superato la guerra fredda ed ha fatto dell’Europa (culla della nostra civiltà) la casa del futuro, che in questa Seconda Repubblica ha subito un duro colpo d’arresto.


di Roberto Giuliano