mercoledì 17 dicembre 2025
Dopo 52 anni di digiuno, i New York Knicks sono tornati ad alzare un trofeo. Il tutto, sotto gli occhi di uno spiritato Spike Lee – che a tratti è sembrato quasi il coach dei newyorkesi – vestito per l’occasione con i colori sociali dei Knicks. La Finale della terza edizione della Emirates Nba Cup ha infatti visto la squadra della grande mela battere i San Antonio Spurs 124-113. La partita, come previsto alla vigilia, si sviluppa su binari di grande equilibrio e intensità, con San Antonio capace di dettare il ritmo per lunghi tratti dell’incontro grazie all’energia e al dinamismo dei suoi giovani. Gli Spurs restano in controllo nonostante un Victor Wembanyama lontano dai suoi standard abituali, fermo a 18 punti e 6 rimbalzi, e trovano un contributo determinante dalla panchina con un Dylan Harper particolarmente brillante, autore di 21 punti e 7 rimbalzi.
La svolta arriva però tra la parte finale del terzo quarto e l’inizio dell’ultimo periodo, quando New York cambia passo. I Knicks costruiscono il successo affidandosi alla leadership di Jalen Brunson, che chiude con 25 punti e viene premiato come Mvp della manifestazione, e alla prestazione totale di OG Anunoby, decisivo su entrambi i lati del campo con 28 punti. In quel frangente un parziale di 13-1 ribalta l’inerzia della gara, consegnando a New York il vantaggio che la squadra di Mike Brown saprà poi amministrare con maggiore esperienza e lucidità fino alla sirena finale. Il copione della finalissima segue dunque le attese fino alla fase conclusiva del terzo periodo: San Antonio sfrutta al massimo freschezza e intensità dei suoi giovani, mentre i Knicks attendono con pazienza il momento giusto per colpire. Una volta trovato il sorpasso, New York non si volta più indietro, imponendo controllo e gestione nei minuti decisivi che valgono la conquista della coppa.
La prova di Brunson in finale non raggiunge i picchi della Semifinale da 40 punti contro gli Orlando Magic, ma resta comunque determinante. Il playmaker dei Knicks chiude con 25 punti e 8 assist e conquista l’Mvp della NBA Cup, sfiorando l’unanimità nelle votazioni. Accanto a lui spicca la prestazione di altissimo livello di Anunoby, protagonista nei momenti chiave con 28 punti, 9 rimbalzi e 3 assist, frutto di un eccellente 10/17 dal campo e 5/10 dalla lunga distanza. Le chiavi del successo dei Knicks emergono con chiarezza anche dalle statistiche di squadra: dominio netto a rimbalzo (59-42) e nei punti nel pitturato (56-42), dati che ridimensionano l’impatto di Wembanyama e certificano la superiorità fisica di New York. In questo contesto risultano fondamentali Karl-Anthony Towns, capace di stringere i denti nonostante un problema al polpaccio e chiudere in doppia doppia con 16 punti e 11 rimbalzi, e Mitchell Robinson, determinante dalla panchina con 15 rimbalzi totali, di cui ben 10 offensivi.
Per San Antonio, al netto della comprensibile delusione per la sconfitta in finale, il percorso alle final four lascia indicazioni incoraggianti. La più evidente riguarda Dylan Harper: il rookie entra dalla panchina ma gioca con la personalità di un veterano, alzando il ritmo offensivo degli Spurs e chiudendo come miglior realizzatore dei suoi con 21 punti, 7 rimbalzi e un eccellente 5/7 da tre punti. Diverso il discorso per Wembanyama che, come già accaduto nella semifinale contro gli Oklahoma City Thunders, parte dalla panchina ma fatica a incidere realmente. Il francese conclude con 18 punti e 6 rimbalzi in meno di 25 minuti, soffrendo la fisicità della difesa dei Knicks e uscendo sconfitto dal confronto diretto con i lunghi avversari.
di Edoardo Falzon