Bergamo Altissima

giovedì 23 maggio 2024


Atalanta non era una dea, benché questo sia sempre stato l’appellativo usato per designare la squadra bergamasca il cui nome riflette il mito. Eppure… Già, eppure ieri Dublino è avvenuta di fatto una apoteosi – letteralmente: una ascesa verso le divinità del calcio – dove una bella storia della provincia italiana si è fatta leggenda sotto un cielo d’Irlanda – per dirla come Fiorella Mannoia – diventato un oceano di nuvole e luce di fuochi d’artificio.

E ora il 1963 non sarà più uno spauracchio utile per ricordare l’ultimo trofeo alzato al cielo (la Coppa Italia, vinta per 3-1 contro il Torino, tripletta di Angelo Domenghini), ma diverrà una data quieta da riporre in un palmarès d’antan. L’Atalanta è cresciuta, è diventata una squadra – tutta la squadra: società, tecnico, giocatori – matura, vincendo questa Coppa Uefa (dire Europa League, anche foneticamente, non ha lo stesso fascino).

Sì, è successo veramente. Una partita in cui è confluita un’esperienza lunga 8 anni durante la quale Gian Piero Gasperini ha pennellato tattica e strategia sotto le Alpi orobie, raffinando talenti grezzi e rendendoli così delle gemme preziosissime. Nominarli tutti è impresa ardua: alla fine del rosario, di sicuro qualche grano verrebbe tralasciato, tanta è l’abbondanza di classe passata in questa terra lombarda.

Arriviamo però a ieri sera, con questo “uomo di stile” - traduzione maccheronica di Ademola Lookman – capace di disegnare sartorialmente parabole vincenti con un pallone che sembrava radiocomandato. Una tripletta per far gioire una città intera, diventata capitale europea del calcio. È un capolavoro? Sì, certo che lo è. Destinato a durare ancora a lungo.


di Luca Proietti Scorsoni