Qatar 2022: le proteste e la risposta della Fifa

lunedì 14 novembre 2022


Le ombre di corruzione e di giochi politiche che circondano i mondiali di calcio del Qatar 2022 sono, ormai, uscite allo scoperto. Diverse squadre, calciatori e tifosi si stanno battendo per il boicottaggio, parziale o totale, della manifestazione, attraverso video, slogan e prese di posizione. Gli ultimi a salire sul carro delle contestazioni sono alcuni tifosi della Roma, che durante il match in casa contro il Torino hanno mostrato uno striscione che recita: Qatar 22 vergogna mondiale.

Le curve più accese contro il mondiale d’inverno sono state quelle della Bundesliga – la massima serie tedesca – famose per essere sempre state vicine ai temi ambientalistici e dei diritti civili. Prime tra tutte, le tifoserie di Borussia Dortmund, del Norimberga e dell’Augsburg, si sono contraddistinte in imponenti coreografie con un messaggio ben preciso: boicottare i mondiali del Qatar. A inizio novembre, gli atleti della nazionale australiana hanno dichiarato il loro dissenso in un video, diventato virale sul web. Prima ancora, i capitani di Inghilterra, Germania, Olanda e Francia hanno comunicato che indosseranno una fascia al braccio che ricorda il simbolo della lotta per i diritti civili, grandi assenti in Qatar 2022.

La nazionale danese poi, in collaborazione con Hummels – il loro sponsor tecnico – ha deciso di indossare delle divise a tinta unita, sulle quali si potranno solo intravedere il logo della nazionale e del brand. La terza maglia, poi, sarà totalmente nera, per indicare il lutto verso tutti i lavoratori sfruttati che hanno perso la vita nella costruzione e nell’ammodernamento delle strutture qatariote.

Per ultima, la Norvegia ha rischiato seriamente di boicottare il mondiale nel modo migliore possibile, ovvero: non partecipando affatto. Il 18 giugno del 2021 un consiglio straordinario della Federcalcio norvegese ha deciso con un referendum di partecipare o no ai mondiali in Qatar, contro i quali l’organo si è schierato duramente sin dall’inizio. Alla fine, per la nazionale di Erling Haaland ha vinto il , ma resta il fatto che i norvegesi sono stati quelli che sono arrivati più vicini al boicottaggio totale della competizione.

LA RISPOSTA DELLA FIFA

Insomma, la Fifa in questi giorni non se la sta passando troppo bene. L’organizzazione deve fare i conti da una parte con le perplessità di chi a Doha, per guardare una partita, dovrà sborsare cifre esorbitanti e non potrà acquistare alcol durante il match, solo prima e dopo, e solamente in aree adibite alla consumazione di alcolici. Dall’altra, l’Organizzazione deve rendere conto al Qatar di tutte le proteste delle squadre partecipanti. La Fifa ha recentemente vietato alla Danimarca di allenarsi con le magliette “pro diritti civili” prima dei match.

Poi, per evitare equivoci e ambiguità, ha invitato – con una lettera aperta – tutte le nazionali a non trascinare il calcio “in ogni battaglia ideologica o politica esistente”, perché “nessun popolo, cultura o nazione è migliore di un’altra. Questo principio – conclude la lettera – è la pietra miliare del rispetto reciproco e della non discriminazione”.

Belle parole sgorgate dalla penna di Gianni Infantino, che sarebbero anche degne di lode se non restassero, appunto, parole. La volontà di sostenere la scelta dei suoi predecessori (riguardo i mondiali in Qatar) è la controprova che sono gli alti dirigenti della Fifa a mischiare il calcio con la politica, non i tifosi e i giocatori, che vogliono solamente giocare, tifare e gioire sapendo di non farlo sulla pelle di chi è stato più sfortunato di loro.


di Edoardo Falzon