Spalletti e Gravina, restiamo nonostante tutto

lunedì 1 luglio 2024


Eurodisastro. La sconfitta arrivata sabato contro la Svizzera, negli Ottavi di Finale di Euro 2024, ha chiuso prematuramente l’avventura in Germania dell’Italia. Per il livello tecnico, il gioco e la “grinta” messi in campo dagli Azzurri, essere arrivati alla fase di eliminazione diretta è grasso che cola. Una delusione di cui “ognuno si prende” carico, ha ammesso il Capo delegazione Gigi Buffon. Di solito, la responsabilità di una disfatta del genere va attribuita a chi – appunto – ha la dicitura “responsabile” tra le mansioni che esegue. In questo caso, si tratta del commissario tecnico Luciano Spalletti e del suo sponsor, il presidente della Figc Gabriele Gravina.

Sia l’allenatore che il dirigente sono comparsi in conferenza stampa per parlare della campagna europea – simile alla crociata dei pezzenti – conclusa anzitempo. “I ragazzi hanno condiviso questa delusione, è un gruppo che non si distacca dalle sue responsabilità. Queste responsabilità le abbiamo divise equamente, siamo tutti responsabili e dobbiamo continuare ad esserlo”, ha detto ai giornalisti il presidente della Federazione. Di solito, di fronte a un fallimento così eclatante, vengono richieste le dimissioni dei “comandanti della nave” durante la disfatta. Ma Gravina e Spalletti non ne hanno voluto sapere. “Io e il mister abbiamo fatto una lunga chiacchierata, io sono molto pragmatico e credo sia impensabile risolvere i problemi abbandonando un progetto pluriennale dopo 8-9 mesi”. Anche perché ora le competizioni per le squadre nazionali sono diverse – il prossimo impegno inizierà tra 60 giorni – quindi il pretesto per continuare a lavorare insieme c’è eccome.

“Sono quello che ha più responsabilità”, ha aggiunto Spalletti. “ma è un giochino che non faccio quello di tornare indietro, nella mia vita sono sempre stato attento a quello che devo fare successivamente, indietro non ci posso tornare”, ha continuato l’allenatore. Come se l’analisi degli errori sia un peccato capitale. “È chiaro che per quello che si è visto qualche cosa ho sbagliato, ho tentato di ringiovanire un po’ la squadra, siccome rimango qui, in futuro sarà fatto ancora di più”. Un bel discorso del commissario tecnico, che forse non sa di aver schierato la sesta squadra più giovane del torneo, con una età media di 26,5 anni. La sensazione è che, dopo un fallimento conclamato come quello di Spalletti, Gravina e della Figc non ci sia un vero pensiero, un piano, una road map per tornare ad essere competitivi come rappresentanza nazionale. Tra gli 11 atleti titolari azzurri c’era gente che ha giocato, con merito, una finale di Champions League, calciatori che hanno vinto l’Europa League o comunque giocato la finale negli ultimi due anni.

È fin troppo facile e scontato dire che “qui non si gioca più per strada”, o che per gli italiani di prima generazione è troppo difficile giocare in Nazionale. C’è perfino chi afferma che il problema degli azzurri è che a scuola calcio insegnano tattica e ripartenza invece che la tecnica. Forse, questo scarica barile – che è arrivato fino agli istruttori dei pulcini – è durato troppo a lungo. Siamo proprio sicuri che giocatori fuori ruolo, moduli fantasiosi e sostituzioni alla dio ci aiuti – per non parlare di musica e videogiochi vietati in ritiro (una fissa del tecnico toscano anche quando allenava la Roma) – non abbiano condizionato le prestazioni dei calciatori neanche un pelino? Finché Spalletti e Gravina non rinunceranno alla loro posizione, questo, non lo scopriremo mai.


di Edoardo Falzon