Goal o no? L’imperfezione delle macchine

venerdì 24 febbraio 2023


Ieri sera, durante gli spareggi della Conference League, è successo l’inimmaginabile. Per la prima volta, le nuove tecnologie associate al calcio, hanno fatto cilecca. La Fiorentina, allenata da Vincenzo Italiano, ha giocato la gara di ritorno contro il Braga – che milita nel massimo campionato portoghese – con la qualificazione già ipotecata, forte del 4-0 dell’andata. Gli ospiti, con due colpi individuali di André Castro e di Álvaro Djaló, si portano sul 2-0, ma Rolando Mandragora – che vive, da qualche settimana, in uno stato di grazia – riporta in gara i Viola a fine primo tempo.

Nel secondo atto, gli undici di Italiano partono all’arrembaggio per la rimonta, attaccando a tutto organico. Infatti, al 53° minuto, Arthur Cabral segna la rete del momentaneo pareggio. Il portiere del Braga ha tentato una respinta ma l’arbitro, indicando il sensore della Goal Line Technology – che aveva emesso la solita vibrazione – assegna la rete alla Fiorentina. Pochi istanti dopo, il direttore di gara viene richiamato dal Var: dalle immagini che scorrono sullo schermo a bordo campo, non c’è nessun dubbio, la palla non è entrata del tutto in rete. Goal annullato. A gettare benzina sul fuoco, viene subito trasmessa in tivù dalla regia la ricostruzione della Goal Line Technology, che invece aveva assegnato la rete al numero nove gigliato.

Il regolamento parla chiaro: anche in occasioni in cui la tecnologia interviene per dirimere casi complessi, è sempre l’arbitro – e il var – ad avere l’ultima parola. C’è da aggiungere poi che la Glt non si basa su dei sensori, bensì sull’incrocio di immagini fornite da più telecamere, che possono essere disturbate dall’eccessiva presenza di uomini nei paraggi della linea o da incroci con i pali. È la seconda volta che una rete assegnata dalla tecnologia “automatica” viene corretta dal tocco umano. Già nel 2016, in un Sampdoria-Genoa, la Goal Line Technology era stata tratta in inganno su un tiro del doriano Matias Silvestre. L’arbitro Paolo Tagliavento, con il solo ausilio dell’assistente (ancora il Var non era stato introdotto), aveva prontamente annullato il goal.

Alla fine della fiera, non sembra essere cambiato nulla. Una situazione ambigua, risolta dall’arbitro, che volente o nolente fa la parte del protagonista. Il fallimento della Glt porta con sé una lecita domanda: se l’hi-tech nel calcio è subordinato – giustamente – al direttore di gara, vale la pena sacrificare lo sport in nome di una tecnologia (in)fallibile?


di Edoardo Falzon