Ritratti. Adam Peaty: lo stress di essere un campione

venerdì 14 aprile 2023


È difficile uscire dalla prigione. Se questa è mentale, la sofferenza diventa il carceriere. E lo sport non è nuovo a casi di questo genere. L’ultimo in ordine di tempo riguarda Adam Peaty, un bestione inglese di oltre 190 centimetri d’altezza, pluricampione olimpico nei 100 rana, dominatore della specialità a livello mondiale. Una leggenda vivente che, per il momento, dice basta. “Everyone wants to sit in your seat until they have to sit in your seat” (“Tutti vogliono sedersi al tuo posto fino a quando non devono sedersi al tuo posto”): inizia così un post sui propri canali social, dove annuncia lo stop per le prossime competizioni.

“Pochissime persone capiscono cosa fa la vittoria e il successo alla salute mentale di un individuo. Non capiscono – racconta – le pressioni che subiscono questi individui, che si impegnano a vincere ancora e ancora. Come alcune persone forse sapranno, ho lottato con la mia salute mentale negli ultimi anni e penso che sia importante essere onesti al riguardo. Sono stanco, non sono me stesso e non mi sto godendo lo sport, come ho fatto negli ultimi dieci anni. Alcuni potrebbero riconoscerlo come esaurimento; so solo che negli ultimi anni non ho avuto le risposte”.

Parla a cuore aperto Peaty: ritenuto inossidabile, resta un uomo. Con le sue fragilità, come tutti. Non sarà il primo, non sarà l’ultimo. Spesso gli idoli sportivi, a qualsiasi latitudine, li immaginiamo come entità superiori, come poster da idolatrare, come reliquie da fotografare, come pezzi pregiati da venerare. Ma poi c’è altro. Quell’altro che non conosciamo, a meno che non ci siamo passati, personalmente, almeno una volta nella vita.

Un’esistenza a mille a l’ora, ma poi il corpo – per qualsiasi motivo – ti chiede di tirare il fiato. È successo alla tennista Naomi Osaka oppure al calciatore Josip Ilicic. Insomma, a una certa c’è chi dice basta, come la ginnasta Simone Biles. Il nuotatore più forte di sempre, Michael Phelps, the Baltimore bullet (Il proiettile di Baltimora), nel 2021 rivela: “La vera forza è ammettere la propria vulnerabilità. Lo dico chiaro, anche se in passato ho mentito: non si guarisce dalla depressione. Sei spinto a dire che va bene, ma è sbagliato, ti senti sbagliato, diverso dagli altri, buio dentro, la depressione è così. Io ancora oggi a volte ho bisogno di chiudermi in stanza, di stare da solo, la mia famiglia lo sa”. Frank Vandenbroucke, compianto ciclista belga su strada, nel 2007 tenta il suicidio. Morirà a 34 anni, nel 2009, probabilmente vittima di una embolia polmonare. Al termine di un’esistenza tormentata, da cui non riesce a scappare via, nemmeno scattando sui pedali.

Cosa abbia Adam Peaty non si sa. Il popolo del web sciorinerà qualsiasi ipotesi. Lui la chiude così: “Con l’aiuto, ora so come posso affrontare lo squilibrio nella mia vita”. Già, il punto di equilibrio. Tra la prigione e il carceriere.


di Claudio Bellumori