mercoledì 14 maggio 2025
I motorini per le strade, clacson a festa e persino qualche fuoco d’artificio. Per non parlare dei social, già invasi di meme raffiguranti il Baciccia, marinaio simbolo della Sampdoria e la scritta: “Se il mare è salato è perché un marinaio C ha pianto”. Così la tifoseria del Genoa ha reagito goliardicamente alla retrocessione in Serie C degli eterni avversari blucerchiati. Un giorno ancor più amaro per ricordare negli anni il tracollo sportivo che ha pochi precedenti. Per la prima volta nei suoi 79 anni di storia, la Sampdoria scivola nel terzo livello del calcio italiano. Il pareggio a reti bianche contro la Juve Stabia ha sancito l’aritmetica condanna, al termine di una stagione disastrosa non solo per la prima squadra maschile, ma per l’intera struttura blucerchiata: anche la formazione Primavera e la squadra femminile retrocedono, rispettivamente nei campionati giovanili e in Serie B. Un’annata da dimenticare.
Insieme alla Samp salutano la cadetteria anche Cittadella e Cosenza. Per i veneti la sconfitta casalinga contro il Brescia (1-2) è stata fatale, mentre ai calabresi non è bastato il successo contro il Südtirol. Frosinone e Salernitana, due club che hanno calcato i palcoscenici della Serie A fino a poco tempo fa, si giocheranno la permanenza in B nel playout. Il declino della Sampdoria affonda le radici in una crisi gestionale ormai strutturale. Dal 2023, anno della retrocessione in Serie B dopo 11 stagioni consecutive nella massima serie, il club ha vissuto un lento sgretolamento tecnico e societario. Il passaggio di proprietà avvenuto lo scorso anno, con l’ingresso dell’imprenditore Matteo Manfredi, non ha invertito la rotta. Nonostante l’arrivo di un nuovo direttore sportivo, una campagna acquisti improntata sull’esperienza – tra cui l’ingaggio di Massimo Coda, miglior marcatore nella storia della Serie B – e proclami di rilancio, la stagione è stata segnata da un’inquietante discontinuità.
La dirigenza ha cambiato radicalmente l’organico in corsa, ma senza risultati. Quattro gli allenatori avvicendatisi in panchina, l’ultimo dei quali, Alberico Evani, chiamato ad aprile e al debutto assoluto come tecnico di una prima squadra. Neppure lui è riuscito a invertire la tendenza. A pesare sono stati anche numerosi infortuni e l’assenza di una visione tecnica coerente. Ma al netto delle contingenze, la retrocessione certifica il fallimento di un progetto e pone interrogativi urgenti sul futuro di una società che tra gli anni Ottanta e Novanta scriveva pagine memorabili del calcio italiano: lo Scudetto del 1991, le quattro Coppe Italia, la finale di Coppa dei Campioni persa a Wembley contro il Barcellona, e la leggendaria coppia d’attacco Gianluca Vialli-Roberto Mancini. E adesso, che non abbia senso fare tabula rasa e ripartire da zero?
di Edoardo Falzon