Essere Leo Messi

giovedì 27 luglio 2023


La vita del calciatore Lionel Messi è come un romanzo di formazione. Questo è indubbio. Ebbene, malgrado la complessità di un tale genere letterario, c’è un raffinato scrittore italiano, Fabrizio Gabrielli, che ha preso tutti pezzi del mosaico e pazientemente ha ricomposto l’insieme, il disegno, il mito. Credo di non svelare nulla del libro anticipando che si tratta della storia d’un bambino un po’ gracile, che deve ancora crescere, ma che arriverà, alla fine, a vincere la Coppa del Mondo di Calcio, entrando così nella leggenda, oltre che nella storia. Non svelo nulla perché il romanzo in questione è molto di più di questo, contiene diversi livelli di lettura, e dipende da quanto noi vogliamo aprirci al libro. Infatti, ogni pagina di “Messi” si apre con un caleidoscopio di riferimenti, aneddoti, descrizioni storiche, sociali e culturali, ma soprattutto di emozioni, sentimenti, sogni.

Perché il libro di Gabrielli è anzitutto un tuffo nella storia del calcio argentino, prima di essere un salto nella leggenda. Oltre al mito, non a caso, nel codice dell’anima di Lionel Messi c’è il mondo intero, ma c’è anche Rosario, c’è la dittatura e c’è la famiglia, c’è l’uomo e c’è il calciatore, c’è l’Argentina e c’è il Barcellona, c’è la storia ma anche la Storia con l’iniziale maiuscola. E non basta: c’è il dolore e c’è il numero dieci sulla maglia, che pesa come un macigno per un ragazzo cresciuto in Argentina nel mito di Diego Armando Maradona. Un paragone che pesa e ha pesato sempre sulle spalle di Messi. Un fardello che avrebbe impedito a chiunque di crescere. Invece, Leo ce l’ha fatta. È diventato lui stesso un mito. Insomma, “Messi” – che vi consiglio spassionatamente – è, prima di ogni altra cosa, un viaggio dentro un bambino che si è fatto uomo, la storia d’un imprevisto che rompe gli schemi, dribbla, salta l’avversario, corre nella parte del campo che non ti aspetti, supera il portiere, ma torna indietro a soccorrerlo invece di mettere la palla in rete. Verità o leggenda?

In altre parole, il romanzo offre una lettura imperdibile, segnata dallo stile letterario e dalla penna indagatrice di un autore raffinato e curioso, brillante e innamorato del calcio sudamericano. Fabrizio Gabrielli, senza mai annoiare, racconta una piccola grande epopea, quella d’un bambino che deve fare subito i conti sia con la crescita fisica – che tarda ad arrivare perché ostacolata da una carenza ormonale – sia con una crescita di aspettative che, nel tempo, hanno scandito ogni suo passo sul campo da gioco. Ma l’autore, parallelamente, tratteggia sullo sfondo anche l’epopea di un’intera nazione, l’Argentina, da Santa Fe al Qatar, passando per il colpo di Stato del 1976, per i desaparecidos che caratterizzarono atrocemente la dittatura militare di quegli anni, passando per l’incredibile vittoria degli Albicelesti ai Mondiali in Messico, fino ad arrivare alla crisi economica che colpì l’Argentina tra la fine degli anni ‘90 e l'inizio del decennio successivo. In primo piano, però, nel libro di Fabrizio Gabrielli, vi è sempre il calcio e, sul proscenio, sotto i riflettori, si staglia sempre e comunque Leo Messi e il suo percorso di crescita. Soprattutto interiore.

Eppure, fin dall’inizio, ci sono due punti di forza che colmano le fragilità del piccolo Leo: la capacità di sopportare il dolore e un fenomenale talento. Nell’infanzia di Messi, nei suoi primi dieci anni di vita, in altre parole, come la storia narrata dall’autore sembra suggerire, c’era già tutto l’uomo che sarebbe stato. Ma bisogna leggere il libro per scoprire quali sono questi elementi. E quando, come, dove, perché si sono trasformati in qualità. L’intera storia del campione argentino, infatti, emerge nelle sue varie sfaccettature attraverso le pagine d’un’opera letteraria di sicuro interesse per chi ama le storie di vita “reale”, per chi si appassiona alle grandi biografie o alla grande storia. La penna dell’autore, in questo caso, come nella sua precedente monografia dedicata a Cristiano Ronaldo, è fortemente ispirata. Lo è, senza dubbio, per l’intensità dell’amore di Fabrizio per il calcio sudamericano. Lo si percepisce nei dettagli, nei rimandi, nelle citazioni, nelle metafore, nel lessico e dall’inchiostro consapevole di chi, evidentemente, su tale argomento, conosce oltre ciò che sa.

Insomma, il messaggio nascosto tra le righe del romanzo sembra basarsi sulla convinzione che ciascuno di noi cresce in quantità e in qualità. La crescita quantitativa si può misurare, calcolare, pesare mentre la crescita qualitativa sfugge a qualunque tentativo di catalogarla perché non rientra in nessuno dei parametri precedenti e, quindi, la qualità va saputa cogliere nella sua originalità e unicità. Non va irregimentata. Non può sottostare a un regime militare o alla tecnica di gioco o al fisico atletico o allo schema in campo. La qualità va capita, compresa, intuita, riconosciuta, amata in quanto appartiene a qualcosa d’immateriale, d’incalcolabile, di non misurabile. La qualità si può ammirare, gustare e coltivare, come accade per il talento, come accade in agricoltura, come nel caso di Lionel Messi. Senza paragoni possibili. Nella sua unicità e originalità.

(*) Fabrizio Gabrielli, “Messi”, 66thand2nd Editore, 2023, 315 pagine, 18 euro


di Pier Paolo Segneri