mercoledì 2 luglio 2025
È tutta colpa di Trump! Il dibattito sull’inclusione degli atleti transgender nello sport femminile ha portato l’Office for Civil Rights (Ocr) del Dipartimento dell’Educazione, a stabilire che l’Università della Pennsylvania ha violato il Title IX — la legge che proibisce la discriminazione basata sul sesso nell’istruzione e nelle attività scolastiche — negando “pari opportunità alle donne”, consentendo a “maschi di competere nelle competizioni atletiche femminili e di occupare spazi intimi riservati alle donne”. Ogni riferimento all’atleta transgender di nuoto Lia Thomas era volutamente intenzionale. L’indagine dell’Ocr, infatti, partiva proprio dalla partecipazione di Thomas alle gare femminili nel 2021-2022, dove ha vinto anche un titolo Ncaa (l’associazione degli sport nei college) nei 500 stile libero.
Il Dipartimento dell’Educazione aveva concesso all’Università dieci giorni per correggere volontariamente le violazioni, pena il deferimento al Dipartimento di Giustizia. Lunedì è arrivata la decisione ufficiale: l’Università della Pennsylvania ha firmato un accordo di risoluzione che impone all’ateneo azioni immediate e concrete. Ovvero, il ripristino dei record femminili a favore delle atlete biologicamente nate donne, cancellando i primati ottenuti da Thomas (nei 100, 200 e 400 metri); una dichiarazione pubblica di conformità al Titolo IX, specificando l’adozione di una definizione biologica di “maschio” e “femmina”; l’esclusione dei maschi dalle squadre e dagli spazi riservati alle atlete donne; una lettera di scuse personalizzata da inviare a ogni nuotatrice coinvolta; la revisione di documenti e linee guida interne, rimuovendo tutto ciò che non è conforme alla nuova interpretazione del Titolo IX.
Il presidente dell’Università, J. Larry Jameson, ha commentato: “È una questione complessa, ma sono soddisfatto di aver raggiunto una risoluzione con l’Ocr. Penn ha sempre seguito le regole Ncaa, che sono cambiate nel 2025 con i nuovi ordini esecutivi dell’amministrazione Trump, e continueremo a farlo. Non abbiamo mai avuto una politica autonoma sui partecipanti transgender: seguiamo semplicemente le linee guida della Ncaa e della Ivy League per garantire equità e trasparenza”.
È bene specificare che, già lo scorso anno in occasione delle Olimpiadi di Parigi, l’atleta di nuoto era stata esclusa dalle competizioni mondiali e olimpiche. In quel caso, le motivazioni erano basate “sulla convinzione che le donne transgender abbiano dei vantaggi fisici significativi – in termini di resistenza, potenza, velocità, forza e dimensioni dei polmoni – rispetto alle donne cisgender”.
Invece di dare la colpa a Trump, si dovrebbe sfruttare questa occasione per affrontare senza ideologia il problema del delicato equilibrio tra inclusione e tutela delle categorie femminili.
di Claudia Diaconale