venerdì 9 agosto 2024
La polemica nata attorno all’atleta Imane Khelif non accenna a placarsi, anzi. Mentre Khelif si accinge a giocarsi oggi la medaglia d’oro nella competizione di boxe femminile, fioccano definizioni, spiegazioni e contorcimenti mentali vari di sedicenti medici per far capire a noi comuni mortali che no, Iman Khelif non è transgender ma intersessuale, che quindi è giusto che competa contro le donne.
Ora, viviamo in un mondo dove possiamo decidere a quali fonti di informazione affidarci, esiste la libertà di parola ed opinione, al punto che hanno dignità anche le idee di chi crede ancora oggi che la terra sia piatta e che l’uomo non sia mai stato sulla luna. Evviva la libertà!
Però un conto sono le idee e le opinioni, un conto sono i dati di fatto scientifici.
Si può chiamare come si pare, si può credere in ciò che ci pare, ma la natura e la biologia ci dicono che esistono due cromosomi, X e Y, che determinano il sesso biologico. Ciò non toglie che ognuno abbia il diritto di percepire se stesso ed i propri gusti nei confronti degli altri come meglio crede. Imane Khelif possiede entrambi i cromosomi, X e Y, caratteristici del genere biologico maschile.
Ora il punto non è se questa persona sia transessuale, intersessuale o quale che sia la definizione. Il punto è la chiarezza scientifica. Leggendo qua e là, ho trovato illuminante lo spunto di riflessione del dott. Pasquale Graziano che il direttore de Il Giornale, Vittorio Feltri, ha deciso di pubblicare ieri per il suo editoriale quotidiano. Ne riporto alcuni stralci: “Sono clinico medico da 45 anni... Negli ultimi decenni il campo scientifico è stato attaccato da ideologie che invece fanno il percorso inverso, ossia partono da una conclusione alla quale si vuole arrivare manipolando poi le conoscenze per legittimare quella conclusione, avvalendosi non di studi scientifici ma di pareri di presunti esperti che calano le cose dall'alto di una piramide... L’ultimo campo scientifico attaccato da questa ideologia piramidale è quello del presunto intersesso, che non esiste. I cromosomi XX sono femminili, gli XY sono maschili. Sia Giuseppe Novelli genetista dell’Università Roma Tor Vergata, sia Silvia Camporesi membro dell’agenzia mondiale antidoping Wada, affermano sugli organi di informazione in modo antiscientifico che i cromosomi non sono sufficienti a determinare il sesso... Non esistono 40 differenti sessi, ma 40 differenti malformazioni sessuali congenite. Come nel gioco delle tre carte, cambio una parolina e cambio la realtà. Torniamo alla scienza, quella vera che è razionale e non dogmatica”.
Il punto è che, se vogliamo parlare di diritti, dovremmo evitare di fare la guerra tra fazioni differenti. Gli ormoni ed i cromosomi non sono acqua. Ma soprattutto, queste persone non hanno forse il diritto di veder tutelata la propria salute? Sappiamo che i farmaci funzionano in maniera diversa in base al sesso biologico (la medicina cosiddetta di genere è nata per questo), sappiamo che un minimo sbalzo ormonale può influenzare e/o compromettere il funzionamento dell’intero organismo. Gli sportivi trans o intersex sono costretti ad ingurgitare cocktail di farmaci per assicurarsi che i loro livelli ormonali siano conformi alla categoria sportiva dove vengono assegnati, in base a come si sentono e non in base ai dati scientifici. In questo non vedo niente di giusto o di inclusivo. Come ho avuto già modo di scrivere, tra l’altro, perché altri casi di atleti intersex o trans (pensiamo a Lia Thomas e Caster Semenya) sono stati gestiti in maniera totalmente differente?
Fino a che non si affronterà la questione in modo non ideologico, con basi scientifiche, continueremo a confondere le acque continuando ad alimentare una “guerra tra poveri” che, come risultato, produce solo nuove discriminazioni.
Al netto di tutte le pseudo definizioni che possiamo continuare ad inventarci.
di Claudia Diaconale